di Paolo

L’attacco sguainato della presidente del Consiglio al M5S mi ha dato l’impressione di una reazione istintiva e virulenta, non così distante dal normale eloquio in punta di forchetta alla quale ci ha abituati, ma indubbiamente le è stato colpito un nervo scoperto. C’era dell’imbarazzo per la scelta d’innalzare lo stipendio dei ministri non parlamentari, e lo dimostra l’origine fumosa di tale documento, per quel che ho capito. Son gente così, mettono la faccia sui manifesti, ma poi si dissolvono in Parlamento come l’Alka-Seltzer.

E’ interessante notare due cose: non c’era disagio nell’emendamento in sé, quanto nel fatto che fosse balzato agli onori della cronaca; la premier non lo ha comunque difeso e ha concordato con il ritirarlo. Perché? Ha rinfacciato al M5S un contratto di comunicazione ad una persona come Beppe Grillo, questo Nosferatu dai riccioli grigi che ultimamente agita le notti dei partiti, neanche fosse la fine dell’illibata legislatura. Per quanto questo non sia certo il periodo di massima popolarità dell’ex-garante M5S, non è certo paragonabile al noto imprenditore, entrato in politica per piegare il Parlamento al servizio delle sue aziende e impegnarlo a risolvere i suoi tanti guai giudiziari; se così fosse, l’ultima cosa che farebbe la destra è farne una ferita su cui gettare sale, ma bensì una rockstar a cui gettar le mutande.

Tornando alla premier, rimane il quesito di base: perché ritirare l’emendamento? Magari il pensiero di aumentare lo stipendio a pochi per quanto non cambierebbe le sorti dei molti, è comunque considerato pubblicità indesiderata e in politica le cattive pubblicità esistono eccome. Si è detto quindi per evitare polemiche, ma dal mio punto di vista questa non è una risposta, ma una fuga dal più semplice concetto di giusto e sbagliato. E’ forse la natura quantistica della politica che le da la possibilità di agire in uno stato di sovrapposizione, una condizione che rappresenta contemporaneamente vero e falso, giusto e sbagliato? No, credo si tratti della meno scientifica paraculaggine. Quando la strategia elettorale prende il posto della coscienza, non si fa una cosa perché è giusta, ma per impedire che l’avversario ne tragga vantaggio.

D’altro canto, per quanto Giuseppe Conte abbia giustamente rammentato che i parlamentari M5S si tagliano lo stipendio da anni, ricordo che se la premier ha potuto aggrapparsi alla ridicola accusa su Grillo è perché a fornire l’assist ci ha pensato lo stesso partito da lui fondato. Se la questione si fosse risolta in maniera meno tragicomica, si sarebbe evitato d’offrire l’ennesima apertura o forse nel nuovo corso nessuno ha pensato che impalando simbolicamente il proprio fondatore in piazza, magari oltre a non fare una figura idilliaca, anche l’avversario avrebbe potuto approfittarne?

Certo, anche Grillo parecchio tempo fa, fece un video contro Conte, dando la possibilità alla leader di FdI di giocare di comunicazione, affermando che non credeva nelle capacità di Conte, ma ce lo propinava come candidato premier. Si vede che nel M5S vecchio e nuovo il masochismo è un totem più inviolabile della regola dei due mandati. Mentre il nostro capo di governo farfugliava di voodoo e macumbe, nessuno ha avuto la bontà d’avvertirla che le bambole ai posti di governo le ha piazzate lei e si infilzano gli spilli da sé con la loro “disinvoltura”, lo dicono gli scandali, non le macumbe.

Quale è la morale di questo guazzabuglio parlamentare? Alla fine da quel che sembra almeno i rimborsi li hanno ottenuti e che si parli di ministri non parlamentari, professionalità più disparate e filosofiche teorie su quanto debbano essere remunerati, tutto si riduce ad una manina che ha il potere di cambiare le sorti di tutti ma che non si comprende mai a chi appartenga. Una manina che perdura in ogni governo, che non ha mai un’identità certa, ma che non spiace mai a nessuno. Suggerisco un nome noto nel Signore degli Anelli: “la Bianca Mano”.

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