Golden horseshoe: significa ferro di cavallo d’oro ed è la zona del Canada a più alto sviluppo industriale. Qui c’è Hamilton, città di seicentomila abitanti, sede importantissima per l’industria siderurgica e manifatturiera e ovviamente meta di molti emigranti, anche italiani. E chissà che un ferro di cavallo, inteso come portafortuna, se lo sia portato indietro dal Canada Marco Valerio Alesi, italiano, ma nato ad Hamilton che nel dicembre di 40 anni fa vedeva iniziare a brillare la sua stella.

Genitori marchigiani, Marco con loro rientra in Italia: è forte a giocare a calcio e se in Canada la cosa poteva valere poco, in Italia le sue qualità si notano. Alesi entra nelle giovanili dell’Ascoli di Costantino Rozzi. E’ un attaccante e nell’84, con Carletto Mazzone in panchina, comincia a respirare l’aria della prima squadra. Dopo il bel campionato concluso con il decimo posto nella stagione precedente, però, le cose non vanno per il verso giusto: Mazzone va via dopo sette partite e sulla panchina bianconera arriva Vujadin Boskov.

Il campionato sembra raddrizzarsi: chiamato a sfide terribili una dietro l’altra, l’Ascoli riesce a bloccare sul pareggio Fiorentina, Napoli, Roma e Juventus. E dopo arriva l’Udinese di Zico, in un momento particolare per la rosa a disposizione di Boskov che tra acciacchi e squalifiche è assai risicata. Per la prima volta il tecnico chiama quel giovanotto in panchina, assieme a un altro componente della squadra Primavera, Domenico Agostini, che addirittura partirà titolare vista l’assenza concomitante di Cantarutti. Scelte obbligate anche perché diversamente, senza i due giovanotti, l’Ascoli avrebbe potuto contare solo su 13 giocatori. Una chiamata, però, quella di Alesi, che ha tutto l’aspetto di quelle d’emergenza, per fare numero insomma, con i marchigiani che si ritrovano sotto a fine primo tempo grazie a un gol di Massimo Mauro.

Boskov, di fatto senza attaccanti ad esclusione di Dirceu, che proprio punta di ruolo non è, nel secondo tempo toglie Pasquale Iachini e inserisce proprio Valerio Alesi. Sembra di quelle giornate in cui il destino entra in campo, perché sotto gli occhi del commissario tecnico della Nazionale, Enzo Bearzot, a cinque minuti dalla fine Carlo Perrone fa partire un cross dalla trequarti destra, Alesi si infila tra i due centrali dell’Udinese e con un colpo di testa preciso all’angolino batte Fabio Brini e regala all’Ascoli il quinto punto in cinque partite. Un gol in Serie A all’esordio dunque, sotto gli occhi del Ct della nazionale, davanti a un fuoriclasse come Zico, seppur solo in tribuna per guai muscolari.

Sembrerebbe l’inizio di un sogno, invece la stella di Marco Alesi ha solo un brillio fugace, quello di quel pomeriggio al Friuli: partirà titolare nella domenica successiva contro il Milan, con i giornali che parleranno di un Ascoli che affida le possibilità salvezza alla giovane speranza Alesi, con la gara che però finirà uno a zero per i rossoneri, con un gol allo scadere di Mauro Tassotti. Poi seguiranno tre panchine, tutte nel mese di gennaio del 1985, per non rivedere più il campo.

Nella stagione successiva in B Alesi giocherà per la squadra Primavera per poi, complici anche alcuni infortuni, ricominciare dal basso: dal Civitavecchia al Bolzano, dalla Fermana alla Azzurra Colli, giocando ininterrottamente da fine anni 80 al 2013, divertendosi anche dopo i quarant’anni e timbrando sempre il cartellino e aiutando i giovani a crescere facendo da chioccia. Un brillio fugace dunque, ma che non offusca una domenica da sogno di quarant’anni fa.

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