Ora in Siria i ‘terroristi’ sono nostri alleati: una ripulitura tipica dei media occidentali
Il vincitore militare della guerra lampo in Siria è Abu Mohamed al Golani, il capo di Hayat Tahir al Sham. Golani è nato in Arabia Saudita nel 1982, del 2003 ha aderito ad “al Qaeda Iraq” ed è stato messo in galera dagli statunitensi ad Abu Graib e Al Buqqa, dove soggiornava anche il leader dell’Isis Al Bagdadi. In seguito Golani aderì all’Isis da cui si staccò nel 2011 per fondare Al Nusra, ricucendo i legami con Al Qaeda. Per questi motivi gli Usa lo avevano inserito nella lista dei terroristi e posto una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa. Anche Al Nusra è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, come alias di Al Qaeda così come l’organizzazione Hayat Tahit al Sham che ha guidato la “ribellione” nostrana in Siria.
Questo signore oggi viene presentato non come un terrorista tagliagole – come venivano definiti fino a un mesetto fa – ma come un giovane ed entusiasta ribelle che ha liberato la Siria dal giogo del tiranno Il fatto che questo signore sia un dirigente delle organizzazioni che hanno organizzato l’attentato alle torri gemelle e contro cui gli Usa hanno scatenato la guerra dei mondi e invaso per trent’anni l’Afghanistan, viene tutto miracolosamente dimenticato in nome della vittoria contro l’odiato nemico Bashar al Assad.
In pratica, adesso i terroristi di Al Quaeda, nella misura in cui sono stati utili a distruggere il regime siriano – e probabilmente a smembrare lo stesso stato siriano che in quanto tale non esisterà più – sono diventati i nostri alleati: combattenti per la libertà, non più nemici pubblici numero uno da rinchiudere a Guantanamo e torturare.
Del resto, in Occidente non fa problema nemmeno che l’esercito israeliano, dopo aver sponsorizzato e favorito in tutti i modi la vittoria dei terroristi islamici in Siria, abbia immediatamente occupato le alture del Golan siriano e stia adesso occupando una fascia di territorio siriano al confine con il Libano. A che titolo Israele – dopo aver rubato le terre al popolo palestinese – adesso rubi le terre al popolo siriano, non è dato sapere ma certo non preoccupa alcuno dei governanti occidentali. Questo sdoganamento dei terroristi islamici così come l’accettazione di buon grado dell’occupazione israeliana di una parte della Siria hanno una unica motivazione: stanno lavorando per noi.
Si badi che questa “ripulitura” che trasforma i terroristi in combattenti per la libertà, come è già avvenuto nei mesi scorsi per i nazisti ucraini, non avviene solo su qualche giornale ma è la velina che viene usata da tutti i media mainstream occidentali, che appoggino la destra o il centro sinistra. Questa situazione di guerra ci ha quindi portato ad un salto di qualità con gravi conseguenze.
La prima è che così come i giornali ed i telegiornali mentono sui terroristi islamici è evidente che mentono su tutte le cose importanti. La deontologia professionale dei giornalisti si ferma dinnanzi alle cose rilevanti: possono dire la verità sulle dinamica di un incidente stradale ma non su cosa sta accadendo nel mondo e sulla guerra in cui hanno deciso di portarci le nostre classi dominanti.
La seconda è che se lo spazio pubblico è colonizzato dal monopolio della diffusione di menzogne da parte dei padroni del vapore, questo mette in discussione la nozione stessa di democrazia. La presenza di un apparato di manipolazione di massa che tendenzialmente permea il complesso dei media mainstream – decidendo cosa è vero e cosa è falso sulla base degli interessi delle classi dominanti – configura la situazione in cui viviamo come quella di un regime. Anche questo è un salto di qualità.
La terza è che, nella misura in cui l’apparato mediatico – di destra e di centro sinistra – è protagonista della stessa opera di manipolazione dell’opinione pubblica, e nella misura in cui i governi espressione di questi due schieramenti si comportano in modi simili, significa che questi due schieramenti rispondono agli stessi poteri. Le differenze esistono ma non sulle cose importanti: la verità e le menzogne, la pace e la guerra, il liberismo o le politiche pubbliche. L’espressione “le due facce della stessa medaglia” non ha più il sapere dell’invettiva ma acquista un significato scientifico di cui occorre prendere atto.
La fine della Seconda guerra mondiale coincide per noi in Italia con la “liberazione”. Oggi abbiamo bisogno di una nuova lotta di liberazione. Purtroppo la dobbiamo fare non solo contro le destre ma anche contro coloro che – pur presentandosi come democratici – sono arruolati e protagonisti di questa guerra che sdogana i nazisti in Ucraina come il terrorismo islamico in Siria: la fedeltà ai nostri ideali di giustizia e libertà ce lo chiede.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".
Beirut, 23 feb. (Adnkronos) - La rete libanese affiliata a Hezbollah Al-Mayadeen ha riferito che Israele ha effettuato un attacco aereo nell'area di Al-Hermel, nella regione della Bekaa, nel Libano orientale.
non riesci a leggere ilfattoquotidiano.it perché hai negato i consensi relativi alla pubblicità. Per continuare a leggerci accetta i consensi o diventa nostro Sostenitore (in questo modo navigherai senza nessuna inserzione).
Ti ricordiamo che il nostro lavoro ha un costo ripagato dalla pubblicità e dai sostenitori. Il tuo aiuto è per noi indispensabile.
Se clicchi “Accetta i consensi” acconsenti in questo modo al trattamento dei tuoi dati personali mediante l'impiego di tutti i cookie presenti sul sito, fermo restando la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento. Navigherai in modo totalmente gratuito e potrai visualizzare fino ad un massimo di 5 articoli al mese, e vedrai la pubblicità. Che cosa sono i cookie?
Se clicchi su “Rifiuta e Sostienici” sottoscrivi un abbonamento Sostenitore a “ilfattoquotidiano.it”, al costo promozionale di 1€ al mese per 3 mesi. A decorrere dal quarto mese il costo dell'abbonamento diverrà di 5,99€ al mese, il tutto mantenendo le tue attuali impostazioni. Da abbonato potrai navigare senza alcun tipo di pubblicità.
Paolo Ferrero
Rifondazione Comunista – Direttore rivista Su la testa
Mondo - 11 Dicembre 2024
Ora in Siria i ‘terroristi’ sono nostri alleati: una ripulitura tipica dei media occidentali
Il vincitore militare della guerra lampo in Siria è Abu Mohamed al Golani, il capo di Hayat Tahir al Sham. Golani è nato in Arabia Saudita nel 1982, del 2003 ha aderito ad “al Qaeda Iraq” ed è stato messo in galera dagli statunitensi ad Abu Graib e Al Buqqa, dove soggiornava anche il leader dell’Isis Al Bagdadi. In seguito Golani aderì all’Isis da cui si staccò nel 2011 per fondare Al Nusra, ricucendo i legami con Al Qaeda. Per questi motivi gli Usa lo avevano inserito nella lista dei terroristi e posto una taglia di 10 milioni di dollari sulla sua testa. Anche Al Nusra è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, come alias di Al Qaeda così come l’organizzazione Hayat Tahit al Sham che ha guidato la “ribellione” nostrana in Siria.
Questo signore oggi viene presentato non come un terrorista tagliagole – come venivano definiti fino a un mesetto fa – ma come un giovane ed entusiasta ribelle che ha liberato la Siria dal giogo del tiranno Il fatto che questo signore sia un dirigente delle organizzazioni che hanno organizzato l’attentato alle torri gemelle e contro cui gli Usa hanno scatenato la guerra dei mondi e invaso per trent’anni l’Afghanistan, viene tutto miracolosamente dimenticato in nome della vittoria contro l’odiato nemico Bashar al Assad.
In pratica, adesso i terroristi di Al Quaeda, nella misura in cui sono stati utili a distruggere il regime siriano – e probabilmente a smembrare lo stesso stato siriano che in quanto tale non esisterà più – sono diventati i nostri alleati: combattenti per la libertà, non più nemici pubblici numero uno da rinchiudere a Guantanamo e torturare.
Del resto, in Occidente non fa problema nemmeno che l’esercito israeliano, dopo aver sponsorizzato e favorito in tutti i modi la vittoria dei terroristi islamici in Siria, abbia immediatamente occupato le alture del Golan siriano e stia adesso occupando una fascia di territorio siriano al confine con il Libano. A che titolo Israele – dopo aver rubato le terre al popolo palestinese – adesso rubi le terre al popolo siriano, non è dato sapere ma certo non preoccupa alcuno dei governanti occidentali. Questo sdoganamento dei terroristi islamici così come l’accettazione di buon grado dell’occupazione israeliana di una parte della Siria hanno una unica motivazione: stanno lavorando per noi.
Si badi che questa “ripulitura” che trasforma i terroristi in combattenti per la libertà, come è già avvenuto nei mesi scorsi per i nazisti ucraini, non avviene solo su qualche giornale ma è la velina che viene usata da tutti i media mainstream occidentali, che appoggino la destra o il centro sinistra. Questa situazione di guerra ci ha quindi portato ad un salto di qualità con gravi conseguenze.
La prima è che così come i giornali ed i telegiornali mentono sui terroristi islamici è evidente che mentono su tutte le cose importanti. La deontologia professionale dei giornalisti si ferma dinnanzi alle cose rilevanti: possono dire la verità sulle dinamica di un incidente stradale ma non su cosa sta accadendo nel mondo e sulla guerra in cui hanno deciso di portarci le nostre classi dominanti.
La seconda è che se lo spazio pubblico è colonizzato dal monopolio della diffusione di menzogne da parte dei padroni del vapore, questo mette in discussione la nozione stessa di democrazia. La presenza di un apparato di manipolazione di massa che tendenzialmente permea il complesso dei media mainstream – decidendo cosa è vero e cosa è falso sulla base degli interessi delle classi dominanti – configura la situazione in cui viviamo come quella di un regime. Anche questo è un salto di qualità.
La terza è che, nella misura in cui l’apparato mediatico – di destra e di centro sinistra – è protagonista della stessa opera di manipolazione dell’opinione pubblica, e nella misura in cui i governi espressione di questi due schieramenti si comportano in modi simili, significa che questi due schieramenti rispondono agli stessi poteri. Le differenze esistono ma non sulle cose importanti: la verità e le menzogne, la pace e la guerra, il liberismo o le politiche pubbliche. L’espressione “le due facce della stessa medaglia” non ha più il sapere dell’invettiva ma acquista un significato scientifico di cui occorre prendere atto.
La fine della Seconda guerra mondiale coincide per noi in Italia con la “liberazione”. Oggi abbiamo bisogno di una nuova lotta di liberazione. Purtroppo la dobbiamo fare non solo contro le destre ma anche contro coloro che – pur presentandosi come democratici – sono arruolati e protagonisti di questa guerra che sdogana i nazisti in Ucraina come il terrorismo islamico in Siria: la fedeltà ai nostri ideali di giustizia e libertà ce lo chiede.
Articolo Successivo
Afghanistan, ammazzato in un attentato a Kabul il ministro Haqqani: era un simbolo del potere talebano
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Cronaca
Il Papa in prognosi riservata: “Condizioni critiche”. Fedeli in ansia, la Casa Bianca: “Preghiamo per lui”. L’omelia ai diaconi: “L’odio porta il mondo in guerra”
Mondo
Medio Oriente, la diretta – Raid israeliani in Libano e tank in Cisgiordania. Hamas: “Con rinvio rilascio detenuti tregua a rischio”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Fdi e la svolta Usa sull’Ucraina: “Zelensky è un ostacolo alla pace, ora che c’è Trump basta armi”
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".
Beirut, 23 feb. (Adnkronos) - La rete libanese affiliata a Hezbollah Al-Mayadeen ha riferito che Israele ha effettuato un attacco aereo nell'area di Al-Hermel, nella regione della Bekaa, nel Libano orientale.