Cronaca

Variante di San Vito di Cadore, i legali di Anas “gonfiano” le parcelle per le cause: i comitati rischiano di dover pagare mezzo milione

La costruzione della variante stradale di San Vito di Cadore si sta trasformando in un autentico incubo, con il rischio di un ingentissimo salasso economico, per i cittadini che hanno dato vita al “Comitato no variante Anas”. I loro tentativi di ottenere l’annullamento dei lavori rischiano di andare a sbattere contro otto parcelle per spese […]

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La costruzione della variante stradale di San Vito di Cadore si sta trasformando in un autentico incubo, con il rischio di un ingentissimo salasso economico, per i cittadini che hanno dato vita al “Comitato no variante Anas”. I loro tentativi di ottenere l’annullamento dei lavori rischiano di andare a sbattere contro otto parcelle per spese di lite che gli avvocati dell’Anas e del Comune di Cortina d’Ampezzo hanno predisposto per le cause: ciascuna si aggira sui 65mila euro, per un totale di 523mila euro, 256mila chiesti dai legali dell’Anas e 267mila da quelli del Comune veneto. Somme enormi su cui incidono in modo significativo le maggiorazioni del 150% inserite dai legali dei due enti in considerazione del numero delle parti coinvolte.

Per chi ha dimestichezza di parcelle può essere interessante leggere le singole voci riguardanti una delle cause di fronte al Tribunale Superiore delle Acque pubbliche: studio della controversia 4.961 euro, fase introduttiva del giudizio 2.552, fase cautelare collegiale 1.061, fase istruttoria e trattazione 2.126, fase decisionale 7.298. A queste voci, che già da sole sfiorano i 18mila euro, si aggiungono 26.997 euro “per la presenza di altre sei parti”, con l’incremento del 150%. Così il conto schizza a un totale di 45mila euro, più spese forfettarie e spese previdenziali (calcolate in percentuale sul costo maggiorato) per un totale di 65.487. Per il Comitato no variante si tratta di “onorari abnormi“, che hanno “la stessa finalità punitiva sottostante all’azione risarcitoria attivata dal Commissario straordinario di San Vito”. In primavera, infatti, poche settimane prima di essere sostituito dal nuovo sindaco eletto, il commissario prefettizio Antonio Russo aveva avviato una causa da 144mila euro per danni patrimoniali e d’immagine, contestando ai cittadini un eccesso di ricorsi. A seguito di quell’azione legale (non ancora conclusa) molti ricorrenti contro Anas e Comune di Cortina hanno desistito: da una ventina sono rimasti appena in quattro. Tre aderenti al comitato sono anche stati estromessi dal Consiglio comunale, seppur legittimamente eletti a fine primavera, perché la causa intentata dal commissario li aveva resi “morosi” nei confronti dell’amministrazione comunale e quindi ineleggibili.

La mazzata da mezzo milione di euro è al momento ancora virtuale. L’11 dicembre sono state discusse le cause davanti al Tribunale delle acque e la decisione arriverà solo nei primi mesi del 2025. I legali dei quattro cittadini di San Vito hanno contestato quelle che hanno definito “incomprensibili maggiorazioni, non dovute, del 150% delle parcelle base”. Hanno spiegato che l’aumento è previsto per un avvocato che assista un solo soggetto contro più soggetti, ma in questo caso Anas e il Comune di Cortina sono “parti resistenti” e non “controparti”, di conseguenza va applicata la tariffa base. Si sono opposti quindi alle super-parcelle e sostenuto il diritto alla compensazione delle spese, cioè alla possibilità che ogni parte paghi solo i propri onorari, a prescindere da chi vince e chi perde. La compensazione, infatti, è disposta dal giudice quandoanche la parte soccombente ha dimostrato buone ragioni. E i cittadini hanno molti motivi per affermare che i loro ricorsi non erano campati per aria, anche se non hanno ottenuto gli esiti che speravano: ad esempio, la variante di San Vito è in ritardo di quattro anni rispetto ai Mondiali di sci del 2021, il motivo che indusse Anas a progettare i lavori e avviare gli espropri. I finanziamenti tardarono e addirittura non sono stati ricompresi in alcuni provvedimenti di proroga.

C’è poi la forte preoccupazione in paese per i rischi idrogeologici. Il comitato ha chiesto pochi giorni fa la sospensione dei lavori di costruzione del ponte sul torrente Ru Secco, diventato tristemente famoso nel 2015 per una colata di detriti che uccise tre persone. I lavori di messa in sicurezza effettuati negli ultimi anni richiederebbero verifiche fino all’immissione nel Boite, prima che sia aperta la nuova strada. La denuncia dei cittadini ha trovato una recente conferma nella decisione del Comune di San Vito di commissionare uno studio geologico e idraulico sull’asta del torrente, anche perché la zona è stata classificata “di attenzione” nel piano gestione rischi alluvioni 2021-27 adottato dall’autorità di bacino Distrettuale delle Alpi Orientali.