Al via tra le polemiche dei sindacati il cosiddetto “concorso Pnrr 2”, per le scuole di ogni ordine e grado. Ieri, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato in pompa magna la possibilità di presentare la domanda di partecipazione fino al 30 dicembre. “Una tappa fondamentale per rafforzare il sistema scolastico italiano”, ha dichiarato il ministro Giuseppe Valditara, al quale hanno immediatamente risposto le organizzazioni sindacali: “Uno spreco di risorse per un pugno di posti”, ha detto a ilfattoquotidiano.it la segretaria nazionale della Flc Cgil Gianna Fracassi. E a lei si sono aggiunti subito il numero uno della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile sottolineando che “è paradossale bandire un nuovo concorso e contemporaneamente tagliare 5.660 posti in Legge di bilancio”. Così anche la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci che definisce questi concorsi “non risolutivi di un problema le cui dimensioni sono rese evidenti dai dati sul numero di contratti precari, che oscillano tra il 20 e il 25% del totale”.
Insomma, se da una parte il governo vanta l’assunzione di 70 mila docenti entro il 2026 grazie al Pnrr, dall’altra i Confederali in maniera unita criticano la gestione dei concorsi e reputano che tutto ciò possa persino aggravare la situazione con la creazione di altro precariato. Lo spiega bene Fracassi: “L’unico risultato sarà quello di lasciare nel limbo della precarietà migliaia di idonei dei precedenti concorsi e produrre nuovi precari che parteciperanno in massa alle prossime procedure e che si troveranno con un pugno di mosche. Avevamo richiesto infatti, di sospendere l’emanazione dei bandi di concorso per le regioni e gli insegnamenti in cui erano già presenti idonei di procedure precedenti che potevano essere assunti. La richiesta però è rimasta inascoltata”.
Non solo. D’Aprile ricorda che il concorso Pnrr 1 dev’essere terminato: “Ancora si stanno calendarizzando le prove orali di quello precedente. In alcune regioni il concorso 2023 terminerà a maggio 2025. Prima di bandirne di nuovi era necessario completare il vecchio e assumere gli idonei di tutti i precedenti concorsi, 2023 compreso. Anche perché riteniamo sia profondamente ingiusto costringere a una nuova verifica chi ha già superato con successo la selezione ma non è stato ancora assunto. Di certo non si risolve così il problema del precariato”.
La soluzione per il numero uno della Uil Scuola è un’altra: “Diventa inevitabile trasformare tutti i posti dall’organico di fatto in organico di diritto per poi assumere gli oltre 200.000 precari che fanno funzionare la scuola tutti i giorni. Basterebbero 180 milioni di euro (712 euro a precario) così da debellare quella che è la vera piaga della scuola statale. Il sistema di reclutamento attuale, in dieci anni ha raddoppiato i precari. E’ fallimentare”.
Un’idea che è nella testa anche della segretaria Barbacci della Cisl: “Queste procedure, imposte dal Pnrr, lasciano del tutto aperta la questione di una indispensabile riforma del reclutamento, che affianchi ai concorsi per esami un secondo canale rivolto proprio a stabilizzare il lavoro precario di cui la scuola si avvale ogni anno, pena l’impossibilità di erogare il proprio servizio. Una sorta di apprendistato che in ogni settore lavorativo verrebbe valorizzato anche con assunzioni stabili”.
Intanto del totale dei posti messi a bando 8.355 sono destinati alla primaria e all’infanzia e 10.677 alla secondaria di primo e secondo grado. Potranno partecipare gli aspiranti docenti in possesso dell’abilitazione all’insegnamento mentre per la secondaria anche coloro che hanno il titolo di studio previsto e hanno svolto tre anni di servizio negli ultimi cinque oppure hanno acquisito i 24 Cfu/Cfa previsti dall’ordinamento. Inoltre, possono iscriversi con riserva coloro che non hanno ancora concluso i percorsi abilitanti attivati nell’anno accademico 2023/2024. Per i posti di sostegno è necessario il possesso della relativa specializzazione. Le procedure concorsuali si concluderanno entro l’estate e i vincitori saranno assunti dal primo settembre 2025.