“Siamo un cinema, non una fortezza. Non possiamo correre rischi con la sicurezza del nostro personale e del nostro pubblico” ha affermato Frédéric Bonnaud, direttore della Cinémathèque
La Cinématèque Francaise ha annullato la proiezione di Ultimo tango a Parigi. Il film di Bernardo Bertolucci con la celebre sequenza della sodomia forzata di Marlon Brando a Maria Schneider torna a far discutere. Erano giorni che nel 12esimo arrondissement parigino qualcosa bolliva in pentola. Sui profili social della storica cineteca di Parigi erano state tante le avvisaglie attorno alla proiezione che si sarebbe dovuta tenere domenica 15 dicembre alle ore 20. Raccomandazioni organizzative, consigli per la visione e infine l’annullamento. Dall’organizzazione della celebre istituzione simbolo di cinefilia e libertà di espressione per l’intero mondo dell’arte si è parlato addirittura di vere e proprie, addirittura insostenibili, minacce.
“Siamo un cinema, non una fortezza. Non possiamo correre rischi con la sicurezza del nostro personale e del nostro pubblico”, ha affermato Frédéric Bonnaud, direttore della Cinémathèque. “Individui violenti avevano iniziato a minacciare in maniera seria organizzatori e spettatori. Tenere in cartellone questa proiezione e questo dibattito rappresentava un rischio del tutto sproporzionato. Quindi, abbiamo dovuto lasciar perdere”. Insomma, l’ennesima replica di Ultimo tango a Parigi, il film del 1972 diretto da Bernardo Bertolucci, avrebbe dovuto essere proiettata domenica sera come parte di una retrospettiva su Marlon Brando.
Il film esplora la relazione tra un americano vedovo a Parigi, interpretato da Brando, e una donna molto più giovane, interpretata da Schneider. La scena dello stupro era simulata, ma Schneider, che all’epoca aveva 19 anni, ha detto in seguito che l’aveva percepita come una violazione, perché le era stata rivolta senza preavviso o preparazione. Le sue accuse erano state mosse per la prima volta negli anni ’70, ma erano state ampiamente ignorate. Quattro anni prima di morire nel 2007, Schneider affermò di essersi sentita “un po’ violentata sia da Marlon che da Bertolucci”. Disse poi che il film le aveva distrutto la vita e l’aveva spinta ad anni di abuso di droga.
Bertolucci rispose alle accuse insistendo sul fatto che la scena non era stata improvvisata il giorno delle riprese, ma riconoscendo che Schneider non era stata informata. Il regista ha ammesso di aver preso una “decisione artistica” di non dirglielo per catturare la sua reazione. “Mi sento in colpa, ma non me ne pento”, spiegò l’autore di Novecento. Judith Godrèche, attrice e figura di spicco del movimento francese #MeToo, aveva criticato la decisione della Cinémathèque di proiettare il film senza fornirne il contesto agli spettatori. “È tempo di svegliarsi, cara Cinémathèque, e di restituire umanità a un attore diciannovenne comportandosi in modo umano”, aveva scritto la Godrèche sul suo account Instagram. I critici avevano anche attaccato la tempistica della proiezione, che sarebbe avvenuta verso la fine del processo al regista Christophe Ruggia, accusato di aver adescato e abusato sessualmente di Adèle Haenel durante e dopo le riprese del suo film del 2002 Les Diables (I diavoli) quando aveva 12 anni. Ruggia ha definito le accuse “pure bugie”. Un dato curioso. Il 28 e il 29 novembre scorsi al Torino Film Festival diretto da Giulio Base Ultimo tanto a Parigi era stato proiettato in una identica retrospettiva dedicata proprio a Brando, senza che alcuna manifestazione di dissenso o minaccia venisse rivolta agli organizzatori del festival.