Mamma, papà, Babbo Natale esiste o non esiste? E’ giusto dire la verità ai bambini sull’avventuroso vecchietto che porta loro i doni? Se sì qual è il momento più indicato per farlo? Lanciato da Stefania Andreoli, presidente dell’associazione “Alice” e psicoterapeuta che sul suo profilo Instagram ha 480mila follower, il tema è diventato virale in questo periodo prenatalizio. L’interrogativo che ci si pone, da adulti che non credono più alle fiabe da tempo immemore, è se sia corretto alimentare la leggenda nei piccoli costruendo bugie oppure sia meglio svelare la dolorosa verità. Secondo Andreoli, ma anche secondo l’esperienza che tutti noi genitori abbiamo dei nostri figli, non c’è una ricetta precisa e assoluta. Dipende dai casi, dai tempi e dalle modalità in cui la fatidica domanda viene posta.
Partiamo da un assurdo. Un giorno qualunque, mentre si addobba l’albero di Natale, arriva la vocina del figlio o figlia che pretendono di sapere dell’esistenza del meraviglioso personaggio con la slitta e le renne: “Dimmelo, esiste per davvero?”. Difficile, rivela Andreoli, che un bambino faccia una domanda così diretta. In ogni caso, se la fa, non c’è da farsi prendere dall’ansia. Mente lucida e situazione sotto controllo: il pargolo è pronto per accettare la realtà. Ha già indagato di suo e chiede solo conferme ai genitori o al genitore prescelto. Oppure è sulla strada di un’esplorazione autonoma che, crescendo ancora un po’, lo porterà alla verità. Soprattutto, questo indagare ci dice che ormai il nostro piccolo non è più così tanto infante da credere alle fiabe come a una verità assoluta, che si sta avvicinando alla preadolescenza ed è informato su certe incoerenze non fedeli alla realtà. Quali? Portare in una notte i doni a tutti i bambini del mondo, per esempio, gli sembra all’improvviso una missione impossibile. Neppure con tutti i principali aeroporti dell’Occidente impegnati e i relativi corrieri internazionali ci si riuscirebbe, figuriamoci con le renne. E via di seguito con altri interrogativi che cozzano decisamente con la fisica anche agli occhi di un bambino. Uno per tutti: “Come fanno se non sono uccelli, e pure con il peso della slitta carica di doni, le renne a volare?”.
Tralasciando quei bimbi che, allegramente e scientemente, reggono la complice bugia per avere ancora davanti a sé la possibilità di fare una letterina di desideri carica di ‘più chi ne ha più ne metta’ e avere così un numero maggiore di doni, passiamo seriamente alla questione del dibattito che imperversa su programmi tv e social. Anche stranieri. Dire o non dire la verità? La regola aurea, per l’esperta, è questa: “Non sta strettamente a noi fissare sul calendario quando parlare dell’esistenza o meno di Babbo Natale. Sono i nostri figli a farcelo capire con le loro domande e i loro dubbi”. La parte difficile, per noi, prosegue Andreoli, è che non sempre le domande finiscono con un punto interrogativo.
Facciamo alcuni esempi di interrogativi camuffati, che la psicoterapeuta cita sul suo profilo Instagram. Interlocuzioni del tipo ‘mamma come fa Babbo Natale in una sola notte a fare il giro del mondo?’, oppure ‘quando abbiamo conosciuto quel bimbo straniero mi ha detto in segreto che da lui non arriva Babbo Natale’, e ancora ‘ho sentito dei rumori nella notte ma ho visto te che riponevi sotto l’albero i pacchi dei doni’. Sono domande indirette. Non manca loro il senso della realtà quando chiedono persino dove prenda i soldi Babbo Natale o perché, se può accontentare ogni desiderio, non ha portato quel regalo stratosferico che avevano chiesto. E ci viene il sudore freddo.
Come uscirne? Andreoli suggerisce in questi casi di non procedere subito allo svelamento. “Si va per gradi – rivela – Ci cerca di comprendere cosa stia chiedendo il bambino e non si aggiunge più di tanto, si risponde con sincerità e soltanto se il bambino incalza si prosegue”. Ma cosa intende la psicoterapeuta quando parla di risposte sincere? Ecco un esempio: “Babbo Natale esiste, vive a Rovaniemi in Finlandia dove ci sono gli elfi e le slitte con le renne. Però è vero che, per quanto sia magico, per il compimento delle sue magie ha bisogno di aiutanti come mamma e papà che danno una mano nella notte più magica dell’anno”. Questa è una buona cosa da dire ai più piccoli che hanno ancora diritto alla magia. Stiamo parlando di bambini fino alla terza elementare e non ci sarebbe nulla di male se anche fino alla quarta e la quinta ci credessero ancora un po’. Ma l’esperta avvisa: “Considerate che dagli otto anni in su lo sviluppo cognitivo si fa più sofisticato e si cominciano a mettere in atto ragionamenti più complessi”.
Per la sua esperienza non si dovrebbe arrivare alla scuola media convinti dell’esistenza di Babbo Natale. A 11 -12 anni lo sviluppo fa sì che non ci credano già più del tutto. Normale. In sintesi: dagli ultimi due anni della primaria, se un bambino fa certe dimande è perchè si sente pronto per accettarne le risposte. Andreoli ricorda: “Tra i diritti dei bambini c’è anche il diritto alla verità. Si tratta di una questione di rispetto della loro intelligenza e di mantenimento della fiducia”. Non dire la verità, oltre che prefigurare una posizione irrispettosa verso il minore, significherebbe non accompagnarlo nella crescita.
Vediamo, però, cosa ne pensano i genitori. Credere a Babbo Natale rende i bambini più felici e creativi: la pensano così nove genitori italiani su dieci. L’indagine, commissionata dal Magico Paese di Natale ad AstraRicerche, fotografa ciò che percepirebbero i bambini italiani dai quattro ai 14 anni rispetto alla figura di Babbo Natale. Ecco i risultati emersi da un questionario sottoposto a un campione di 1.004 genitori con figli di età compresa tra i quattro e i 14 anni. Il 91,6 per cento dei genitori intervistati ritiene che credere all’esistenza di questa figura renda il Natale dei più piccoli ancora più magico, con il 91,4 per cento del campione chiarisce che la sua presenza contribuisce al buonumore dei bambini e a stimolare la fantasia dei più piccoli.
L’influenza di Babbo Natale va oltre l’aspetto ludico. L’85,8 per cento riconosce in lui una figura capace di infondere positività, in grado di insegnare ai più piccoli a guardare il mondo con occhi pieni di ottimismo: credere a Babbo Natale nei bambini crea un feeling con un personaggio positivo che aggiunge benessere alla loro vita. Ma quanti bambini credono davvero a Babbo Natale? Dipende dall’età: tra i quattro e i sei anni almeno nove su dieci ci credono. Poi c’è una prima riduzione e tra i sette e gli otto anni sono tre bambini su quattro a crederci. A nove anni si arriva alla riduzione drastica: al 56 per cento, e subito dopo, a dieci anni, si scende a uno su tre per poi proseguire con un continuo calo nelle età successive.
Un altro risultato della ricerca ci dice come la figura di Babbo Natale potrebbe cambiare in futuro. Sulle caratteristiche fisiche con cui viene rappresentato oggi, sette genitori su dieci sono tradizionalisti e desiderano che mantenga la sua immagine con la barba bianca e la risata contagiosa. Tuttavia, due genitori italiani su dieci ritengono che qualche evoluzione si renda necessaria: il 22,6 per cento degli intervistati vede positivamente un Babbo Natale più sostenibile, ad esempio che si sposti con una slitta alimentata a energia solare o in bicicletta.
Viaggiare per far incontrare Babbo Natale ai bambini rimane una consuetudine per sette famiglie su dieci. Il 73,7 per cento dei genitori italiani trova nei mercatini di Natale e nei villaggi natalizi l’occasione perfetta per portare i propri figli a vivere l’emozione di un incontro con il personaggio barbuto, mentre il 43,7 per cento si reca anche a mercatini e villaggi natalizi all’estero. Allo stesso tempo, il 72,6 per cento delle famiglie porta i bambini a visitare negozi di giocattoli, librerie e centri commerciali che allestiscono spazi dedicati all’incontro con il Babbo.
Azzurra Nervo, psicoterapeuta e psicologa, lo conferma: “Durante la fase di sviluppo, prima dei 6/7 anni, i bambini interpretano la loro realtà attraverso il pensiero denominato magico in cui tutto è possibile e animato. Questa forma di pensiero è importante perché fa da ponte verso il pensiero logico e aiuta i bambini a capire il mondo e a sviluppare la loro creatività”. Babbo Natale infatti incarna i desideri e le speranze dei bambini. Portatore di doni e gioia, può aiutarli a superare le paure, ad affrontare le ansie e a gestire la trepidazione dell’attesa. Fino alla scuola primaria, lasciamoli sognare. Tanto poi la verità arriva. Da sola. A noi resta il compito di accompagnarla.