Giustizia & Impunità

Col ddl Sicurezza il governo mostra la sua faccia antidemocratica. Antigone sarà in piazza

Domani, sabato 14 dicembre, Roma sarà la piazza di una grande manifestazione nazionale contro il cosiddetto disegno di legge sicurezza, un testo illiberale e pericoloso presentato dal governo e attualmente alle ultime battute dell’esame parlamentare.

Sono settimane che moltissime organizzazioni da ogni parte d’Italia si stanno organizzando per dire di no a un pacchetto di norme che svela tutta la faccia antidemocratica dell’attuale governo. A partire dalla grande assemblea che ha visto l’aula magna della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza gremita di persone lo scorso 16 novembre, iniziative locali, incontri per aumentare la consapevolezza, affitti di pullman collettivi diretti verso la capitale si sono susseguiti in tutte le città italiane. È importante come non mai che i cittadini abbiano chiaro cosa sta accadendo oggi in Italia.

Questo disegno di legge costituisce un salto di livello rispetto alle precedenti produzioni normative pur estremamente criticabili di questo governo. Oggi si intende ridisegnare il rapporto stesso tra il cittadino e l’autorità. Si vuole un’autorità intoccabile, non criticabile, assoluta. Il testo di legge mira a reprimere movimenti sociali e forme di pacifico dissenso che costituiscono l’anima dello spazio democratico.

Manca in chi ci governa il senso stesso di ciò che significa la democrazia: protezione delle minoranze e della loro libera espressione, consapevolezza del fatto che la minoranza di oggi in una normale dialettica democratica potrà divenire la maggioranza di domani, consapevolezza dei limiti invalicabili che sono imposti a qualsiasi forma di governo per quanto voluta e sostenuta dal consenso popolare. Le democrazie costituzionali aprono uno spazio all’indecidibile, a ciò che non è a disposizione della maggioranza di turno: i principi costituzionalmente protetti, tra i quali spicca la libertà di dissenso.

Dal giorno successivo all’approvazione di questo testo, ogni nostro sforzo sarà teso a facilitare il compito della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che dovranno smontare nelle aule di giustizia un simile obbrobrio. Ma fino ad allora dobbiamo tutti dimostrare di avere consapevolezza di cosa questa legge significhi in termini di attacco allo stato di diritto. Si tratta de “Il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana italiana”, come recita il titolo del volume curato dall’associazione Antigone e pubblicato nei giorni scorsi da Momo edizioni. E non lo afferma solamente un’organizzazione non governativa come la nostra: lo scrive in un parere ufficiale un’organizzazione intergovernativa europea come l’Osce, affermando che il disegno di legge sicurezza rischia di minare le fondamenta dello stato di diritto nel nostro Paese.

Tra gli articoli che verranno approvati c’è l’introduzione del nuovo reato di rivolta penitenziaria (che vede un analogo anche per i Cpr). Il reato, punito in alcune circostanze con pene fino a otto anni di carcere aggiuntivi, si configura anche nel caso della resistenza passiva a un ordine impartito. Resistenza passiva, ovvero il non fare niente. Un ordine impartito che non viene nemmeno qualificato quale legittimo. Si vuole tornare a un modello di carcere nel quale le persone detenute non hanno diritti e qualora provassero a rivendicarne verranno punite.

Si vuole tornare a un modello di carcere dove le persone detenute devono stare in silenzio con gli occhi bassi. Il reato di rivolta penitenziaria non colpirà i grandi criminali. Loro si sanno fare la galera, come si dice nel gergo carcerario. Non fanno errori di questo tipo. Il reato si abbatterà sui soliti poveracci che affollano le nostre prigioni, sulle persone con problemi psichiatrici, sui tossicodipendenti, sui minori stranieri non accompagnati. Sono loro che si tagliano per farsi ascoltare, che urlano, che chiedono aiuto. Sono loro che il reato di rivolta penitenziaria seppellirà sotto cumuli di galera.

Possiamo scegliere di dimenticarci di loro, che qua fuori con queste leggi non ci torneranno più. Oppure possiamo scegliere di capire che il tentativo di colpirli è lo stesso di quello che vuole colpire noi, con l’introduzione del reato di blocco stradale, con la criminalizzazione della cannabis light (che non contiene alcun principio attivo capace di avere effetti psicotropi ed è un divieto solamente ideologico), con le modifiche al codice della strada, con l’ampliamento del Daspo urbano.

In carcere si fanno le prove, poi nella società arriva la bella. Siamo tutti coinvolti: domani restare a casa non è un’opzione, inondiamo Roma di una grande protesta pacifica in nome della democrazia.