Addio al laboratorio notturno, alle levatacce e alle giornate infinite tra farina e zucchero. A Milano, anche il pasticcere scopre lo smartworking. Davide Bernasconi, erede della storica pasticceria San Gregorio, ha deciso di chiudere il negozio dopo 62 anni di attività, ma non di abbandonare l’arte di famiglia. “Chi ha detto che il pasticcere non si può fare anche in smartworking?”, provoca il giovane imprenditore, che, a causa dei costi di gestione stellari, ha deciso di raccogliere ordini online e gestire la logistica da remoto. “Affitto quadruplicato, luce triplicata, burro e materia prima più che raddoppiata”, spiega in un post su Instagram. “La Pasticceria San Gregorio chiude per un aumento di affitto ormai divenuto insostenibile o comunque eccessivo, tale da non poterci permettere un giorno di chiusura o orari ridotti”.
E così, ecco l’idea perfetta: continuare l’attività, ma senza il negozio fisico. “Con il buio e al mattino presto voglio stare a casa con mia moglie… che senso ha aprire in quelle ore? Si fanno 40 euro a dire tanto. Non voglio penalizzare la mia sfera personale per il lavoro, ci sono limiti dettati dalla famiglia. Del resto, stare 24 ore in laboratorio, come ha sempre fatto mio papà, non aumenta né la produttività, né il fatturato, né la felicità dei clienti”, sottolinea Davide in un’intervista al Corriere della Sera. Fino ad oggi, infatti, ha sempre lavorato fianco a fianco con suo padre Angelo, 80 anni: “Per lui la pasticceria è una seconda casa”, racconta, parlando di alzate all’alba per “fare il lavoro come da tradizione” e del piacere di regalare cannoncini “ai senzatetto, ai poliziotti, ai nottambuli e mattinieri”.
Ma i tempi cambiano e anche il mestiere si evolve: “Raccogliere ordini online aiuta a preservare un minimo di qualità della vita oltre ad allargare i mercati”, spiega Davide al Corriere. La scorsa notte, tra email e WhatsApp, ha ricevuto tre ordini importanti per un totale di mille euro: “Uno da Londra, uno da Roma e uno da 300 euro di panettoni a domicilio. I clienti si lamentano del caos di corso Buenos Aires; noi da remoto possiamo gestire la logistica”, sottolinea indicando una possibile via per conciliare passione, benessere e successo nel mondo della pasticceria 2.0. Insomma, chissà che la “pasticceria smart” di Davide non diventi un modello per il futuro, un modo per preservare l’arte dolciaria senza rinunciare alla qualità della vita.