Matteo Salvini, mai benevolo verso la cannabis e chi la assume, ha annunciato la creazione di un tavolo tecnico per tutelare i pazienti in cura con il fiore verde: l’organismo, tuttavia, esiste già dal 2021 presso il ministero della Salute, ma Salvini non lo ha mai convocato malgrado le richieste dei malati. Ora vuole il bis, due tavoli tecnici, per sanare il paradosso del nuovo Codice della strada: basta seguire una terapia a base di Thc e Cbd (due principi attivi della pianta) per rischiare il ritiro della patente. Anche se il paziente è munito di una prescrizione medica.

La nuova norma del codice della strada – Con le regole in vigore dal 14 dicembre, infatti, la punizione scatta quando il guidatore viene trovato positivo ad un test sulle droghe, pur vigile e presente a se stesso: non serve dimostrare l’alterazione psicofisica prima di revocare il documento di guida. Problema: il Thc resta nell’organismo a lungo, anche dopo che gli effetti sono completamente svaniti e nella saliva si osservano tracce fino a tre giorni dopo l’assunzione, nel sangue anche 3 settimane, nell’urina un mese, nel capello 90 giorni. Dunque, per chi si cura con la cannabis, il nuovo Codice della strada può trasformarsi in un supplizio burocratico per riavere la patente.

La toppa del Mit: nessun ritiro automatico della patente, per i pazienti “ponderazione caso per caso” – Travolto dalle polemiche, oggi il ministero delle Infrastrutture lascia trapelare alle agenzie la nuova linea salviniana: “Basta fake news, nessun divieto assoluto di guida per i pazienti, ma una necessaria ponderazione caso per caso, come già avviene oggi”. Le nuove regole per i pazienti arriveranno con una circolare ministeriale, dice il ministero. Ma chi si cura con la cannabis medica non è affatto rassicurato: con le regole in vigore, il ritiro della patente (pur con una prescrizione medica) è l’inizio di un inferno burocratico.

L’annuncio beffa di Salvini: “Un tavolo per i pazienti”. Ma c’è dal 2021 – Per correggere il tiro – senza dare l’impressione di accanirsi sui pazienti fragili – il 9 dicembre una nota del Ministero delle Infrastrutture ha annunciato la creazione di un Tavolo tecnico, con lo scopo di scrivere le “eventuali deroghe” per i malati in cura con la cannabis o altri farmaci a base di stupefacenti (oppiodi e ansiolitici, soprattutto). L’annuncio è suonato come una beffa per i componenti del tavolo tecnico, già istituito il 16 novembre 2021, quando al ministero della Salute regnava Roberto Speranza. Ne fanno parte: Carlo Monaco (Associazione canapa caffè), Santa Sarta (Comitato pazienti Cannabis medica), Marco Perduca (associazione Luca Coscioni), Florinda Vitale (Cannabis cura Sicilia social Club), Andrea Trisciuoglio (Associazione La piantiamo) e Alberico Nobile (Deep Green).

La mail delle associazione dei pazienti: “Il tavolo c’è, convocateci” – Il 12 dicembre, 3 giorni dopo la promessa di un altro Tavolo, una mail è arrivata nelle caselle ufficiali di Matteo Salvini e Piantedosi, Orazio Schillaci e il sottosegretario alla Salute Maurizio Gemmato, oltre al sottosegretario Alfredo Mantovano con la deleghe al dipartimento antidroga: “Desideriamo, con la presente, ricordare l’esistenza di un tavolo tecnico permanente sulla cannabis ad uso medico che aveva già tracciato le criticità da superare, mai convocato durante la stesura delle linee guida relative al nuovo Codice della Strada”. Firmato: Santa Sarta (Comitato Pazienti Cannabis Medica), Carlo Monaco (Canapa Caffè), Isabella Palazzo (Tutela Pazienti Cannabis Medica).

Il silenzio dei ministeri, Salvini allunga i tempi – Nessuna risposta è giunta ai mittenti. Eppure la mail è arrivata ai ministeri della Sanità, Trasporti, Interni e all’ufficio antidroga. Con la pressante richiesta di “una data per la convocazione del Tavolo, in modo da poter discutere temi ancora irrisolti ma soprattutto approfondire la questione del nuovo Codice della Strada”. Invece Matteo Salvini ha preferito ricominciare da capo e allungare i tempi: meglio creare un nuovo organismo – tornando alla casella di partenza come nel gioco dell’oca – che scrivere subito le deroghe per i pazienti della cannabis terapeutica, grazie al Tavolo già esistente.

Il governo Meloni ignora il Tavolo dei pazienti, la piazza è con loro – Quest’ultimo si è riunito tre volte: dei primi due incontri esistono i verbali, del terzo no. L’ultima riunione è avvenuto il 25 maggio 2022: dalla nascita del governo Meloni, il nulla, nessuna convocazione. I componenti del Tavolo hanno spedito almeno due mail pec sollecitando un nuovo incontro, all’indirizzo del ministero della Sanità, Viminale, Trasporti e Giustizia. Nessuna risposta. Per farsi ascoltare, le associazione dei pazienti sono scese in piazza il 16 febbraio del 2023, davanti al ministero della Salute in viale Trastevere. “Non volevano neppure farci entrare al dicastero – ricorda Carlo Monaco, componente del tavolo tecnico – Ma la piazza si è riempita per via dei passanti incuriositi da manifestanti in carrozzina, in stampelle, con problemi fisici evidenti”. Solo allora è giunta luce verde per l’ingresso di una delegazione, ultimo contatto tra le istituzioni e i pazienti. “Abbiamo parlato con un dirigente medico che ci ha dato ragione su tutti i fronti – dice Monaco – ma l’unica soluzione offerta è stata l’invio di una mail”.

L’idea sul tavolo mai convocato: “Un green pass per chi ha la prescrizione” – Oltre al Codice della strada, i problemi per chi si cura con Thc e Cbd sono innumerevoli: ad esempio la terapia (costosa) rimborsata solo in certe Regioni, la folle burocrazia per la prescrizione e il ritiro in farmacia, la carenza cronica della medicina con i pazienti costretti sovente a comprare marijuana sul mercato nero. Ma il governo e Matteo Salvini hanno fatto orecchie da mercante. A 5 giorni dall’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, la folgorante illuminazione: tuteleremo chi si cura con la cannabis, forse con delle deroghe, ma solo dopo l’istituzione di un nuovo tavolo tecnico. Quello esistente invece ha già un’idea: una sorta di “green pass”, per gli automobilisti che assumono farmaci a base di stupefacenti. Matteo Salvini è invitato a discuterne, ma se preferisce allungare i tempi può sempre rinviare alla calende greche in attesa del nuovo organismo. Nel frattempo, il rischio del ritiro della patente penderà sulla testa di chi si cura con la cannabis terapeutica.

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