Giustizia & Impunità

Fondazione Open, Matteo Renzi prosciolto insieme ad altri dieci indagati: anche Boschi, Lotti e Carrai

L'ex premier e i due ex ministri erano imputati del solo reato di finanziamento illecito ai partiti. Tra le altre ipotesi di reato contestate dalla procura a vario titolo anche il traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture

Tutti prosciolti: nessun finanziamento illecito e nessuna corruzione. Si conclude così l’udienza preliminare a carico degli undici imputati, fra cui Matteo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi – e delle quattro società accusate. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare Sara Farini. Si chiude qui dunque […]

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Tutti prosciolti: nessun finanziamento illecito e nessuna corruzione. Si conclude così l’udienza preliminare a carico degli undici imputati, fra cui Matteo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi – e delle quattro società accusate. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare Sara Farini. Si chiude qui dunque la lunga e tormentata inchiesta che aveva coinvolto il cosiddetto Giglio Magico e il sistema di finanziamento privato messo in piedi dall’ex presidente del consiglio: “Per Matteo Renzi l’imputazione a suo carico è stata rasa al suolo dalle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. Tre diverse della della Corte di Cassazione hanno dichiarato totalmente illegittimo il ragionamento in diritto sulla fondazione formulato dalla Procura”, avevano commentato i suoi avvocati Giandomenico Caiazza e Federico Bagattini.

La Consulta aveva reso inutilizzabili parte delle chat riguardanti Renzi, sequestrate agli imprenditori Marco Carrai e Ugo Vincenzo Manes, acquisite senza autorizzazione del Senato. Un colpo che ha minato l’impianto accusatorio, insieme a un’altra decisione, presa stavolta dalla Corte di Cassazione, che aveva annullato i sequestri a carico di Carrai, disponendo la distruzione e la restituzione di quel materiale. In questo modo centinaia di prove rappresentate da mail, messaggi di posta e chat Whatsapp sequestrate erano diventate inutilizzabili.

Secondo i pm Luca Turco e Antonino Nastasi, Open, fondazione renziana che ha accompagnato l’ascesa del senatore di Rignano, era in realtà un’articolazione del Partito democratico, e come tale avrebbe dovuto rispettare la legge sul finanziamento ai partiti. Lotti e Bianchi, tesoriere della fondazione, rispondevano anche di corruzione, per i presunti favori scambiati con alcuni finanziatori, British American Tobacco e il gruppo autostradale Toto. Accuse cadute insieme a quelle di finanziamento illecito.

L’ex premier ha commentato la decisione della giudice con un lungo posto su X. “Ho quasi cinquant’anni. Gli ultimi cinque li ho vissuti da appestato per l’incredibile inchiesta Open. Uno scandalo assoluto per tutti quelli che avevano letto le carte, ma nonostante questo sono stato politicamente massacrato da tanti, a cominciare da Fratelli d’Italia e dai Cinque Stelle. Dopo anni di sofferenza oggi arriva la notizia: prosciolto. Prosciolto io, prosciolti tutti i miei amici sia politici come Maria Elena e Luca sia professionisti come Marco, Riccardo, Alberto e tutti gli altri”. A sentire Renzi volevano farlo “fuori con una indagine farlocca. Non ce l’hanno fatta”. Poi il leader di Italia viva ha attaccato i magistrati della procura: “Al pm che mi ha accusato – Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia – non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale”.