Intelligenza artificiale e mercato. Futuro in movimento e oggettività dei numeri. Mentre il Governo discute ancora una manovra dove l’auto e le sue esigenze non sembrano esattamente essere al centro dell’attenzione, con l’esclusione del caso Stellantis oggetto di un tavolo di lavoro dedicato, fuori si cerca di trovare soluzioni, proporre idee fotografando una realtà che va in direzione diversa da quella che si pensava.
Un paradosso evidenziato con grande chiarezza dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School presentata lunedì e intitolata ’Dall’Automobile Sapiens, all’Automobilista Sapiens”. Le cui conclusioni sono state così sintetizzate: “L’Automobile Sapiens piace agli Italiani: sarà la regina del mercato”.
Sicuramente sarà così, ma in quale mercato? E soprattutto, quando? Perché prima di entrare nel dettaglio della ricerca molto interessante non si può non sottolineare come il panorama rappresentato da Michele Crisci, Presidente UNRAE – l’associazione che raggruppa i costruttori esteri che operano in Italia – ancora non offra alcuna certezza, anzi sa tanto di quella precarietà che non giova a nessuno, a cominciare da chi le macchine le deve acquistare: i cittadini.
E infatti Crisci nel suo intervento ha sostenuto come per l’automotive in Italia “ci voglia un piano triennale, almeno, di incentivazione. Bisogna partire dalla leva fiscale che da molto tempo stiamo chiedendo al Governo di rivedere: mi riferisco alla detrazione dell’Iva e alla deduzione dei costi sulle auto aziendali, credo che sia fondamentale. Siamo convinti che mercato e produzione non possano andare distinti. Noi riteniamo che andare a incentivare la produzione, sia di auto sia di componentistica, sia importante ma non si può prescindere dal continuare ad avere un mercato in salute, quindi abbandonare l’incentivazione del mercato è un errore”.
Un’opinione comprensibile, tanto più se si prende in considerazione l’attuale momento del mercato: “Sicuramente la situazione che stiamo vivendo in Italia, in Europa e nel mondo è molto delicata: fa parte della transizione energetica e quindi era assolutamente prevedibile. A maggior ragione, bisogna garantire uno sviluppo dell’automotive nel senso corretto e quindi andare verso la decarbonizzazione in modo molto chiaro, ma in modo sostenibile economicamente e socialmente. E per fare ciò dobbiamo investire molto sull’intelligenza artificiale, sui software e sull’elettrificazione che sarà basilare per mantenere l’energia di cui le auto avranno bisogno in futuro”.
Poi l’appello finale: «Chiaramente c’è bisogno di regole certe, c’è bisogno di smettere di discutere e di iniziare a intraprendere azioni strategiche certe per i prossimi 10 anni».
E poi passiamo a Sua Maestà l’Intelligenza Artificiale (nella foto, l’interpretazione futuristica di Mercedes). Lo studio, come sempre approfondito e interessante realizzato dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School diretto dal collega e prof. Fabio Orecchini ordinario all’Università Guglielmo Marconi di Roma, rileva infatti una crescita sostanziale dell’utilizzo dell’AI nell’automotive, a partire dai nuovi sistemi di sicurezza. E questo si tradurrà in un sensibile aumento del giro d’affari per i sistemi del settore In-Cabin Sensing attualmente valutabile intorno ai 2,5 miliardi di dollari, fino ai 6-8 miliardi entro il 2030, anche sotto la spinta di standard di omologazione sempre più severi.
Di fatto, in questi ultimi anni, anche grazie all’arrivo sul mercato dei modelli 100% elettrici, la tecnologia digitale ha fatto progressi da gigante nelle automobili. Allo stato attuale sono undici i modelli “software defined vehicle” (SDV) già in vendita e almeno altri diciotto che debutteranno nei prossimi due anni, di cui ben 12 solo nel 2025. Ben 38 marchi hanno un sistema di riconoscimento vocale proprietario, 13 consento l’accesso ad Alexa e ai suoi sistemi, tutti o quasi prevedono google assistance e siri, 14 dispongono di ChatGPT e 4 addirittura hanno anche un Avatar come intermediario – personalizzabile e umanizzato – con il conducente.
Nella ricerca, in particolare, l’intelligenza artificiale (AI) è percepita come una tecnologia rivoluzionaria e molto utile, soprattutto per migliorare la sicurezza, la vita a bordo e il rapporto tra macchina e uomo. Dalle interviste realizzate attraverso una piattaforma online su un campione di adulti di età compresa tra i 18 e i 60 anni, risulta infatti che più della metà dei potenziali utilizzatori si sente già un automobilista “sapiens” ed è dunque pronto a mettersi al volante di un’auto guidata e assistita dall’intelligenza artificiale.
Dubbi emergono sui possibili costi imprevisti e sulla delega completa per ogni decisione, ma l’AI è ritenuta una tecnologia rivoluzionaria ed è percepita come familiare e facile da usare. L’intenzione di utilizzo è manifestata da parte del 55,2% degli intervistati, mentre il 67,9% ha espresso un livello di familiarità medio-alto e otto su dieci (75,8%) hanno definito la tecnologia come altamente innovativa. La sicurezza emerge come un aspetto convincente, con il 53,5% di fiducia nella capacità di prevenire incidenti e il 62,3% di tranquillità sul fatto che l”automobile sapiens’ sia progettata per evitare collisioni. Sono invece stati espressi molti dubbi (83,2%) legati al possibile alto costo di manutenzione e aggiornamento in caso di problemi tecnici o vulnerabilità informatiche. Riguardo alla delega totale dal punto di vista decisionale – ciò che accade nelle auto a guida totalmente automatizzata – solo il 28% degli interpellati si è detto favorevole.
Ma il vero problema è un altro, come dimostrano i dati relativi alle emissioni di CO2 delle BIG TECH, cioè Apple, Google, Amazon, Facebook, Microsoft e Nvidia: i loro consumi sono aumentati dal 30 al 50% dal 2019 ad oggi (parliamo di 130,1 milioni di tonnellate più della Repubblica Ceca (oltre a 91 milioni di di MWh come energia, più di Belgio e Cile) e la prospettiva al 2030 è ancora più preoccupante, visto la velocità con cui aumenta la capacità di calcolo. Si parla infatti di 2,5 miliardi di tonnellate di CO2.
Ricapitolando: l’elettrico serve in teoria per far diminuire le emissioni e avere aria più pulita, l’IA è la digitalizzazione indispensabile per l’elettrificazione ma produce ancora più CO2. Come se ne esce?