MICO / Bologna Modern 2024, Festival per le Musiche Contemporanee, ha chiuso la stagione con una serata speciale, Istante Dante: La Divina Commedia ai tempi di Instagram, un progetto che coniuga l’altissima poesia delle tre cantiche alla creatività musicale odierna. Ideato da Valentina Lo Surdo, realizzato negli anni della pandemia dall’Almo Collegio Borromeo di Pavia, direttore artistico il pianista Alessandro Marangoni, il ciclo offre l’interpretazione sonora e visiva di cento terzine tratte dall’Inferno, dal Purgatorio e dal Paradiso. Il numero 33 è denso di simboli: guidato da Virgilio e poi da Beatrice, il poeta sviluppa il proprio viaggio ultraterreno appunto in cento canti, e ogni cantica ne contiene 33, più quello introduttivo, che fa da proemio. L’intero poema è tessuto in terzine di endecasillabi incatenate.
A cento musicisti è stato chiesto di dare voce e suono a una terzina estrapolata da ciascuno dei cento canti: ogni musica, 33 minuti secondi, ne interpreta o ne realizza il senso e l’atmosfera. Nella sequenza si intrecciano brani appositamente commissionati a compositori del giorno d’oggi, libere improvvisazioni di interpreti famosi, musiche del grande repertorio classico. Al polittico sonoro corrispondono 100 mini-video, con 100 performances di 100 musicisti di varia estrazione e orientamento, a sottolineare il vincolo che idealmente unisce, di fronte al mistero dell’ignoto e alla grandezza dell’arte, gli uomini e le donne del pianeta. Alla regìa complessiva ha provveduto Duilio Meucci: il risultato è un’ambiziosa opera di video art, con colori scuri per l’Inferno, via via più chiari per il Purgatorio, translucidi e radiosi per il Paradiso. L’ascoltatore-spettatore ne rimane catturato. Di quando in quando, sullo schermo fa capolino la figura dello scultore trentino Giorgio Conta, mentre da un tronco di legno scalpella una statua di Dante.
Nella presentazione bolognese, non integrale, si sono avvicendati frammenti da Skrjabin, Debussy, Bach, Händel, Beethoven, Prokof’ev, ma anche Vacatiello, Pieranunzi, Zuccante, ed esecuzioni di Giovanni Sollima, Paolo Fresu, Enrico Dindo, Quartetto Adorno e via dicendo. Per l’occasione, MICO ha chiesto ad alcuni artisti di aggiungere qualcosa di nuovo alla serata. Roberto Molinelli ha presentato un vasto, soave madrigale per soprano, mezzosoprano, tre archi e organo, L’amor che move il sole e l’altre stelle, che si rifà alla Preghiera di san Bernardo, “Vergine madre figlia del tuo figlio”, nel canto finale del Paradiso; nel video scorrono i meravigliosi quindici misteri della Madonna del Rosario che Lorenzo Lotto dipinse nel 1539 per la chiesa di San Domenico a Cingoli, nelle Marche.
Per l’inizio del primo canto del Purgatorio c’è stato un momento commoventissimo. La seconda cantica è la più malinconica e delicata: le anime purganti sanno che saranno accolte da Dio e lo vedranno, ne sono però ancora lontane. È la poesia della ‘mancanza’, un sentimento dolcemente doloroso, e profondamente umano, che Dante condensa in versi sublimi. A Bologna esso ha trovato sfumature vellutate nella voce recitante di Rosalia Stellacci e nell’interpretazione pianistica di Fabrizio Festa: con tocchi morbidissimi, Festa ha eseguito Prayer di Keith Jarrett, tratto dall’album The Death and the Flower. Attimi di fiato sospeso, la sensazione che terra e cielo, sconfinando, si confondessero.
Da parte sua Maurizio Baglini, uno dei nostri massimi pianisti, ha scelto la corda ‘demoniaca’, in omaggio alla prima Cantica. Ha eseguito La Campanella di Liszt, un’impervia Étude trascendentale che decuplica sulla tastiera il virtuosismo del terzo tempo del concerto per violino in Si minore di Paganini. Del violinista genovese, per le proibitive difficoltà delle sue musiche, si favoleggiava che avesse dato l’anima al diavolo. La trascrizione di Liszt è altrettanto diabolica, e pochi interpreti la sanno eseguire col mefistofelico tocco di Baglini. In questo ambientino, Marangoni ha provveduto agli opportuni scongiuri mediante lo spassoso, irriverente Petit prélude style Offenbach di Gioachino Rossini, che si suona con l’indice e il mignolo tesi. Così tutti possiamo stare tranquilli.
La serata si è conclusa col Coro dell’Almo Collegio Borromeo diretto da Marco Berrini: studenti e studentesse hanno deliziosamente intonato alcuni canti natalizi. Un piacere sentirli e sapere che presto saranno adulti colti, baciati dall’amore per la musica. Il che ci pervade di una gioia paradisiaca.