Un enorme e combattivo corteo ha percorso sabato 14 dicembre le vie di Roma. Era stato convocato da centinaia di associazioni, centri sociali, branche sindacali per protestare contro il disegno di legge 1660, impropriamente intitolato alla “sicurezza” che il governo Meloni intende far approvare da un Parlamento nel quale, al contrario che nel Paese, detiene una comoda maggioranza.
Fra i tanti interessanti interventi che si sono succeduti in itinere sul camion che precedeva il corteo, il più bello e significativo è stato quello di Adelmo Cervi, uno dei più importanti detentori della memoria storica dell’antifascismo che costituisce il vero patrimonio comune del popolo italiano, i cui figli migliori insorsero, ottant’anni fa circa contro gli occupanti tedeschi e i loro servi repubblicani, esercitando il loro diritto alla resistenza armata che a norma del diritto internazionale spetta sempre ai popoli oppressi (vedi oggi i Palestinesi contro il regime genocida israeliano e i Kurdi contro i jihadisti alimentati e manovrati e armati da Erdogan). Adelmo ha sottolineato i legami storici ed ideologici del fascismo d’antan con l’attuale governo delle destre. E in effetti, anche senza guardare album di famiglia ed alberi genealogici, basterebbe soffermarsi sui contenuti del disegno di legge per dedurne l’innegabile somiglianza.
Scopo fondamentale di ogni fascismo è sempre stata la soppressione del conflitto sociale per affermare il dominio e gli interessi della classe dominante. Tanto più ciò accade in un momenti, come l’attuale, segnato su scala mondiale dalla crisi di tale dominio, con l’emersione di un nuovo assetto internazionale multipolare che mandi finalmente in soffitta il potere imperiale degli Stati Uniti, all’ombra del quale si è consolidato il deleterio potere del capitale finanziario e delle lobby ad esso collegate che dettano legge in tutti i settori strategici, dagli armamenti all’energia, dagli alimenti ai medicinali. Il disegno di legge 1660 costituisce appunto uno strumento messo a punto nella prospettiva dell’approfondimento di questa crisi e della guerra che le classi dominanti occidentali preparano, come annunciato fra gli altri dal Segretario generale della Nato Rutte e dal suo subalterno, il Capo di stato maggiore dell’Esercito italiano generale Carmine Masiello.
Il disegno di legge è finalizzato a criminalizzare ogni lotta, anche se assolutamente pacifica e non violenta, ad aumentare in modo sproporzionato i poteri e le guarentigie della polizia, attratta in una sfera di vera e propria intangibilità, in contrasto coi più elementari principi dello Stato di diritto, e dei servizi segreti, cui viene riconosciuta una primazia senza precedenti con la possibilità di impartire direttive ad ogni settore dell’amministrazione pubblica e di infiltrarsi anche ai livelli direttive di ogni organizzazione terroristica. Una sorta di legittimazione postuma dello Stato delle stragi che ha funestato la nostra storia nazionale a cavallo degli Anni Settanta, da Piazza Fontana alla stazione di Bologna.
Un altro tratto distintivo del disegno di legge in questione è poi costituito dal suo innegabile razzismo istituzionale, con la sacralizzazione dei luoghi di detenzione amministrativa dei migranti e l’inutile crudeltà di negare a quelli ritenuti “irregolari” perfino la possibilità di telefonare. Si tratta insomma di un provvedimento destinato a solleticare le paure e i peggiori sentimenti di quella parte di società, sempre più minoritaria, che continua ad appoggiare il governo delle destre. Nulla di quanto è in esso contenuto serve invece a rafforzare la sicurezza in senso proprio, che è fatta di diritti, casa, istruzione, sanità, reddito, tutti settori pesantemente falcidiati per alimentare la guerra, i progetti demenziali di grandi opere come il Ponte sullo Stretto e il Tav, e ovviamente i privilegi della casta sempre più lontana dalla cittadinanza e dai suoi crescenti problemi quotidiani.
La grande manifestazione di sabato è servita per l’appunto ad esprimere, in modo ancora embrionale ma significativo, le potenzialità di un’opposizione a questo deplorevole stato di cose che travolga le esitazioni e le complicità della sedicente opposizione parlamentare, soprattutto del Pd, ancora in buona parte in preda alle lobby, all’atlantismo e alla funesta agenda Draghi. Risvegliare pienamente la società affinché scenda in lotta contro le destre e la finta opposizione è oggi possibile e va fatto anche nella prospettiva della primavera referendaria che ci attende sui temi dell’autonomia differenziata, del lavoro e della cittadinanza.
I prossimi mesi saranno decisivi per lo sviluppo e la vittoria di questa opposizione, fino all’auspicabile cacciata del governo Meloni, governo fascista e razzista dei padroni e della guerra. Ovviamente condizione irrinunciabile per il successo è l’unità fra partiti, sindacati e movimenti che facciano parte di questa opposizione reale.