La notte porta riformulazioni, e così in legge di Bilancio sta per arrivare l’emendamento a favore all’Enel (gruppo controllato al 30% dallo Stato, ndr) pagato con i soldi delle bollette: “Per le concessioni di distribuzione è finita che vogliono prorogarle a vent’anni, adesso vado a lavarmi nel lavandino della Camera, sono distrutto”, dice Marco Grimaldi di Avs alle nove del mattino. La seduta della commissione Bilancio partita alle 2 di notte e arrivata a questa mattina è stata solo il primo round: nel pomeriggio i commissari dovranno votare la proposta dei relatori 7.039 che dopo giorni di dibattito da addetti ai lavori darà il via libera alla estensione delle concessioni, non più a 40 come voleva la prima versione ma a 20 anni, con la previsione di investimenti che come sempre ricadranno sui consumatori.

L’Enel detiene quasi il 90% della rete, e secondo la legge Bersani del 1999, le gare per la riassegnazione sarebbero dovute ripartire nel 2025 per concludersi nel 2030. L’a.d. Flavio Cattaneo alla presentazione del piano strategico in una villa storica di Milano esattamente un mese fa aveva anticipato: “Aspettiamo di trovare un accordo con il governo che ci comunque possa permettere di rinnovare le concessioni, anche in maniera onerosa, per potenziare queste reti”, facendo intendere che la società fosse pronta a uno sforzo pur di mantenere l’asset centrale per la società. L’accordo è arrivato.

Nel testo finale che adesso attende il voto, si legge che gli operatori delle reti di distribuzione (oltre Enel, A2a e AReti) dovranno presentare dei piani straordinari di investimento, da sottoporre all’approvazione da parte del ministero dell’Ambiente, sentita l’Autorità per l’energia. Sulla base dei nuovi piani sarà consentita l’estensione delle concessioni per la durata degli investimenti e comunque “per un massimo di 20 anni”.

I soldi che ci dovrà mettere Enel in questo sforzo apparentemente straordinario saranno comunque riconosciuti come sempre nella remunerazione dell’Autorità dell’energia e saranno pagati con le bollette: “Gli oneri di cui al primo periodo sono computati dall’Arera nel capitale investito ai fini del riconoscimento degli ammortamenti e della remunerazione attraverso l’applicazione del tasso definito per gli investimenti nella distribuzione elettrica”. Ovvero negli oneri di distribuzione.

Per il favore, Enel dovrà far fronte a un adeguamento degli oneri concessori, e le eventuali maggiori entrate che ne deriveranno confluiranno in un fondo del ministero dell’Economia per la riduzione delle bollette. In pratica da Enel a Enel. I piani di investimento devono ancora essere presentati, e Staffetta quotidiana, testata specializzata che per prima ha lanciato l’allarme lo scorso fine settimana, ha definito ieri la scelta un “prelievo fiscale surrettizio”.

Per le opposizioni la cosa avrebbe dovuto essere discussa più a lungo, la capogruppo del Pd, Chiara Braga, ha chiesto il ritiro; il Movimento 5 Stelle ha presentato un subemendamento per porre un limite alla durata, ed Elena Pavanelli ha specificato: “Un’esagerazione: può una proroga buttare la palla in avanti di quasi mezzo secolo?”. Questo escamotage “è la tomba della concorrenza, ma che soprattutto nulla c’azzecca con la legge di Bilancio”. Critico già ieri anche Grimaldi: “Non vogliono mettere un euro sulla sanità. È indecente, mentre aumentano stipendi ai ministri o prorogano per 40 anni le concessioni senza gare”.

Nel suk legge di bilancio alla fine si è arrivati a 20, ma il Pd ha già risposto al IlFatto.it che non lo voterà comunque. I sindacati hanno invece dato il loro endorsement sullo spostamento delle gare ieri pomeriggio, con una nota di Ilvo Sorrentino (Filctem-Cgil), Amedeo Testa (Flaei-Cisl) e Marco Pantò (Uiltec-Uil): “Un segnale importante che va raccolto, senza trascurare il mantenimento e lo sviluppo dell’occupazione”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Manovra: fondi per oratori e gare ciclistiche, Ires premiale (non per tutti) e straordinari detassati per gli infermieri. Le novità

next