Il fidanzato è indagato sia per reato di istigazione al suicidio che per sfruttamento della prostituzione. Le indagini sono state riaperte dopo una rapina ai danni di una prostituta albanese
Gli sfruttatori dicevano alle altre ragazze, con tono minaccioso: “Guarda cos’è successo a Sonila”. Sonila era una giovane donna albanese di 21 anni, trovata morta il 21 marzo 2021 nel bagno di un appartamento alla periferia di Torino, dove viveva con il compagno e il figlio di due anni. A distanza di tre anni, la […]
Gli sfruttatori dicevano alle altre ragazze, con tono minaccioso: “Guarda cos’è successo a Sonila”. Sonila era una giovane donna albanese di 21 anni, trovata morta il 21 marzo 2021 nel bagno di un appartamento alla periferia di Torino, dove viveva con il compagno e il figlio di due anni. A distanza di tre anni, la Procura di Torino ha deciso di riaprire il caso, ipotizzando che la ragazza, costretta a prostituirsi proprio dal suo compagno, possa essere stata indotta al suicidio. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Valentina Sellaroli, sono condotte dalla squadra mobile della questura.
Fu il compagno di Sonila a trovare il corpo. Inizialmente disse agli investigatori che la donna si era suicidata mentre lui era al bar. Tuttavia, un mese dopo cambiò versione, sostenendo che Sonila poteva essere stata uccisa perché sospettata di essere una spia della polizia. Aggiunse inoltre che dall’appartamento erano spariti 17mila euro e che il telefono della ragazza non fu mai ritrovato. L’uomo è tutt’ora indagato sia per istigazione al suicidio che per sfruttamento della prostituzione. La vicenda di Sonila è riemersa nell’ambito di un’operazione di polizia, chiamata “Mariposa”, che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di cinque persone, tra cui tre in carcere e due sottoposte al divieto di dimora a Torino, con accuse che vanno dalla rapina al favoreggiamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina. Sedici persone, tra cui il compagno di Sonila, risultano indagate.
L’operazione ha preso il via nel maggio 2022 dopo una rapina ai danni di una prostituta albanese. Due fratelli e un’altra prostituta l’avevano aggredita e derubata perché accusata di lavorare nella loro zona. Le indagini hanno così portato alla scoperta di una rete criminale che costringeva giovani donne, tutte albanesi, a prostituirsi nelle periferie di Torino, in aree come Barriera Nizza e Madonna di Campagna. Le vittime subivano continui maltrattamenti fisici e psicologici ed erano obbligate a consegnare i guadagni agli sfruttatori. È emerso inoltre un sistema parallelo di prostituzione in appartamenti, facilitato da cittadini italiani che stipulavano contratti di affitto per agevolare l’attività. Altri, invece, fungevano da tassisti, accompagnando le donne dai clienti in varie zone della città. Anche quando erano lasciate sole, molte ragazze non tentavano di fuggire né di ribellarsi, perché spesso, come nel caso di Sonila, erano legate agli sfruttatori da rapporti sentimentali che le tenevano intrappolate.