C’è un’espressione molto comune in Gran Bretagna, Bob’s your uncle, che letteralmente vuol dire “Bob è tuo zio” e che si può sostanzialmente tradurre con un “ecco fatto”. La frase sembra aver avuto origine ai tempi di Lord Salisbury – il suo nome era appunto Robert, Bob – primo ministro britannico che nel 1887 nominò, con un atto di nepotismo molto criticato, il nipote Arthur alla guida degli affari irlandesi. “Bob’s your uncle” non è frase particolarmente diffusa negli Stati Uniti, ma è perfetta per quanto avviene in queste settimane a Washington. Donald J. Trump non sta solo riempiendo la sua futura amministrazione di amici e fedelissimi. La sta riempiendo di parenti e parenti dei parenti.
Non è un fatto nuovo per gli standard di Washington, dove le dinastie politiche, dagli Adams ai Roosevelt agli Harrison, hanno sempre avuto gran voga. John Fitzgerald Kennedy nominò suo fratello Robert attorney general – peraltro, Robert fu un ottimo ministro alla giustizia. Bill Clinton mise la moglie Hillary alla guida della task foce che doveva riformare la sanità – anche Hillary ha poi avuto una carriera politica brillante e indipendente dal marito. Quanto ai Bush, oggi un po’ spenti, offrono due presidenti, un senatore, governatori, oltre a banchieri, dirigenti sportivi e stelle TV. Trump sta comunque elevando a livelli prima sconosciuti la fedeltà al proprio clan. Già nella sua prima amministrazione aveva mostrato di tenere alla famiglia, nominando senior advisor la figlia Ivanka e il marito di lei, Jared Kushner. Questa volta Ivanka e Jared si sono tirati indietro. Lei, spiega, per seguire l’educazione dei figli – ma sembra che la deriva antiaborto del padre le abbia procurato più di un disagio. Anche Jared ha raccontato di voler trascorrere più tempo con i figli. I miliardi di investimento dall’Arabia Saudita nella sua equity firm, Affinity Partners, potrebbero però essere la vera ragione del suo addio alla vita politica. Con un ruolo nell’amministrazione, i suoi affari sarebbero soggetti a una più attenta verifica.
Le accuse di molestie e i riferimenti sessuali di Guilfoyle: è la nuova ambasciatrice ad Atene – La famiglia presidenziale è comunque grande e desiderosa di servire. Ecco quindi che Kimberly Guilfoyle, ex fidanzata del figlio maggiore Donald jr, è stata scelta come ambasciatrice in Grecia. Guilfoyle, che ha per anni condotto “The Five” su Fox News, è avvezza all’intreccio tra politica e affetti. È stata la moglie del democratico Gavin Newson, attuale governatore della California, quando questi era sindaco di San Francisco. Dopo esser passata sul fronte opposto, è diventata una tra le più devote collaboratrici di Trump, che l’ha ricompensata facendole amministrare i suoi fondi elettorali. La sua ascesa è stata comunque turbata da alcune vicende spiacevoli. Il suo contratto con Fox News è stato cancellato dopo le accuse di molestie sessuali da parte di una sua collaboratrice. Sembra che Guilfoyle girasse nuda per casa, mentre l’altra era presente; che le mostrasse foto dei genitali delle sue conquiste maschili; che la costringesse a dormire nel suo appartamento. Della storia si sa comunque poco, visto che Fox, prima di licenziare Guilfoyle, ha deciso di pagare quattro milioni di dollari per ottenere il silenzio dell’accusatrice.
Cordialità e franchezza sono stati un segno distintivo di Guilfoyle anche dopo il suo passaggio alla politica attiva. Diversi finanziatori repubblicani hanno testimoniato del loro imbarazzo quando Kimberly, nella sua veste di responsabile finanziaria della campagna di Trump, ha cominciato a raccontare delle predilezioni private di Donald jr, che amerebbe vederla in costume di cheerleader dei Dallas Cowboys, la squadra del cuore. Guilfoyle, del resto, ama parlare dei suoi uomini. Come moglie di Gavin Newson, andava ad eventi pubblici raccontando delle dimensioni del pene del marito e mimando con mani e bocca la sua pratica preferita. Trump la manda ora come ambasciatrice in Grecia, ma non si sa se la cosa sia una ricompensa per quanto fatto in questi anni o piuttosto un modo per levarla di mezzo. Donald jr ha infatti un’altra fidanzata, Bettina Anderson. Secondo diversi media americani, sarebbe stata proprio Bettina, bionda trentottenne segnalata sul palco dei vip alla Convention repubblicana di Milwaukee in uno sfavillante e succinto abito rosso, a consigliare di dare il benservito ateniese a Kimberly. In altre parole, bye Kimberly, buongiorno Bettina.
L’ascesa della nuora Lara Trump, destinata al Senato della Florida – Tra le signore di famiglia si sta in queste settimane segnalando anche Lara Trump, moglie del terzogenito Eric. Un paio di giorni fa Lara si è dimessa dalla carica di co-chair del Republican National Committee. Il futuro presidente l’aveva messa lì a controllare cassa e burocrazia del partito. L’addio di Lara rappresenta però l’inizio di una nuova, esaltante “avventura”, come ha detto lo stesso Trump. La nuora pensa infatti al Congresso, in particolare al seggio della Florida al Senato. Sembra essere cosa interna ai repubblicani. Potrebbe non essere così. Marco Rubio, senatore della Florida eletto fino al 2026, è stato designato da Trump come nuovo segretario di Stato e deve quindi rinunciare al seggio. Tocca ora al governatore dello Stato, Ron DeSantis, nominare il successore. Lara Trump è la scelta più probabile. Voci critiche del partito – che restano ovviamente anonime, attaccare Trump porta alla quasi certa morte politica – spiegano che il presidente ha scelto Rubio, con cui nel passato si è scambiato feroci insulti personali (“sei un nano!”, “hai le mani piccole!”) proprio per favorire l’ascesa della nuora. Considerato che la Florida è Stato solidamente rosso, repubblicano, e considerato che quasi impossibile rimuovere un senatore in carica, il futuro di Lara è assicurato. L’entrata al Congresso appare l’atto finale di una scalata irresistibile: da personal trainer a folk singer a produttrice TV a senatrice.
Il consuocero graziato per evasione fiscale diventa ambasciatore a Parigi – Il governo degli Stati Uniti è istituzione dalle dimensioni più che considerevoli; la famiglia Trump è un fiume che si disperde in mille rivoli. Le nomine trumpiane arrivano quindi a beneficiare anche i membri più lontani. Se Jared Kushner preferisce, almeno a questo giro, restare fuori, il padre Charles sarà il nuovo ambasciatore a Parigi. È stato Trump stesso, in un’intervista a “Paris Match”, a tirar fuori l’adorata famiglia, oltre che l’attività principale di famiglia (oltre ovviamente la politica): fare i soldi. “Capite? È un membro della mia famiglia che viene in Francia. Faremo un sacco di affari con la Francia”, ha spiegato, aggiungendo di essere un fan di vini e champagne locali. Charles Kushner, 70 anni, immobiliarista e miliardario, saprà sicuramente rispettare i voleri del consuocero, già una volta particolarmente benevolo con lui. Nel 2020, prima di lasciare la Casa Bianca, Trump lo graziò, tirandolo fuori dalla prigione dove scontava una condanna a due anni per evasione fiscale e finanziamenti illeciti alla politica. Altro consuocero, altra nomina.
Il suocero della figlia Tiffany si occuperà di Gaza – Come inviato in Medio Oriente, il futuro presidente ha scelto Massad Boulos, libanese-americano arricchitosi nel settore dell’auto, imprenditore piuttosto oscuro sino a quando il ventisettenne figlio Michael ha sposato Tiffany, quartogenita di Donald, forse la Trump più timida e defilata. Toccherà a Massad occuparsi di Gaza, Stato palestinese, crisi in Libano, rapporti con i Paesi arabi. A lui, il compito di allagare gli Accordi di Abramo in Medio Oriente, negoziati durante il primo mandato da un altro familiare, proprio Jared Kushner.
L’attesa per Barron e il “regalo” a Kari Lake – Si attende a questo punto di sapere che ne sarà di Barron, quinto e ultimo figlio di Donald. Ha 18 anni, frequenta la scuola di business di New York University dove, ha scritto “People”, risulta simpatico “persino ai liberal”. Alle ultime elezioni ha dato al padre alcuni suggerimenti su come utilizzare social e podcast per raggiungere l’elettorato più giovane. C’è da presumere, quindi, che anche lui farà presto il salto nella grande famiglia governativa. Per tante storie di successo, vale infine la pena di accennare a una che di successo non è, ma cui Trump col suo tocco inimitabile ha saputo comunque dare esito positivo. Kari Lake non è proprio di famiglia, nel senso stretto del termine. Appartiene però alla più larga “famiglia trumpiana”, la corte di miliardari, affaristi, compagni di cause giudiziarie, wrestlers che il futuro presidente sta collocando nei posti chiave del governo americano. La lista occuperebbe alcune centinaia di righe, ma vale appunto la pena di menzionare Kari Lake, pure lei ex anchor televisiva. Nonostante la totale dedizione al verbo del capo, la povera Lake non è mai riuscita a vincere una elezione: si trattasse della carica di governatore o del seggio senatoriale dell’Arizona. Lake è però devotissima del presidente, tanto da definire “mostri” i giornalisti che non lo osannano. Trump, alla fine, ha trovato un posto anche per lei. L’ha mandata, guarda un po’, a dirigere i giornalisti di “Voice of America”, il network di informazione finanziato dal governo Usa. Davvero, ancora una volta, “ecco fatto!”.