“Mi colpisce il silenzio dei liberali del centrodestra. Fosse stato ancora vivo Silvio Berlusconi, si sarebbe alzato in Senato dicendo che questa è una norma comunista. Ma Berlusconi non c’è più e i suoi eredi politici tacciono”. Intervistato dal Corriere, Matteo Renzi chiama in causa il defunto fondatore di Forza Italia – con cui ebbe un rapporto privilegiato – per scagliarsi contro l’emendamento del governo alla manovra che gli impedirà di continuare a percepire compensi per consulenze e conferenze dal regime saudita di Mohammed bin Salman (grazie ai quali, nel 2022, ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni). La nuova regola di legge, infatti, vieta ai parlamentari di “svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale o operativa nell’Unione europea”. In caso di violazione del divieto, il compenso percepito dovrà “essere versato, a cura del percettore, entro trenta giorni dall’erogazione, all’entrata del bilancio dello Stato”, altrimenti si applicherà “una sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al compenso percepito”.
In questa Legge di Bilancio aumentano i pedaggi autostradali, tagliano i fondi ai ricercatori, riducono i soldi ai comuni ma raddoppiano lo stipendio a ministri e sottosegretari. E chi prova a fare opposizione seriamente viene aggredito con norme ad personam. Chiederemo conto…
— Matteo Renzi (@matteorenzi) December 15, 2024
Per il leader di Italia viva si tratta di una “norma ad personam” sintomo di una “deriva sudamericana“: “Se avessero detto che da oggi chi fa il parlamentare può fare solo quello, avrei capito. Ma in Parlamento ci sono colleghi che dichiarano milioni di euro e non vengono toccati perché sono del centrodestra. Le attività come le conferenze all’estero invece le faccio solo io. La cosa più incredibile è che per la prima volta si sancisce il diritto dello Stato di tassare al 100% il lavoro di un cittadino. Loro dicono: “I soldi fatturati dalla persona fisica Renzi, entro un mese li prende lo Stato”. Un esproprio“. Renzi suggerisce che l’iniziativa del governo per colpirlo sia dovuta alla sua scelta di rientrare nel centrosinistra: “Meloni ha paura che il nostro 2-3% sia decisivo per la sconfitta della destra. E allora colpisce un avversario con una legge ad personam, una cosa mai vista in settant’anni di storia repubblicana”.