Arriva il divieto per membri del governo, parlamentari, europarlamentari e presidenti di Regione di “svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. Il governo inserisce nella manovra la norma ribattezzata “anti-Renzi“, che impedirà, tra gli altri, al leader di Italia viva di percepire i lauti compensi per consulenze e conferenze versati dal regime saudita di Mohammed bin Salman (grazie ai quali, nel 2022, ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni).

Una proposta quasi identica era già contenuta in un emendamento di Fratelli d’Italia, che però fissava un tetto di cinquantamila euro agli emolumenti. Ora, invece, la modifica approvata dal governo e firmata dai relatori introduce un divieto totale, come quello chiesto l’anno scorso da una proposta di legge del Movimento 5 stelle. “In caso di inosservanza del divieto“, si legge nella norma, “ferma ogni diversa responsabilità dei soggetti interessati, il compenso percepito deve essere versato, a cura del percettore, entro trenta giorni dall’erogazione, all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al fondo di ammortamento dei titoli di Stato”. Se questo versamento non avviene, “si applica una sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al compenso percepito”.

L’iniziativa del governo fa infuriare Italia viva, che accusa la maggioranza di deriva illiberale: “L’emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno dell’aggressione ad personam. Si legifera per la prima volta nella storia fiscale italiana l’esproprio ad personam, con l’obbligo di versare il 100% del fatturato allo Stato, ovviamente a condizione che il fatturato sia quello di Matteo Renzi”, attacca il partito dell’ex premier. “Una norma pensata per colpire uno dei leader dell’opposizione dà anche il senso di una deriva sudamericana delle istituzioni. Il primo partito di maggioranza legifera ad personam con un subemendamento contro uno dei leader dell’opposizione e lo fa violando tutte le consuetudini fiscali. Non si era mai vista norma ad personam della maggioranza contro un singolo esponente dell’opposizione. Stupisce che le forze di maggioranza che si definiscono liberali possano votare il primo esproprio proletario della storia fiscale italiana”.

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