Se durante le innumerevoli e lunghissime cene natalizie vi andasse di lasciarvi andare in riflessioni sul continente africano o vi capitasse di ascoltare qualche amico che ha contratto “il mal d’Africa” beh, ricordatevi di mettere sempre la foto nella cornice giusta.
L’Africa non è un paese, non dimenticate che nel continente ci sono un miliardo e mezzo di abitanti, 54 stati differenti, 2000 lingue, 3000 etnie diverse. Velocità diverse di crescita, di consapevolezza sociale civile ed etica.
Nell’Africa sub-sahariana, facendo una media stimata tra gli stati, il reddito medio annuo è di circa di 4 mila dollari. Da noi invece è di circa 45 mila dollari. Giusto per capire gli ordini di grandezza.
Se vi magnificano entusiasticamente qualche nuovo mirabolante aeroporto (che per carità sono sempre i benvenuti!) ricordatevi che gli aerei in Africa li prendono i ricchi, i turisti e i bianchi (noi mzungu) e che i cittadini africani che si stima possano permettersi di prendere un aereo sono circa il 2-3%.
Pensatevi già informati. Tradotto vuol dire non aspettatevi i giornali all’edicola, l’informazione quando arriva arriva alla maggior parte dei cittadini soprattutto attraverso piccole radio regionali. In generale (non sempre) non aspettatevi che il cittadino medio sia bene informato di quel che accade nel suo paese (e non certo per colpa sua).
Inoltre “nostra” democrazia qui in Africa è roba importata, e sostanzialmente subita, dai colonizzatori. Esistono qui modi diversi (spesso molto interessanti) di immaginare i valori su cui si debbano fondare le regole di una comunità.
In Africa troverete ovunque aree rurali immense (ma immense davvero) prive di servizi e con pochissima gente, contrapposte a megalopoli con milioni di abitanti. Nulla a che vedere con il nostro concetto di sviluppo urbano.
Anche per questo se vi parlano di “libere elezioni” prendete tutto con le pinze. In troppi paesi anche le elezioni considerate legittime si svolgono comunque nel più incredibile caos organizzativo.
Votazioni interrotte e poi riprese, insufficienza di schede elettorali, assenza di contenitori sigillati per le stesse schede ammonticchiate alla rinfusa nei seggi, fallimento dei sistemi elettronici di controllo. Senza contare quando le schede elettorali proprio non esistono del tutto e gli “elettori” sono costretti a cercare il loro nome per ore (manco a dirlo non sono mai in ordine alfabetico) su decine di fogli carta appesi ai muri, spesso inzuppati dalle piogge e talvolta praticamente cancellati.
Gran finale di serata con l’amico entusiasta che giustamente citerà piani economici stratosferici, porti pazzeschi e roboanti ferrovie. Non che non sia vero: lo sviluppo del continente viaggia davvero alla velocità della luce rispetto a noi. Per esempio non tutti sanno che oltre 15 paesi africani hanno dei loro satelliti in orbita ed altri hanno importanti programmi spaziali.
Ma vanno fatte le debite distinzioni.
Per esempio se sentite nominare un certo “corridoio di Lobito” (cui di solito segue “in funzione anticinese”) sappiate che si tratta di una ferrovia per il trasporto merci che andrà dall’Angola alla Tanzania. Hanno iniziato a costruirla nel 2010 e se tutto va bene sarà del tutto finita nel 2040. Quindi se vi dicono – scaldandosi un po’ – che Biden è appena andato in Angola per finanziare “il corridoio” e che “adesso chissà se Trump sosterrà l’epocale progetto!”; beh sappiate che c’è tempo! Almeno un tot di presidenti.
L’Africa è così: velocissima ma anche pole pole*
Heri ya Krismasi!**
* piano piano in swahili
**Buon Natale in swahili