Almeno 150 droni e 20 operatori in grado di manovrarli. Sarebbero arrivati nelle ultime settimane a Idlib, destinati dai servizi segreti ucraini a Ha’yat Tahrir al-Sham, il cartello di milizie ribelli che ha abbattuto il regime di Bashar Al Assad. Ma più che destinata a colpire l’esercito di Damasco, riporta il Washington Post, la fornitura era destinata a essere usata contro le forze russe presenti in Siria. In un conflitto extra-territoriale tra Kiev e Mosca in atto dal Medio Oriente fino all’Africa che ha finito per incidere anche sulle sorti del regime alawita.
Kiev non ha mai fatto mistero delle operazioni in corso lontano dal proprio territorio contro le milizie di Mosca. Il 3 giugno il Kyiv Post pubblicava una serie di video “ottenuti da fonti della Direzione dell’intelligence militare (Gur)” in cui le forze speciali “Khimik” combattevano al fianco dei ribelli siriani contro “mercenari russi” alleati delle forze fedeli ad Assad “sulle alture del Golan, dove sono attualmente concentrate le forze russe”. L’obiettivo sarebbero state le strutture militari del “raggruppamento di forze delle Forze armate della Federazione Russa nella Repubblica araba siriana”, ovvero “posti di blocco, roccaforti, pattuglie a piedi, colonne di veicoli militari“.
L’appoggio garantito da Kiev a Hts e agli altri gruppi ribelli è stato confermato il 3 dicembre, nel pieno dell’avanzata di questi ultimi verso Damasco, da Vassily Nebenzia, ambasciatore del Cremlino all’Onu: “Gli istruttori militari del Gur erano presenti a Idlib per addestrare i combattenti di Hts”, ha detto il diplomatico durante un briefing del Consiglio di sicurezza. La cooperazione “è in corso sia per quanto riguarda il reclutamento di combattenti nell’esercito ucraino sia per gli attacchi crescenti contro le truppe russe e siriane in Siria”. Oggi che specialisti ucraini accompagnati da terroristi HTS sono stati avvistati in un centro scientifico nella provincia di Aleppo“, proseguiva Nebenzia. “Lungi dal nascondere il sostegno dell’Ucraina – ha proseguito l’ambasciatore -, i miliziani Hts lo stanno apertamente ostentando. Abbiamo anche informazioni secondo cui Gur fornirà armamenti ai combattenti inclusi droni e moduli GPS codificati”. Cinque giorni dopo l’Hts entrava a Damasco.
La Russia era arrivata in soccorso di Assad nel 2015 dispiegando sul territorio migliaia di uomini tra soldati “regolari” e di ventura (reclutati da organizzazioni specializzate come il Wagner Group), mentre l’offensiva di una variegata galassia gruppi jihadisti metteva in pericolo la stabilità del regime. Con l’inizio dell'”operazione militare speciale” contro Kiev nel febbraio 2022 le autorità russe – in un complesso programma che prevedeva di drenare uomini, armi e mezzi anche dalla Georgia e dalla Libia – avevano ritirato contingenti e attrezzature dal paese mediorientale per trasferirle sul fronte ucraino. Verso il quale, secondo gli apparati di sicurezza occidentali, hanno inviato anche soldati di professione. L’11 marzo, mentre proliferavano i rapporti di intelligence sulla pratica, era stato Vladimir Putin in persona a dare il via libera all’impiego di “16mila soldati provenienti dal Medio Oriente” nella regione del Donbass, dove l’offensiva russa sembrava aver perso slancio.
Mosca avrebbe reclutato mercenari sotto la supervisione di un’apposita struttura dell’esercito impiantata a Khmeimim. Ma la base militare sulla costa del Mediterraneo era solo l’ultimo passaggio di un complesso iter di reclutamento. Il 7 febbraio 2024 il Gur rendeva noto un report secondo cui un primo addestramento si svolgeva “vicino alla città di Aleppo e all’aerodromo Kuweires”. In quel momento un primo gruppo di circa mille uomini veniva istruito su come condurre “operazioni di combattimento nelle aree urbane”. Terminato il training, “i mercenari siriani verranno inviati alla base aerea di Khmeimim” e da lì in Russia dove “ricevono passaporti russi e poi vengono mobilitati nell’esercito di occupazione”. Una settimana più tardi l’agenzia pubblicava i nomi di 141 presunti militari al soldo di Mosca. Preziosi per quest’ultima al punto che secondo il National Resistance Center del governo di Kiev, quando Assad ha chiesto a Putin di rimandare in Siria i suoi soldati di professione perché aiutassero l’esercito di Damasco contro i ribelli, il presidente russo avrebbe detto di no.