L’accordo tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi del 7 ottobre sarebbe vicino. Dopo oltre un anno di guerra e settimane di stallo inframmezzate da improvvise accelerazioni, un alto funzionario palestinese coinvolto nei negoziati indirettamente ha detto alla Bbc che i colloqui si trovano in una “fase decisiva e finale”. Il funzionario ha delineato un piano in tre fasi che prevede il rilascio, entro i primi 45 giorni, dei civili e delle soldatesse tenuti prigionieri nell’enclave, e il ritiro delle forze israeliane dai centri urbani, dalla strada costiera e dalla striscia di terra strategica lungo il confine con l’Egitto. Gli sfollati potrebbero poi fare ritorno nel nord della Striscia. Una seconda fase comporta la liberazione degli ostaggi rimasti e il ritiro delle truppe, prima che la terza fase ponga fine alla guerra.
Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che l’accordo è “vicino“. “Crediamo – e gli israeliani lo hanno detto – che ci stiamo avvicinando ma siamo anche cauti nel nostro ottimismo”, ha detto il funzionario in un’intervista a Fox News. “Siamo già stati in questa posizione e non siamo riusciti ad arrivare al traguardo”, ha precisato. Anche l’organizzazione al potere nella Striscia professa ottimismo: “Hamas afferma che, alla luce delle discussioni serie e positive che si stanno svolgendo oggi a Doha sotto gli auspici dei nostri fratelli qatarioti ed egiziani, è possibile raggiungere un accordo per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri se l’occupazione smette di imporre nuove condizioni”, si legge in un comunicato.
Un piccolo giallo riguarda Benjamin Netanyahu: ieri è stata annullata l’udienza in cui oggi il premier israeliano avrebbe dovuto testimoniare a Tel Aviv nel processo per corruzione a suo carico. L’agenzia Reuters e i media israeliani riferiscono che il primo ministro è in viaggio verso il Cairo per i colloqui di pace, ma il portavoce Omer Dostri ha dichiarato che Netanyahu al momento non si trova nella capitale egiziana, anche se non ha negato che sia in viaggio. “Contrariamente all’ondata di voci, il primo ministro Netanyahu non è al Cairo, e non ci sono novità riguardo a Eli Cohen”, ha twittato, smentendo anche quanto circolato sui social secondo cui i resti dell’ex spia Eli Cohen sarebbero stati rimpatriati dalla Siria. “Una fonte egiziana informata ha smentito quanto affermato da alcune notizie di media riguardo una prossima visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Cairo”, scrive dal canto suo il sito di Skynews Arabia.
Di certo in giornata Netanyahu si è recato sulle alture del Golan insieme al ministro della Difesa Israel Katz, il capo di Stato Maggiore delle Idf, Herzi Halevi, il capo dello Shin Bet Ronen Bar e il capo del Comando Settentrionale, maggior generale Uri Gordin: “Il vertice del monte Hermon è l’occhio dello Stato d’Israele per identificare le minacce vicine e lontane – ha detto il capo della Difesa -. Qui a destra vediamo Hezbollah in Libano, a sinistra Damasco e sul lato opposto lo Stato di Israele. Le IDF sono qui per proteggere gli insediamenti delle alture del Golan e i cittadini dello Stato di Israele da qualsiasi minaccia, dal luogo più importante che può essere fatto”.