Da Nichelino, cinque chilometri a sud di Torino, Francesco Grandelli è sbarcato negli scorsi giorni in Sardegna perché venerdì 13 dicembre, al Palazzetto dello Sport di Carbonia, cercherà di conquistare il titolo europeo dei pesi piuma contro lo spagnolo Lorente. In questo momento nessun pugile italiano è in possesso di tale cintura EBU nelle varie categorie di peso, per cui le aspettative sul pugile piemontese sono tante. A livello personale riscatterebbe il ko subito dal compagno di scuderia “Opi Since 1982” Mauro Forte, che poi quest’estate è stato a sua volta sconfitto in Albania proprio dallo spagnolo, lasciandogli la cintura. Grandelli meriterebbe questo successo, per quanto dimostrato in questi quasi dieci anni di professionismo, nei quali non si è mai tirato indietro per nessun match ed è stato sconfitto all’estero con verdetti “casalinghi” che lo hanno penalizzato più del dovuto. Poi ovviamente sarà il ring a parlare.
“La speranza è che vada meglio del primo tentativo – dice Grandelli al fattoquotidiano.it – mi sono allenato tanto e bene. I sacrifici fatti sono stati parecchi. Dovevo già sfidare Lorente per il titolo dell’Unione europea, poi il match era saltato. L’ho visto con Forte. È un pugile ostico, per via della sua lunghezza, tiene un buon ritmo e ha carattere”. L’italiano arriva da una sconfitta ai punti fuori casa nella prestigiosa York Hall di Londra con l’inglese Nathaniel Collins. L’incontro era valido per l’Europeo Silver (quindi uno scalino inferiore a quello di venerdì, che è l’Europeo “vero”). Il match era stato bellissimo e combattuto alla pari, purtroppo i giudici avevano dei cartellini non favorevoli.
Grandelli ha già tentato l’assalto al titolo più prestigioso dell’Ebu, ma era andata male, sconfitto per ko nel derby tutto italiano e di scuderia con Mauro Forte, che è la sua bestia nera, avendoci una volta perso e una pareggiato da sfidante. “Con Forte il primo incontro è finito con un pareggio in cui forse meritavo più io, al secondo match ho invece subito un ko a freddo. Credo di aver imparato molto da quella sconfitta. Quando si combatte con un avversario si crea un legame speciale, ognuno rispetta i sacrifici dell’altro. Un terzo episodio? Non credo sia nei programmi dell’Opi, ma io sono un pugile e faccio quello che c’è da fare. Io sono andato fuori contro pugili forti e imbattuti. Mi propongono un incontro e se c’è la giusta borsa mi alleno e combatto. Ho 30 anni, ho ricevuto poche punizioni sul ring, e penso di avere davanti ancora una carriera lunga. Poi farò il maestro, mi piace”.
Francesco Grandelli e la famiglia infatti gestiscono una palestra a Nichelino. Il ragazzo si allena là con il padre e due volte alla settimana va a Milano dal maestro Franco Cherchi alla Opi Gym. In Sardegna all’angolo di Francesco ci saranno entrambi, il papà Antonello e Cherchi. Da un anno “Checco” non lavora più come addetto alla sicurezza, oggi si dedica solo al pugilato. “Riesco a gestire meglio gli allenamenti e i vari camp. E poi in palestra aiuto tanti ragazzi. Varco le porte della Boxe Club Nichelino di primo mattino, rientro a casa per pranzo e poi ritorno fino alle 21,30. Vivo più in palestra che nella mia abitazione e nel weekend sono spesso in giro con i giovani del Team Grandelli”.
La palestra si trova in un seminterrato. All’esterno si è accolti da una serie di murales non pugilistici, mentre all’interno ci sono poster del beniamino di casa. La palestra dei Grandelli è stata aperta nel 2010. Il papà prima era cresciuto nella Olympic Boxe Grasso a Torino e anche Francesco aveva iniziato là, mentre contemporaneamente giocava anche a calcio. La Boxe Club Nichelino è una palestra popolare che accoglie anche chi non può pagarsi la retta mensile in una zona in cui le situazioni complicate sono frequenti. Nichelino si trova alle porte di Torino, non è una periferia della città vera e propria, perché fa municipio a sé. E’ una cittadina operaia con quasi 50mila abitanti, con un primo boom demografico avvenuto negli anni settanta, quando è diventato con le sue case popolari un cosiddetto “dormitorio operaio“. Da allora il numero di abitanti si è mantenuto per tutti i decenni successivi più o meno lo stesso fino ad oggi.
Nichelino vive situazioni difficili, come succede spesso nelle periferie delle grandi città. Qui i nonni di Francesco dal sud Italia sono saliti per lavorare. I genitori sono nati a Nichelino, dove si sono fatti una famiglia e hanno cresciuto i tre figli maschi a cui il papà, anche lui pugile dilettante in gioventù, ha trasmesso la passione per la boxe. “Io sono nato e cresciuto qui, ci sono affezionato. Nonostante non siano luoghi sempre facili da vivere, io mi sento di Nichelino. Da quando ero bambino io, la situazione comunque è migliorata, è meno pericolosa“, dice Francesco. La palestra dei Grandelli sorge nel quartiere Castello, che qui chiamano zona Coop, perché lì dentro ad un centro commerciale c’è il supermercato. Ci sono molte case popolari, costruite appunto per soddisfare il bisogno degli immigrati dal meridione, manodopera per la Fiat di Mirafiori che è a pochi chilometri. In via Trento c’è anche il giardino intitolato a Valentino Mazzola del Grande Torino e per restare in qualche modo nello sport una biblioteca dedicata al grande scrittore Giovanni Arpino.
“In palestra viene un centinaio di ragazzi, siamo qui dal 2010 quando avevamo solo due sacchi, ora c’è tutto. Gli altri due professionisti, oltre a me, sono Darwin El Badaouy e Andrea Piras. Circa un quarto di questi ragazzi viene qui gratis, dopo aver presentato l’ISEE al Comune. Papà è molto bravo con i giovani, ha un carattere forte e maneggia tutte le situazioni complicate con naturalezza. Come ha imparato a gestire me, gestisce gli altri. La boxe aiuta a superare le sfide e le paure, facendoti andare oltre le tue possibilità. Dà disciplina e regole, forma a livello caratteriale”.
In Sardegna Grandelli verrà raggiunto da una ventina di fedelissimi. La mamma, che inizialmente non vedeva di buon occhio che i figli facessero i pugili (uno dei fratelli è dilettante), ma che poi si è abituata, rimarrà in casa con i cani di famiglia e seguirà il match su Dazn (commento dei sempre bravi Giacomo Brunelli e Alessandro Duran). In un bar di Nichelino sarà allestito un maxischermo sintonizzato sulla diretta. A bordo ring invece sarà presente la fidanzata Jasmine. “È come fosse la mia mental coach, durante i duri allenamenti senza poter mangiare quanto vorrei, lei mi mantiene calmo, mi dà sicurezza. Faccio molta fatica a fare il peso, se mangio pulito arrivo ai 65-66 chili, in vacanza posso arrivare a 70-71. Togliere una decina di chili è un sacrificio enorme. Ora mi mancano quei 2 chiletti ma gradualmente ci arrivo, faccio un taglio del peso leggero perché l’ultimo match con Forte è andata male da questo punto di vista, ero quattro chili sopra e sono svenuto in sauna. Da settembre mi sogno una pizza e i cento grammi di carboidrati una volta alla settimana mi sembrano oro. Ma dopo il match, visto che siamo in Sardegna, mi mangerò sicuramente del maialino e una birra“.
Anche le treccine in testa ormai sono preparate. “Non ci rinuncio dal 2017, quando ho vinto il titolo italiano, me le fa una ragazza brasiliana che ha il figlio che viene in palestra. Con Collins l’acconciatura mi ha creato dei problemi perché le treccine mi si erano slegate e mi venivano sugli occhi, così il mio manager Alessandro Cherchi all’angolo ha dovuto trasformarsi in parrucchiere, tagliandole con le forbici e tenendo legato il restante con dello scotch. Ma non ci rinuncio, il look sarà ancora quello“.
Al Palazzetto dello Sport di Carbonia, nella serata organizzata dalla Opi since 82 & Bazooka Events di Luciano Abis in collaborazione con New Spartan’s Club di Carbonia, ci sarà anche un ricco programma ad anticipare il main event Grandelli-Lorente. Il cruiser Fabio Turchi, al rientro sul ring dopo un anno, affronterà, con all’angolo il nuovo maestro Giacobbe Fragomeni, il bielorusso Aliaksandr Chvarkou. Patrick Cappai sarà impegnato contro Mjuaji, derby sardo tra Lai e Argiolas, saliranno sul quadrato anche Lorenzo Fais e Fabio Crobeddu.
Foto in evidenza: Francesco Grandelli con il padre Antonello