Una folla di giudici e pubblici ministeri, moltissimi under 35, che straborda dall’Aula magna della Cassazione e arriva a riempire le due tribune laterali, di solito inutilizzate. È un successo di partecipazione l’assemblea straordinaria indetta dall’Associazione nazionale magistrati contro il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, verso l’approvazione in prima lettura alla Camera dopo lo sprint impresso dal governo. “L’essere qui, riuniti nella quarta assemblea straordinaria in poco più di due anni e mezzo, è di per sé indice di quanto grande sia la preoccupazione”, esordisce il presidente Giuseppe Santalucia, vicinissimo alla fine del suo mandato quadriennale (a gennaio si voterà per il rinnovo del direttivo). La magistratura, dice Santalucia, “è pesantemente attaccata sotto il fuoco di buona parte, della stampa e dei media, che la feriscono con ogni genere di accuse, per poi addebitarle di aver perso la fiducia dei cittadini”. Una fiducia che però, sottolinea, è messa in crisi dall’”azione corrosiva delle loro intemerate sulla politicizzazione, sulla ostilità al governo, sul collateralismo partitico, sulla pratica giudiziaria costellata di errori”. “Tutto ciò è reso possibile dall’insofferenza che settori importanti della politica ostentano nei confronti della giurisdizione”, accusa il presidente. “Dai test psico-attitudinali al serissimo capitolo dell’errore giudiziario, ogni tema è usato per l’incessante opera di sfaldamento della credibilità dell’ordine giudiziario”.

Secondo il portavoce delle toghe, la riforma proposta dal governo è “uno strappo nel tessuto costituzionale“, segno di tempi capaci “dare avvio alla stagione del declino“. La definizione di “riforma epocale” usata dal ministro Carlo Nordio, dice, è condivisibile solo in quanto “si chiude un’epoca e se ne apre un’altra, ma in senso decisamente regressivo”. Da parte del governo, sostiene Santalucia, è in corso una “massiccia campagna di sfiancamento della cornice costituzionale, condotta sbandierando, con una bizzarra inversione concettuale, la necessità dell’allineamento della Costituzione alla legge”, cioè al codice di procedura penale riformato in senso accusatorio, che secondo Nordio presuppone la separazione della magistratura giudicante da quella requirente. Secondo l’Anm il fine dellla riforma è invece un altro, cioè “la frammentazione come strategia di indebolimento sia del Csm che della magistratura e della sua esperienza associativa. Se l’obiettivo fosse realmente il rafforzamento della figura e del ruolo del giudice”, come sostiene il governo, incalza, “allora mi permetterei di suggerire alla politica altra e più agevole strada, quella del rispetto della funzione pur quando i giudici adottano provvedimenti sgraditi”. Un chiaro riferimento all’offensiva del centrodestra contro le toghe che hanno disapplicato i decreti del governo sull’immigrazione.

Parlando ai cronisti a margine dell’assemblea, il presidente Anm esprime fiducia nell’esito del probabile referendum sulla riforma (obbligatorio se l’approvazione in Parlamento avviene con meno dei due terzi dei voti favorevoli). “Siamo d’accordo che si esprima il popolo, siamo qui per cercare di trovare i mezzi con cui comunicare all’esterno gli argomenti contrari. La gente farà le sue scelte, io credo che contribuire al dibattito per ampliare l’orizzonte degli argomenti sia la cifra di una democrazia di qualità”. Anche il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro cita il futuro referendum nel suo intervento: “Il quesito vero è: “Volete ancora dei magistrati indipendenti dalla politica?” Questa è la domanda che speriamo i cittadini comprendano. E mi auguro che a questo quesito sia data la risposta che tutti noi ci attendiamo”, dice. “Gli attacchi numerosi alla giurisdizione e alle stesse persone dei singoli giudici, le accuse di politicizzazione a fronte di provvedimenti giudiziari sgraditi, quelle di non collaborare alle politiche del governo in carica, le interessate indicazioni, date ai massimi livelli istituzionali, su come i giudici dovrebbero in realtà interpretare le norme e la gerarchia tra le fonti, riducendo il loro ruolo a “bocca della legge” (qui il riferimento è ad alcuni interventi del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, ndr), tutti questi sono segnali inequivocabili che ricostruiscono il clima entro cui si colloca una riforma i cui veri propositi sono realizzare ingerenze e condizionamenti sulla giurisdizione”, attacca.

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Nordio: “Se il Referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati andasse male ci sarebbero conseguenze per il governo”

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