Il ricercatore del Cnr: "In Italia continuiamo a parlare di maltempo, quando abbiamo avuto l'anno peggiore di sempre. Il futuro? Le comunità energetiche, ma la burocrazia vuole i cittadini dipendenti"
Da un lato, l’anno più caldo di sempre, segnato da eventi estremi imprevedibili, come la nuova alluvione in Romagna; dall’altro, l’informazione che continua a non legare gli effetti alle cause e ad usare diciture sbagliate – come “maltempo”; e una politica che non guarda al futuro, ma alle prossime elezioni, mentre in Europa in Green […]
Da un lato, l’anno più caldo di sempre, segnato da eventi estremi imprevedibili, come la nuova alluvione in Romagna; dall’altro, l’informazione che continua a non legare gli effetti alle cause e ad usare diciture sbagliate – come “maltempo”; e una politica che non guarda al futuro, ma alle prossime elezioni, mentre in Europa in Green Deal mostra drammatici cedimenti. Non è quadro a tinte allegre quello che dipinge Antonello Pasini, fisico del clima del CNR, che pure ammette che le persone hanno maggiore consapevolezza della crisi ambientale. Una strada da percorrere, spiega, sarebbe quella di superare un’economia incentrata sull’ego e andare verso l’economia intesa come “casa comune” e in particolare verso le comunità energetiche. Che però, ancora, sono frenate da lacci di ogni tipo e burocrazia.
Prof. Pasini, che bilancio possiamo fare, dal punto di vista climatico, del 2024?
Il 2024 viene dopo il 2023, che è stato un anno record in cui è arrivato El Niño, i cui effetti sono proseguiti per i primi mesi del 2024; il 2024 all’inizio è stato infatti, a livello di temperatura, sempre sopra il 2023; solo da qualche mese a questa parte siamo al secondo posto, ma in ogni caso il 2024 sarà l’anno più caldo della storia e da quando abbiamo rilevazioni. Infatti, anche quando si scaldano i mari e la CO2 continua ad accumularsi in atmosfera, la temperatura non aumenta in modo graduale ma “a scalini”. Con eventi naturali come El Niño la temperatura fa un salto, poi resta sullo stesso livello per qualche tempo fino al successivo scalino.
La causa del riscaldamento resta comunque di origine antropica?
Assolutamente sì, anche se la variabilità nel riscaldamento da un anno all’altro può essere in parte pilotata da questi effetti naturali. Il problema vero è che la nostra tendenza all’aumento continuo di gas serra rende la concentrazione di CO2 sempre più importante.
Quest’anno l’Italia è stata spaccata da piogge fortissime al nord, siccità grave al sud.
Non solo abbiamo avuto un anno molto caldo, ma dal punto di vista degli eventi estremi purtroppo non ci siamo fatti mancare nulla. Credevamo che l’alluvione in Romagna nel 2023 fosse un caso isolato – in genere eventi simili hanno un tempo di ritorno più che secolare – invece ha colpito un’altra volta gli stessi luoghi. Ormai comunque tutta l’Italia è preda degli anticicloni africani, il problema è che al sud rimangono di più e quindi sono sotto la cappa del caldo e della siccità, al nord spesso e volentieri si ritirano e quando lo fanno entrano correnti fredde, che creano un contrasto termico molto forte, producendo appunto disastri.
Secondo lei questo ha portato almeno più consapevolezza?
Credo di sì, perché se fino a qualche anno fa il cambiamento climatico era considerato ancora qualcosa che riguardava le future generazioni, ormai tutti sanno che è qui e ora. Certo i media non aiutano, continuano a parlare di maltempo, a non legare questi effetti alle cause e ciò è deleterio. Non possiamo più far passare il concetto che siamo di fronte a una natura matrigna rispetto alla quale non possiamo far nulla se non difenderci, le cause del cambiamento sono principalmente le nostre e quindi possiamo agire su di esse per limitarne gli effetti. Però ci sono elementi che destano preoccupazione.
Quali?
Il ridimensionamento del Green Deal europeo. Ricordo, a suo tempo, che quando l’Europa si mise su questa strada fui quasi emozionato, commosso, era la prima volta che un insieme di Paesi si metteva a fare quello che diciamo da decenni. Oggi vedere che questa punta di diamante comincia a vacillare è preoccupante. D’altronde, anche guardarsi in giro per il mondo, basti pensare a Trump, non è rassicurante. Forse bisogna guardare con fiducia alla Cina, anzi credo che sia ora di smettere di dire che noi facciamo solo l’8% delle emissioni e che è tutta colpa della Cina che ci fa perdere mercato. Pechino si è buttata a capofitto sulle rinnovabili, oltre il 50% dei pannelli fotovoltaici viene prodotto da loro, l’anno scorso è triplicata la potenza mondiale dell’eolico offshore perché era quasi tutta cinese, insomma hanno capito che questo è il futuro, lo hanno pianificato e ora sono leader. E chi si mette per primo su questi fronti ha anche dei vantaggi competitivi, ovviamente.
In Europa invece stiamo tornando indietro anche sull’auto elettrica.
Purtroppo, siamo legati a lobby che stanno facendo con l’automotive una battaglia di retroguardia; come quelli climatici, anche i sistemi economici sono complessi e quando superano determinate soglie si mettono su un equilibrio nuovo. In altre parole, nel momento in cui si raggiungerà la parità di prezzo, quando tutto ciò che è elettrico diventerà più conveniente rispetto alla mobilità a motore endotermico, chi rema contro non potrà più farlo.
E anche i media, come diceva prima, dovrebbero cambiare. Non ha visto miglioramenti negli ultimi mesi?
Nel luglio 2023 scrivemmo una lettera ai media di cui ero primo firmatario. Parlavamo della definizione sbagliata di maltempo, invitavamo a legare le cause agli effetti, ma tutto questo, mi pare, è stato ottenebrato.
Qualche luce, in tante ombre?
Ho visto che si stanno moltiplicando le iniziative per fare le comunità energetiche, ma anche qui ci sono dei lacci burocratici incredibili, sembra proprio che la burocrazia remi contro, che non si vogliano rendere le persone indipendenti dal punto di vista energetico. Fare comunità è importante sotto tanti punti di vista, in questo mondo in cui siamo dominati dalla egonomia, dall’economia dell’io, il profitto per sé stessi; ecco, dovremmo andare vero l’economia nel senso etimologico di “casa comune”.
Cos’altro in conclusione, dovrebbe cambiare?
Anche dal punto di vista della visione del mondo, dobbiamo cominciare a renderci conto che non siamo i padroni della natura, ma che siamo un nodo della rete di relazioni con la natura, come dice Papa Francesco. Il concetto di ecologia integrale da questo punto di vista è molto importante, perché effettivamente la salute nostra è quella del Pianeta. Una lezione che dovremmo imparare rapidamente. E soprattutto definitivamente.