Finisce con la prescrizione il processo a Pippo Nicotra, ex deputato regionale siciliano, nel 2018 arrestato con l’accusa di essere stato in rapporti con Cosa nostra. Nicotra, che oltre a sedere all’Assemblea regionale siciliana è stato due volte sindaco di Aci Catena (Catania), è stato imputato per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. Per i magistrati della procura etnea, Nicotra, che nel corso della propria carriera è stato nelle file dell’Mpa di Raffaele Lombardo, del Pdl, dell’Udc e del Pd di era renziana, aveva sfruttato la propria veste di imprenditore della grande distribuzione alimentare per accumulare potere da reinvestire sulla scena politica: una crescita che era stata resa possibile grazie alla vicinanza alla famiglia Santapaola-Ercolano.

Il politico-imprenditore, stando alla tesi dell’accusa, da un lato avrebbe foraggiato la cosca con posti di lavoro e dazioni di denaro, dall’altro avrebbe ottenuto protezione e sostegno in occasione delle competizioni elettorali. Agli atti dell’indagine era finito anche un incontro faccia a faccia con il boss Santo La Causa, all’epoca della latitanza e poi divenuto uno dei principali accusatori del politico: ai magistrati La Causa raccontò di avere accettato di incontrare Nicotra, dopo avere avuto rassicurazioni da esponenti della cosca sull’affidabilità dell’interlocutore.

In primo e secondo grado per Nicotra erano arrivate pesanti condanne. Le cose però si sono ribaltate in Cassazione che, l’anno scorso, aveva annullato la sentenza rinviando gli atti alla Corte d’appello di Catania per un nuovo giudizio.

Il pronunciamento della Suprema Corte, però, ha cambiato completamente lo scenario: il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, infatti, non ha retto per l’impossibilità di determinare se i comportamenti tenuti da Nicotra negli anni fossero state azioni dettate dalla volontà di sostenere la mafia oppure – come l’imputato ha dichiarato nel corso del processo – l’effetto delle pressioni subite per decenni dalla criminalità organizzata.

I giudici della terza sezione della Corte d’appello sono stati così chiamati a rivalutare la posizione di Nicotra soltanto in merito alla condanna per il reato di voto di scambio politico-mafioso. Quest’ultima, tuttavia, facendo riferimento a tornate elettorali distanti ormai oltre quindici anni, ha portato i giudici a dichiarare il “non doversi procedere” per avvenuta prescrizione.

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