All’alto prelato, Rosario Gisana, e al suo vicario è stato notificato il provvedimento di chiusura dell’inchiesta. Ora gli indagati hanno trenta giorni di tempo per chiedere di essere interrogati
“Il vescovo era ben consapevole degli abusi”. Così si leggeva nelle motivazioni della sentenza con cui a Enna era stato condannato a 4 anni e mezzo don Giuseppe Rugolo. Ora il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana risulta indagato per falsa testimonianza. La procura di Enna lo ha iscritto nel registro degli indagati insieme al […]
“Il vescovo era ben consapevole degli abusi”. Così si leggeva nelle motivazioni della sentenza con cui a Enna era stato condannato a 4 anni e mezzo don Giuseppe Rugolo. Ora il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana risulta indagato per falsa testimonianza. La procura di Enna lo ha iscritto nel registro degli indagati insieme al suo vicario giudiziale Vincenzo Murgano, con l’accusa di aver coperto il sacerdote condannato. All’alto prelato e al suo vicario è stato notificato il provvedimento di chiusura dell’inchiesta. Ora gli indagati hanno trenta giorni di tempo per chiedere di essere interrogati.
La denuncia – “Questa denuncia nasce dalla mia indignazione per avere dovuto assistere in aula alle false dichiarazioni rese dal vescovo Rosario Gisana e dal vicario generale Vincenzo Murgano sempre per favorire l’imputato così come stigmatizzato anche dalla motivazione della sentenza” dice l’uomo che era parte civile nel processo e denunciato Gisana e Murgano. “Il processo è stato lunghissimo e con date fissate a distanza anche di diversi mesi. Il risultato è che sono scaduti i termini di prescrizione per alcuni episodi di abuso e Rugolo è stato condannato per il tentato abuso su di me e per gli abusi subiti da altri due giovani” spiega. L’uomo che ha scritto ai dicasteri per la Dottrina della Fede, per il Clero e per i Vescovi dice: “Mi auguro che il Papa non sappia tutta la verità. Ricordo che il giorno prima della requisitoria del pm Stefania Leonte aveva detto del vescovo Gisana, in comunicato pubblicato da Agensir, ‘Bravo questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato, e lui fermo, sempre giusto’. Se sapesse la verità lo avrebbe già rimosso dall’incarico”. “Nel corso dell’attività delle indagini difensive svolte anche per altri procedimenti sono emersi altri casi di copertura di abusi da parte del prelato” dice l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica.
Durante il processo, è emerso “dalle testimonianze di decine di giovani la circostanza che” Rugolo “era solito palpeggiare gli adolescenti dei quali si circondava, dando loro pacche sui genitali, ad esempio al momento del saluto. Gesti che egli camuffava con un atteggiamento scherzoso e cameratesco”. In una realtà così piccola, come quella di Enna, in tanti sapevano quello che succedeva. Il vicequestore Antonino Ciavola, che aveva testimoniato al processo, aveva spiegato che ascoltando le conversazioni del vescovo Gisana “dal 2 gennaio al 14 febbraio 2014”, “in occasione dell’ondata mediatica scaturita dalla notizia” sulle violenze sessuali e “di fronte all’inquietudine manifestata da padre Rugolo”, il vescovo “si mostrava preoccupato per aver ‘insabbiato’ la vicenda nel passato”.
Gli indagati – “Entrambi sono sereni e manifestano fiducia incondizionata nella verità e nella magistratura” scrive in una nota la diocesi di Piazza Armerina, riferendosi all’indagine sul vescovo Rosario Gisana e sul vicario giudiziale Vincenzo Murgano.