Ogni catena della grande distribuzione organizzata (GDO) si inventa un motto per stare sul mercato: c’è chi si inventa “anch’io”, oppure “la spesa intelligente”, oppure ancora “buona spesa, Italia”, e via discorrendo. Uno dei più azzeccati, forse, è “persone, oltre alle cose” lanciato da Conad, motto che lascia intendere che al centro dell’attenzione della catena distributiva c’è l’attenzione alle persone. Mi è venuto in mente questo quando, all’interno dell’ennesimo seminario di carattere ambientale, un partecipante ha parlato del Bosco Ospizio, a Reggio Emilia.
Vediamo un po’ di cosa si tratta.
Siamo nell’anno 2015 quando Conad Centro Nord acquista ad un’asta pubblica un’area edificabile di 45.000 mq, un tempo occupata da una casa di riposo (Ospizio), da una decina di anni dismessa e poi demolita. Il parco che circondava la casa di riposo nel frattempo si è inselvatichito o, per dirla meglio, si è rinaturalizzato formando un’area boschiva denominata appunto “Bosco Ospizio” (così chiamata dall’Assemblea di cui dirò nel prosieguo), ricca di alberi di alto fusto, di una vegetazione arbustiva e di una comunità animale che ne fanno un’isola di biodiversità pressoché unica nella città di Reggio Emilia.
Nello stesso anno 2015 viene siglato un Atto di Accordo tra Conad e il Comune per la realizzazione di un intervento edificatorio consistente nella realizzazione di un polo con un mix di attività commerciali e di attività pubbliche. L’Atto di Accordo prevede di insediare: attività commerciali per una superficie occupata di 10.200 mq, tra cui un centro Conad per la grande distribuzione alimentare che raggiunge, da solo, la superficie di 4.600 mq; attività pubbliche (tra cui una nuova Biblioteca Comunale, un Polo per sevizi sociali, la Casa della Salute) per una superficie occupata di 2800 mq. Tra edifici per attività commerciali ed edifici per attività pubbliche la superficie da cementificare è di circa 13.000 mq. Aggiungendo a questa superficie le aree di sosta, i parcheggi e la viabilità interna si raggiunge una superficie impermeabilizzata di circa 31.000 mq. Ciò significa che quasi il 70% dell’intera area “Bosco Ospizio” verrebbe a perdere la sua funzione di polmone verde nel cuore della città.
Segue tutta una vicenda giudiziaria davanti a Tar e Consiglio di Stato tra Conad, altri costruttori di villette su altra area verde e il Comune. Vicenda che si conclude solo nel mese di novembre appena trascorso.
Nel frattempo si è costituita un’Assemblea Permanente di cittadini che si oppongono al progetto con motivazioni forti che si sostanziano in un no netto alla distruzione del bosco urbano. L’Assemblea è costituita da diversi movimenti (Extinction Rebellion, Ecologia Integrale – un gruppo ambientalista del territorio – Legambiente, Ripuliamoci) e numerosi cittadini del quartiere e della città. Da giugno la mobilitazione è stata molto attiva, chiedendo sostanzialmente a Conad di rinunciare al progetto in quel sito, anche per mantenere coerenza con il loro progetto di riforestare il territorio e al Comune di non firmare la convenzione che darebbe a Conad la possibilità di iniziare i lavori di taglio e sbancamento; attivando esperti sul consumo di suolo come Paolo Pileri, Luca Mercalli, Telmo Piovani; raccogliendo 7000 firme consegnate “simbolicamente” tramite lo srotolamento di un lungo papiro davanti ad un punto vendita Conad ed inviate via mail, senza peraltro ottenere risposta: “persone oltre le cose”.
Il Comune intanto la convenzione l’ha firmata, con buona pace degli attivisti, che comunque non demordono. Non è la prima volta che scrivo in difesa della natura in città: il Bosco Lanerossi a Vicenza; il Parco La Goccia a Milano; la Cittadella dello Sport al Parco del Meisino a Torino. Ma questa vicenda del Bosco Ospizio è al contempo paradossale e paradigmatica. Paradossale perché avviene proprio in quella Emilia Romagna, dove non si contano più i morti per le alluvioni causate dai politici e nonostante questo è la seconda regione come incremento assoluto di suolo (815 ha) dopo il Veneto; paradigmatica perché dimostra come la lobby del cemento e di quello che le è collegato (GDO, Hub, edilizia residenziale, grandi opere) continua ad essere più forte del diritto della popolazione ad una vita sana. E magari anche a non morire.