Il congresso regionale diventa una resa dei conti. Il neo-segretario: "Se non parliamo più del Nord, non prendiamo i voti". Il leader rivendica le sue scelte. Ma il governatore: "Basta angherie del centralismo"
Le acque sono agitate perfino dentro il fortino. Il congresso lombardo della Lega diventa il palco per la resa dei conti verbale alle scelte di Matteo Salvini, costretto a incassare il fuoco amico del neo-segretario Massimiliano Romeo e del “padrone di casa” Attilio Fontana. Al centro delle polemiche – dalle quali si tiene fuori il […]
Le acque sono agitate perfino dentro il fortino. Il congresso lombardo della Lega diventa il palco per la resa dei conti verbale alle scelte di Matteo Salvini, costretto a incassare il fuoco amico del neo-segretario Massimiliano Romeo e del “padrone di casa” Attilio Fontana. Al centro delle polemiche – dalle quali si tiene fuori il ministro Giancarlo Giorgetti – c’è la strategia della Lega ‘nazionale’, rivelatasi un boomerang nel lungo periodo dopo il boom tra il 2018 e il 2019. Il crollo nelle urne degli ultimi anni e le difficoltà sull’Autonomia differenziata, criticata anche da pezzi di Forza Italia e smontata dalla Corte Costituzionale, sono polvere che il leader non può più tenere nascosta sotto il tappeto.
“Matteo, sai che sono sempre stato leale con te, se non parliamo più del Nord, al Nord i voti non li prendiamo più”, scandisce dal palco il capogruppo dei senatori Romeo, nel discorso che anticipa la sua nomina a segretario della Lega lombarda, rivolgendosi a Salvini. E la platea non si contiene né mantiene: dai 370 delegati parte un’ovazione. Il leader del Carroccio prova a stemperare, accusa chi non lava i panni sporchi in casa (“Ci danneggiano le polemiche e il rumore di fondo che arriva da dentro”), ma in ogni caso rivendica: “La scelta di un movimento nazionale per la Lega è giusta per il Paese ed è utile per la Lombardia. Altrimenti faremo la correntina di altri partiti nazionali o il dopo-lavoro di quelli che vengono a parlare di Nord a chi per il Nord rischia la galera”.
Ma la tensione è alta, gli attacchi arrivano anche dal presidente della Regione Lombardia Fontana: “Se continuiamo a dire che va tutto bene, nascondiamo qualcosa. Ci sono tante cose che vanno bene, ma anche altre che non vanno bene. Io qui sono a combattere a favore della Lombardia e a favore del Nord. Tutto il resto non mi interessa”. L’ex sindaco di Varese usa argomenti antichi, rispolvera parole e concetti di bossiana memoria. Inizia con l’Autonomia: “La dobbiamo avere come diciamo noi, non con i lacci e lacciuoli che ci vogliono imporre da Roma. Torniamo a parlare di federalismo, torniamo anche a parlare di Padania Libera, se è il caso. Dobbiamo far capire a Roma che la Lombardia sta ancora tirando il carretto per conto del Paese. Oltre un certo limite non siamo disposti ad andare, non siamo più disposti a subire certe prevaricazioni che ci arrivano da Roma”.
Non siamo al Roma ladrona, ma poco ci manca: “Il problema del Nord c’è, è sempre più presente e si presenterà nei prossimi mesi e anni. Quando dite che i nemici sono fuori dalla Lega, be’ qualche nemico è anche dentro – aggiunge Fontana – Quando vedo certi emendamenti, io mi incazzo come una bestia. Non possiamo essere gli unici che accettano e che tirano la baracca in questo Paese e in cambio riceviamo sberle. Le ultime mi hanno fatto veramente imbestialire”. Quindi la richiesta, netta: “Venga posta formalmente la questione dell’autonomia, o legata a qualunque altro tipo di sistema che ci consenta di tornare padroni a casa nostra. Non vogliamo più subire le angherie del centralismo”. In vista del congresso previsto nel 2025, Salvini è avvisato.