Roma, 17 dic. (Adnkronos) - Ogni anno oltre 20 milioni di persone sono costrette a migrare all'interno dell’Africa a causa di conflitti, instabilità ed eventi climatici estremi. Lo afferma l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati. Nella Giornata Internazionale del Migrante che ricorre il 18 dicembre, promossa dalle Nazioni Unite dal 2003, ''il nostro compito, qui in Italia, è dare voce a storie come quella di Teresa per accendere i riflettori su un fenomeno spesso ignorato: la migrazione interna al continente africano'', ha affermato Guglielmo Micucci, direttore di Amref Italia. La storia citata da Micucci è quella di Teresa Ngongi, una madre sudsudanese che ha trovato rifugio in Uganda dopo un viaggio straziante. "Abbiamo camminato per una settimana intera, attraversando strade disseminate di corpi senza vita. Il rumore degli spari ci obbligava a nasconderci, a proteggere i nostri figli, sperando solo di arrivare vivi'', ha raccontato.
Il Sud Sudan, il più giovane Stato al mondo, è segnato da conflitti che dal 2013 hanno provocato centinaia di migliaia di morti e sfollato milioni di persone. La violenza etnica, le crisi politiche e l’instabilità economica hanno costretto milioni di persone a lasciare il Paese. Su una popolazione di 11 milioni di abitanti, 2,2 milioni si sono spostati all'interno del Paese per cercare migliori condizioni, altri 2,3 milioni hanno raggiunto gli Stati confinanti. L'Uganda è uno di questi. Ospita oltre 1,5 milioni di migranti ed è uno dei principali Paesi di accoglienza in Africa e nel mondo, ha adottato una politica inclusiva per i rifugiati.
Secondo il World Migration Report 2024 dell'Unhcr, più della metà di coloro che trovano riparo in Uganda proviene dal Sud Sudan, affrontando viaggi estremamente pericolosi e traumatici per raggiungere la sicurezza. Per il Global Trends Report 2023 dell'Unhcr, la migrazione interna al continente africano è un fenomeno che coinvolge 20 milioni di persone ogni anno e la crisi in Sud Sudan ne è un esempio emblematico. Tra coloro che cercano un futuro migliore, molti finiscono per stabilirsi nei campi per migranti in Uganda, dove la speranza si intreccia con la sfida della sopravvivenza quotidiana. Teresa Ngongi è una di queste persone.
Fuggita dal Sud Sudan con i suoi figli, ricorda la disperazione di quel viaggio: "I bambini piangevano, correvamo tra i cespugli per nasconderci. Arrivare in Uganda è stato un miracolo. Ora almeno possiamo accedere ai servizi sanitari di base, ma la strada è ancora lunga". Nel Rhino Camp, dove vive, Teresa è una delle tante donne che trovano speranza e cure grazie al centro sanitario Ofua 6, gestito da Amref nell’ambito del progetto Scorep+, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Un’altra storia di resilienza è quella di Nema Tabu, 35 anni, migrante sudsudanese e volontaria sanitaria presso il Rhino Camp. Arrivata in Uganda nel 2016, Nema è stata scelta dai leader della comunità come membro del Village Health Team, ruolo cruciale per garantire assistenza sanitaria sul territorio.
Grazie alla formazione ricevuta da Amref, Nema fornisce vaccini, supporto per le cure prenatali e monitora malattie come malaria e polmonite nei bambini sotto i cinque anni. "Quando siamo arrivati qui, ci hanno dato un pezzo di terra e alcune risorse per iniziare una nuova vita. Con il supporto di Amref, possiamo garantire alle mamme un parto assistito e sicuro - riducendo notevolmente il tasso di mortalità materna - e a ogni bambino possiamo garantire le cure necessarie," racconta Nema, che con il suo lavoro ha contribuito a ridurre drasticamente la necessità di viaggi lunghi e pericolosi verso le strutture sanitarie che si trovano a grande distanza dal Camp.
Amref Health Africa - la più grande ong sanitaria operante nel continente dal 1957 - con il progetto Scorep+ ha trasformato il centro sanitario 'Ofua 6' in un punto di riferimento per oltre 20.000 persone. I risultati sono tangibili: più di 5.000 pazienti hanno ricevuto cure nell’ultimo trimestre, 300 donne hanno beneficiato di cure prenatali, 200 bambini sono stati vaccinati, e 20 operatori sanitari comunitari sono stati formati, rafforzando l’assistenza sul territorio. Tuttavia, rimangono criticità come la mancanza di una sala parto completamente attrezzata.
''Quando si parla di migrazioni, il pensiero va spesso alle storie strazianti delle traversate del Mediterraneo verso l'Italia, come ciò che è accaduto alla bambina ritrovata sola in mezzo al mare circa una settimana fa. Tuttavia'', afferma Micucci. ''La maggior parte dei migranti rimane all’interno del continente africano, affrontando viaggi altrettanto disumani. La migrazione interna in Africa rivela una realtà complessa, fatta di sofferenza, resistenza e coraggio, che troppo spesso passa inosservata nel dibattito globale. Le storie come quelle di Teresa e Nema sono un esempio di speranza e determinazione, ma ci ricordano anche la necessità di garantire il diritto a una vita dignitosa, sia per chi desidera restare nella propria terra sia per chi cerca sicurezza e opportunità altrove'', aggiunge.
L’Uganda, pur accogliendo oltre un milione di migranti - moltissimi accolti nei distretti di Terego e Madi-Okolo - deve fare i conti con risorse limitate e infrastrutture precarie. In questa sfida, progetti come Scorep+ non solo garantiscono servizi essenziali, ma costruiscono un modello di solidarietà e cooperazione tra comunità migranti e ospitanti. Ogni storia raccontata in questa giornata ci ricorda che la migrazione non è solo un fenomeno, ma un intreccio di vite, sfide e aspirazioni. Guardando a questi volti e alle loro battaglie, emerge con forza l’urgenza di un impegno condiviso per garantire dignità, salute e futuro a chi è costretto a lasciare la propria terra.