"Non so chi abbia firmato o pagato la quota della tessera, ma qualcuno ha usato i suoi dati", denuncia la donna
Uscire da mesi di coma in ospedale e ritrovarsi iscritti al Partito democratico. È successo a un uomo residente a San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino: a denunciare il caso è stata la moglie, scoprendo per caso che il marito risultava tesserato in una data in cui non avrebbe mai potuto farlo, in […]
Uscire da mesi di coma in ospedale e ritrovarsi iscritti al Partito democratico. È successo a un uomo residente a San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino: a denunciare il caso è stata la moglie, scoprendo per caso che il marito risultava tesserato in una data in cui non avrebbe mai potuto farlo, in quanto ricoverato in condizioni gravi. A riportare la vicenda è la Gazzetta del Mezzogiorno. Non è la prima volta che si verificano episodi del genere: già nel novembre 2021, sotto la segreteria di Enrico Letta, il Pd aveva sospeso oltre 2.500 richieste di adesione nella Federazione di Avellino, riscontrando “una serie di anomalie nel tesseramento sulla piattaforma online”.
“Mio marito non ha potuto firmare la tessera Pd perché, nella fase del tesseramento, era ricoverato in ospedale”, racconta la donna alla Gazzetta. “È stato due mesi in coma per un attacco cerebrale e poi trasferito in una clinica riabilitativa. Non so chi abbia firmato o pagato la quota della tessera, ma qualcuno, per tornaconto politico, ha usato i suoi dati. Quando l’ho scoperto, ho chiesto spiegazioni al segretario del circolo Pd. Mi ha confermato che mio marito risultava tesserato, dicendomi prima che il nome era stato segnalato dal sindaco, salvo poi ritrattare e affermare che i nomi erano stati ripresi da vecchie liste senza alcuna volontà esplicita. Alla fine mi hanno proposto di chiudere la vicenda con una telefonata amicale di scuse, ma io non so che farmene delle scuse: hanno invaso la nostra sfera privata”, denuncia.
“Ci siamo sentiti usati. Pensavano di avere campo libero perché mio marito non poteva opporsi e perché, essendo io straniera, credevano che non mi sarei interessata alla questione. Ma non è così. Ho chiesto chiarezza per difendere la libertà di espressione di mio marito, ma ancora oggi non ho ricevuto risposte”, racconta ancora la moglie. Che è sicura: “Quello di mio marito non è un caso isolato. Anche una mia amica è stata iscritta assieme ai suoi due fratelli, a sua insaputa. E non solo. Credo che ormai siamo alla frutta, perché per interesse politico non ci si ferma nemmeno di fronte alle difficoltà gravi di una famiglia”.