L'obiettivo dei servizi segreti ucraini: indebolire la Russia e i suoi alleati
I gruppi ribelli che l’8 dicembre rovesciato il regime di Bashar Al Assad in Siria hanno ricevuto droni e altro supporto da agenti dell’intelligence ucraina, che cercava di indebolire la Russia e i suoi alleati siriani. Lo scrive il Washington Post. Secondo fonti sentite dal quotidiano statunitense, quattro o cinque settimane fa l’intelligence ucraina ha […]
I gruppi ribelli che l’8 dicembre rovesciato il regime di Bashar Al Assad in Siria hanno ricevuto droni e altro supporto da agenti dell’intelligence ucraina, che cercava di indebolire la Russia e i suoi alleati siriani. Lo scrive il Washington Post. Secondo fonti sentite dal quotidiano statunitense, quattro o cinque settimane fa l’intelligence ucraina ha inviato circa 20 operatori di droni esperti e circa 150 velivoli senza pilota con visuale nel quartier generale dei ribelli a Idlib, per supportare Ha’yat Tahrir al-Sham (Hts), il principale gruppo di miliziani jihadisti che hanno guidato a caduta del regime.
A Damasco, intanto, prosegue la presa del potere da parte della futura classe dirigente. Ahmed al-Sharaa, il capo di Hts conosciuto con il nome di Mohammed Al Jolani, ha annunciato che chi ha inflitto sofferenze ai detenuti sotto il regime non verrà graziato. “Non perdoneremo coloro che sono coinvolti nella tortura dei detenuti”, ha dichiarato il leader, esortando “i Paesi a consegnare tutti i criminali che potrebbero essere fuggiti in modo che possano essere consegnati alla giustizia”.
Ieri Al Jolani aveva annunciato su Telegram che il nuovo governo di transizione diffonderà presto una lista di ex funzionari del regime “coinvolti nelle torture al popolo siriano”. “Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni sugli ufficiali dell’esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra”, aveva detto. Il leader di Hts aveva quindi promesso: “Non esiteremo a ritenere responsabili i criminali, gli assassini, gli ufficiali coinvolti nelle torture al popolo siriano. Perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo la loro consegna ai Paesi nei quali sono fuggiti”. Fermo restando, aveva aggiunto, “l’impegno alla tolleranza verso coloro i quali non hanno le mani macchiate del sangue del popolo siriano e abbiamo concesso l’amnistia a quanti erano in servizio obbligatorio“.