Da molti giorni, imperversa la notizia dei quasi cinquecento casi e oltre trenta decessi riconducibili a una sconosciuta malattia della Repubblica Democratica del Congo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e molte istituzioni scientifiche coinvolte stentano a raccogliere informazioni o quanto meno a definire il contesto nel quale questa ‘malattia X’ si stia muovendo. È quindi necessario ottenere ulteriori dati o campioni (la zona coinvolta è difficile da raggiungere) quanto meno per arrivare a una classificazione del patogeno coinvolto.
Tra le frammentarie notizie pare plausibile una simultanea infezione, nei pazienti, di più agenti eziologici tra cui quello della malaria. La co-infezione con il Plasmodium, noto per causare anemia attraverso diversi meccanismi patogenetici (tra cui emolisi e disfunzione midollare), potrebbe spiegare la frequente presenza di quadri anemici nei pazienti con questa sindrome.
In un contesto come quello del Congo, dove la malaria è endemica, tale correlazione appare ancora più significativa, soprattutto in relazione alla vulnerabilità delle fasce pediatriche, che sono spesso le più colpite. Ma a questo potrebbe aggiungersi il coinvolgimento di uno o più patogeni respiratori: alcuni importanti sintomi di questa ‘malattia X’, infatti, sono associati a manifestazioni cliniche quali tosse, disturbi respiratori, cefalea e febbre. Molto probabile quindi che questa sindrome sconosciuta possa essere il risultato di un’interazione sinergica tra patogeni, che sfruttano un terreno biologico e immunitario compromesso da più infezioni concomitanti.
La storia delle malattie infettive è piena di casi di infezioni simultanee, che spesso vedono implicati virus, parassiti e batteri, nonché di virus difettivi che agevolano l’azione di patogeni secondari. E questo potrebbe essere un caso simile, ma fino all’identificazione della causa eziologica, punto di partenza per comprendere i meccanismi patologici, sarà difficile avanzare ipotesi o classificazioni.
Per quanto la situazione abbia preoccupato il Pianeta, la risposta più rapida alla domanda se siamo di fronte a una nuova pandemia può essere rassicurante, perché allo stato attuale delle cose i casi sono iniziati da oltre due mesi e il focolaio epidemico sembra essere circoscritto in una zona molto remota, scarsamente frequentata da turisti e da traffici commerciali. Nulla vieta però che possano verificarsi casi di importazione in Europa o in altre parti del mondo.
Possiamo senza dubbio affermare che questo emblematico esempio rappresenti come, in un contesto globale, la rapida comprensione delle interazioni tra patogeni e ospite, l’ecosistema nel quale avvengono e si muovono, nonché il ruolo dei fattori socioeconomici siano fondamentali per definire strategie di controllo e prevenzione efficaci.