“Lui è Mohammad, ha 13 anni anche se ne dimostra meno. E questi sono i proiettili che lo hanno ucciso durante il raid più duro dalla Seconda Intifada. La popolazione di Jenin era sotto assedio e Mohammad voleva portare del pane agli abitanti. Ma per il soldato che gli ha sparato quel bambino era da eliminare”. Inizia così il video realizzato dalla vicedirettrice del Fatto Maddalena Oliva – da oggi sul sito del fattoquotidiano.it e sui social – su una delle storie raccontate nei suoi reportage dalla Cisgiordania, al fianco di Medici Senza Frontiere. Si intitola “Mohammad e la generazione perduta di Jenin”. Mohammad è stato ucciso dall’Idf il 1° settembre 2024, durante l’Operation Summer Camps. Era disarmato e stava scappando. Ma le nuove regole di ingaggio dell’esercito israeliano in WB prevedono il “fuoco libero”: sparare ai palestinesi in fuga, pure se disarmati o con pietre in mano, colpire chiunque rappresenti una minaccia. Sono o non sono crimini di guerra?
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