Missili americani piovono sulla Russia. L’Ucraina ha impiegato i missili a medio raggio Atacms forniti da Washington sfruttando l’ultimo via libera strappato a Joe Biden sul loro utilizzo in territorio russo. Così sei di questi sono stati lanciati verso un aeroporto militare a Taganrog, nella regione di Rostov. Due sono stati abbattuti e quattro sono stati deviati dalle forze di difesa elettronica, spiega Mosca. Un’azione che non ha lasciato indifferente i vertici del governo della Federazione: il ministero della Difesa ha promesso che l’azione “non rimarrà senza risposta e verranno adottate le misure adeguate”.

L’operazione condotta da Kiev, però, potrebbe aver oltrepassato i limiti imposti dagli Stati Uniti. Da quanto era stato ricostruito nelle scorse settimane, l’ok dell’amministrazione Biden all’utilizzo degli Atacms in territorio russo valeva solo per la regione di Kursk, in modo da limitare un’eventuale contrattacco di Mosca per riprendersi il territorio occupato dai militari fedeli a Volodymyr Zelensky. Il ministero della Difesa russo ha poi riportato che ci sono alcuni feriti tra il personale dell’aeroporto.

Una valutazione dell’intelligence Usa ha concluso che anche la Russia sta pensando a nuove strategie d’attacco per fiaccare le difese ucraine. Così Mosca potrebbe utilizzare di nuovo il missile balistico a medio raggio Oreshnik nei “prossimi giorni”, nell’ambito di un tentativo di intimidazione. Il funzionario ha aggiunto che comunque la Russia possiede solo una manciata di missili e che questi hanno una testata più piccola rispetto ad altri vettori che la Russia ha regolarmente lanciato contro l’Ucraina.

A livello diplomatico va registrato un nuovo contatto tra Vladimir Putin e il primo ministro ungherese, Viktor Orbán. I due si sono sentiti telefonicamente, riferisce il Cremlino, per discutere di una possibile soluzione diplomatica. Durante la conversazione tra Putin e Orbán, fa sapere la presidenza russa in un comunicato, “si è svolto un approfondito scambio di opinioni sulle questioni ucraine” e Orbán “ha espresso interesse nel promuovere una ricerca comune di soluzioni per risolvere la crisi politicamente e diplomaticamente, tenendo conto anche dei suoi contatti con un certo numero di leader occidentali”. Da parte sua, Putin ha fatto “valutazioni fondamentali sull’attuale sviluppo della situazione e sulla linea distruttiva del regime di Kiev che esclude ancora la possibilità di una soluzione pacifica del conflitto”.

Proprio dalla capitale ucraina è arrivata la reazione di Zelensky che ha di nuovo condannato il passo in avanti del leader di Budapest, dopo la “missione di pace” in Ucraina, Russia e Cina nei primi giorni della presidenza di turno ungherese dell’Ue: “Ci auguriamo tutti che almeno Viktor Orbán non chiami Assad a Mosca per ascoltare anche lui le sue lezioni lunghe un’ora – ha scritto su X -Nessuno dovrebbe promuovere la propria immagine a spese dell’unità, tutti dovrebbero concentrarsi sul successo condiviso. L’unità in Europa è sempre stata la chiave per ottenerlo. Non si può discutere della guerra della Russia contro l’Ucraina senza l’Ucraina. Sono grato a Donald Trump e a molti leader Ue con cui stiamo già lavorando per trovare soluzioni giuste e forti per una vera pace”.

Intanto proprio da Bruxelles è arrivato il via libera dei rappresentanti permanenti dei 27 al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia: “Il pacchetto aggiunge altre persone ed entità all’elenco di sanzioni già esistente e prende di mira entità in Russia e in Paesi terzi che contribuiscono indirettamente al potenziamento militare e tecnologico della Russia attraverso l’elusione delle restrizioni alle esportazioni”, ha spiegato la presidenza ungherese.

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