Un servizio che ha fatto il giro del mondo, ripreso in tutti i continenti, che finisce al centro di un’indagine della stessa Cnn, che lo ha realizzato. L’11 dicembre, tre giorni dopo la presa dei ribelli di Damasco e dunque la caduta del regime di Assad, l’inviata dell’emittente americana Clarissa Ward in Siria – che è anche capo dei corrispondenti della tv americana – entra in un centro di detenzione del regime. E lì, insieme ai ribelli armati, aprono una cella ancora chiusa del carcere e liberano un uomo che giaceva silente ma tremante sotto una coperta. Si identifica come Adel Gharbal, dice di essere di Homs, di essere stato arrestato tre mesi prima e portato inizialmente in un luogo di detenzione e solo successivamente in quello non meglio definito che compare nel video.
Alza le mani in alto, sembra terrorizzato, ha gli occhi sgranati. Afferra la mano della giornalista mentre esce all’aperto e sembra abbagliato dalla luce del giorno, che dice di non vedere da mesi. Vorrebbe essere il racconto di un prigioniero della dittatura caduta e invece il video diventa un caso. Il sito Verify Sy, scrive il Daily Mail, scrive che il suo vero nome è Salama Mohammad Salama o Abu Hamza: “era un tenente dell’intelligence dell’aeronautica militare siriana, al servizio dell’ex presidente Assad” e, secondo le testimonianze dei civili raccolte dal sito siriano, “avrebbe ucciso civili e sarebbe stato responsabile della detenzione e della tortura di giovani uomini a Homs sulla base di accuse inventate”. Venivano presi di mira anche semplicemente per il loro aspetto, o per essersi rifiutati di pagare tangenti o collaborare col regime, hanno spiegato le famiglie delle vittime ed ex detenuti. Sempre secondo quanto riferito al sito di fact checking dai residenti, “avrebbe gestito diversi posti di blocco di sicurezza a Homs“, portando a termine furti ed estorsioni nei confronti dei cittadini per costringerli a diventare informatori. Pare inoltre che la sua detenzione sia iniziata meno di un mese fa e fosse legata a “una disputa sulla condivisione degli utili dei fondi estorti con un ufficiale di grado superiore”.
In nearly twenty years as a journalist, this was one of the most extraordinary moments I have witnessed. https://t.co/rG3WmhKh7X
— Clarissa Ward (@clarissaward) December 11, 2024
Per quanto l’uomo affermi nel video “di essere rimasto senza alcun sostentamento per quattro giorni”, cioè da quando i suoi carcerieri sono fuggiti a seguito dell’avanzata dei ribelli, “gli abitanti di Homs sostengono che Salama è arrivato nella prigione di Damasco meno di un mese fa – si legge sul Daily Mail -, dopo una lite con un ufficiale di grado superiore in merito a una sua presunta estorsione”. Da allora, scrive Verify Sy (che fa parte dell’International Fact-Checking Network di Poynter), ha cercato di ripulire la sua immagine dopo la caduta del regime, sostenendo di essere stato “costretto” a compiere i crimini per i quali lo conoscevano gli abitanti di Homs. L’uomo avrebbe inoltre “disattivato i suoi account sui social media e cambiato il suo numero di telefono nel tentativo di cancellare ogni prova del suo coinvolgimento in attività armate e crimini di guerra“. Oltre all’identità presumibilmente falsa riferita alla Cnn (sulla quale indaga l’emittente), Verify evidenzia anche altre incongruenze: “appariva pulito, curato e fisicamente sano, senza ferite visibili o segni di tortura”, tutti elementi improbabili per qualcuno rimasto in isolamento per 90 giorni. Nel servizio inoltre non viene chiarito perché la cella in cui si trovava fosse ancora chiusa, mentre il resto del carcere era già stato liberato.