È morto Matteo Brigandì, storico avvocato della Lega Nord ai tempi di Umberto Bossi. A darne la notizia è La Nuova Padania, che spiega come il legale si sia spento dopo una lunga malattia. Originario di Messina ma trapiantato a Torino, Brigandì aveva 72 anni. Senatore e deputato per il Carroccio, è stato anche membro […]
È morto Matteo Brigandì, storico avvocato della Lega Nord ai tempi di Umberto Bossi. A darne la notizia è La Nuova Padania, che spiega come il legale si sia spento dopo una lunga malattia. Originario di Messina ma trapiantato a Torino, Brigandì aveva 72 anni. Senatore e deputato per il Carroccio, è stato anche membro del Consiglio superiore della magistratura.
Negli ultimi anni Brigandì era stato protagonista di una battaglia legale contro il partito di Matteo Salvini. Solo pochi giorni fa il tribunale civile di Milano ha condannato Lega Nord per l’indipendenza della Padania al pagamento di 3 milioni di euro a favore dell’avvocato “a titolo di compensi professionali”. Oltre due anni fa Brigandì era stato assolto dall’accusa di patrocinio infedele e autoriciclaggio ribaltando il verdetto di condanna di primo grado. L’accusa riguardava il decreto ingiuntivo ottenuto da Brigandì nei confronti del Carroccio per assicurarsi il pagamento di 1,9 milioni come compenso per la sua attività. Mentre l’accusa di autoriciclaggio si riferiva al fatto che avrebbe trasferito “1,67 milioni” in una banca in Tunisia.
I giudici nelle motivazioni avevano spiegato che “nessun nocumento era stato arrecato alla Lega, in quanto i vertici istituzionali del partito, in particolare Bossi e Salvini, avevano riconosciuto le ragioni del credito del Brigandi’ , negate dal solo Maroni nel breve periodo in cui aveva ricoperto l’incarico di segretario, irrompendo nell’organizzazione del partito ed entrando in conflitto con il Brigandi’ “. I giudici avevano parlato di “correttezza dell’operato” di Brigandi’ che davvero vantava un credito “nei confronti della Lega per compensi maturati negli anni 1996-1999”. Inoltre “aveva notificato” al partito “il decreto ingiuntivo e, quindi, messo il debitore nelle condizioni di proporre opposizione”. Dal processo penale si è passati a quello civile, con la condanna del Carroccio. Brigandì, però, era già malato da tempo.