Parlando al Comitato per gli Affari Esteri e la Difesa della Knesset a porte chiuse, il ministro ha confermato che l'intesa è sempre più vicina
Per la prima volta dall’inizio del conflitto a Gaza, tutte le parti sembrano guardare nella stessa direzione, quella di un cessate il fuoco di medio-lungo termine. Il primo passo pubblico è stato compiuto dagli Stati Uniti, con la scarcerazione anticipata di Mofid Abdul Qadir Meshaal, fratellastro del più noto ex leader politico di Hamas, Khaled […]
Per la prima volta dall’inizio del conflitto a Gaza, tutte le parti sembrano guardare nella stessa direzione, quella di un cessate il fuoco di medio-lungo termine. Il primo passo pubblico è stato compiuto dagli Stati Uniti, con la scarcerazione anticipata di Mofid Abdul Qadir Meshaal, fratellastro del più noto ex leader politico di Hamas, Khaled Meshaal. Il giorno dopo era stata Hamas, tramite un suo funzionario, ad aprire a una tregua “entro il 2024”, sollevando però dubbi sulla disponibilità di Israele. E lunedì è arrivata anche la risposta di Tel Aviv per bocca di una delle figure più radicali del governo Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz. A porte chiuse, ad alcuni deputati della Knesset l’esponente dell’esecutivo ha assicurato che il governo è più vicino che mai a un accordo per la liberazione degli ostaggi a Gaza.
Quali siano, nello specifico, i termini dell’intesa che appare sempre più imminente non è ancora chiaro. Di sicuro questa prevederà un cessate il fuoco a medio-lungo termine, la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e la contestuale scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi dai penitenziari israeliani. “Siamo più vicini che mai a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri”, sempre che il primo ministro israeliano “Netanyahu non ostacoli l’accordo”, ha ribadito un leader di Hamas in anonimato al giornale saudita Asharq News. La fonte ha spiegato che il partito armato palestinese ha presentato una proposta di accordo mostrando una “grande flessibilità” per arrivare a una “fine graduale della guerra e a un ritiro graduale delle forze israeliane in base a una tempistica condivisa e alle garanzie dei mediatori internazionali”.
Da Tel Aviv è arrivata poi la conferma, con le dichiarazioni di Katz, che le contrattazioni hanno imboccato la strada giusta. I commenti del ministro al Comitato per gli Affari Esteri e la Difesa della Knesset sono stati fatti a porte chiuse, ma le sue osservazioni sono state riprese dalla stampa ebraica. “Israele è più vicina che mai a un altro accordo sugli ostaggi”, ha dichiarato sottolineando che meno se ne parla e meglio è. Il ministro prevede che l’intesa sarà sostenuta dalla maggior parte della coalizione e non dovrebbe incontrare ostacoli interni. Katz sembra inoltre indicare che questo non includerà una sospensione a tempo indeterminato delle ostilità, come richiesto da Hamas: “C’è flessibilità dall’altra parte. Hanno capito che non metteremo fine alla guerra”.