Il salario minimo, gli sgravi "verdi", riforme sui diritti civili, come sulla cannabis. Nel mirino della Cdu - vincitore in pectore del voto anticipato di febbraio - ci sono molte misure simboliche del governo appena caduto. Così rischia di essere più complicata la Grosse Koalition (l'ipotesi più percorribile) e più instabile un Paese che finora ha guidato l'Ue
Leggi qualificanti come il reddito di cittadinanza, altre volte ad accelerare la transizione ecologica, riforme sui diritti civili come l’autodeterminazione del genere, ma anche altri progetti ancora solo annunciati come il taglio dell’Iva sul cibo, l’aumento del salario minimo a 15 euro, gli sgravi “verdi”. Le leggi che hanno caratterizzato il percorso (spesso accidentato) del […]
Leggi qualificanti come il reddito di cittadinanza, altre volte ad accelerare la transizione ecologica, riforme sui diritti civili come l’autodeterminazione del genere, ma anche altri progetti ancora solo annunciati come il taglio dell’Iva sul cibo, l’aumento del salario minimo a 15 euro, gli sgravi “verdi”. Le leggi che hanno caratterizzato il percorso (spesso accidentato) del governo di centrosinistra in Germania retto finora dal socialdemocratico Olaf Scholz sono ora nel mirino dei possibili successori. Per i sondaggi il partito di gran lunga favorito è la Cdu, la forza politica cristianodemocratica che fu di Angela Merkel. E così nel mirino entrano tutti i provvedimenti principali dell’esecutivo “semaforo” (dai colori dei partiti della coalizione che comprendeva anche verdi e liberali). In particolare a rischiare sono le leggi di sostegno ai meno abbienti (il credo del centrodestra è il rigore dei conti pubblici), ma anche quelle che hanno orientato la possibile transizione ecologica, sulla quale tutta Europa ha compiuto un’inversione a U. Tanto che l’ipotesi – in campo energetico – è che si tornino a battere le strade delle centrali nucleari e perfino di quelle a carbone, che il governo Scholz aveva deciso di abbandonare. Un cambio di prospettiva che – oltre al merito delle questioni – rischia di rendere più difficile la composizione di un governo (la Grosse Koalition appare l’unica ipotesi percorribile perché la Cdu non ha alleati forti a destra) e di conseguenza più instabile la situazione di un Paese che regge le redini dell’Europa.
Cosa resta del governo uscente
Anche se Scholz ha ottenuto lunedì ciò che voleva – cioè la formalizzazione della sfiducia in Parlamento e il voto anticipato a febbraio – il suo governo di minoranza ha ancora progetti che spera di vedere approvati al Bundestag fino alle elezioni. Il ministro della Finanze Jörg Kukies (Spd) ha già chiarito che il più importante, le leggi di bilancio (2025 e quella supplementare per il 2024) non potranno passare. Il principale partito di opposizione l’Unione Cdu-Csu (cristianodemocratici) non intende farsene carico ed i tempi per un nuovo iter parlamentare le faranno slittare prevedibilmente al giugno 2025. Fino ad allora non ci sarà un blocco degli stipendi di dipendenti e funzionari pubblici, ma non potranno essere approvate nuove spese. L’Unione si è resa tuttavia disponibile ad approvare i progetti urgenti. Verrà così dato il via libera al prolungamento delle missioni militari in cui sono coinvolte le forze armate ed anche il dispiegamento di un contingente tedesco in ambito alle forze Nato in Lituania sarà reso possibile.
Sul piano nazionale sarà anche assicurato il finanziamento del biglietto unico dei trasporti, quantomeno fino alla fine dell’anno prossimo, anche se il prezzo aumenterà da 49 a 58 euro al mese. Lo Stato federale ed i Länder copriranno rispettivamente con 1,5 miliardi i minori introiti dei gestori. Il governo uscente avrebbe voluto un accordo più a lungo termine e prevedere anche la gratuità per i minori accompagnati, ma Friedrich Merz ha sottolineato che occorreranno difficili trattative per prolungare il Deutschland Ticket dopo il 2025. La Cdu-Csu ha perlomeno già permesso l’approvazione del terzo pacchetto di finanziamento di 2,7 miliardi alle ferrovie federali per il rinnovo della rete. Entro il 2030 diverse tratte a forte percorrenza devono essere ammodernate, la prima appena conclusa è stata quella tra Francoforte e Mannheim. Le opposizioni assicurano il loro appoggio anche per ancorare nelle Costituzione principi di maggiore salvaguardia all’indipendenza della Corte costituzionale. L’ex partner liberale Fdp ha già appoggiato, quantomeno al Bundestag (dovrebbero passare anche alla Bundesrat), l’aumento degli indennizzi per l’infanzia (Kindergeld) e gli sgravi per il recupero dell’inflazione fredda.
Quello che non arriverà in porto
Molto altro però l’attuale governo rosso-verde non potrà più plausibilmente portare in porto. Il progetto di freno degli affitti (in tedesco si chiama Mietpreisbremse) concordato tra la ministra socialdemocratica per l’Edilizia Clara Geywitz (Spd) ed il ministro della Giustizia ad interim Volker Wissing – indipendente dopo aver lasciato il Fdp – non ha chance. Lo stesso dicasi per altre iniziative come gli sgravi fiscali ai titolari di redditi medio-bassi per l’acquisto di un auto elettrica e l’incentivo di mille euro per la centralina di ricarica, perorati dal vicecancelliere con deleghe a Economia e Ambiente Robert Habeck (Verdi); la riduzione dell’Iva sui generi alimentari al supermercato dal 7 al 5% e l’elevazione del salario minimo a 15 euro auspicati dal cancelliere; oppure la cancellazione dell’articolo 218 del codice penale con l’effetto della piena liberalizzazione dell’aborto (è di fatto comunque possibile senza sanzioni entro le prime 12 settimane, ma solo previo una consulenza obbligatoria).
Dove colpirà la possibile “restaurazione”
Alla luce dei sondaggi elettorali che vedono l’Unione Cdu-Csu in testa con netto distacco e dato per probabile che proprio Merz possa diventare il nuovo cancelliere, è anzi prevedibile la cancellazione di molte leggi introdotte dall’attuale governo uscente.
Certamente cadrà la legge di autodeterminazione del sesso anagrafico che permette dai 14 anni, col consenso dei genitori ma senza l’obbligo di una perizia psicologica, alle persone non binarie di autodeterminare il proprio genere. Stessa sorte è predestinata alla legge di parziale liberalizzazione della cannabis voluta dal ministro della Sanità Karl Lauterbach (Spd) anche se non pare aver portato, come temuto dai suoi detrattori, a maggiori consumi. Sarà eliminata anche la legge tedesca sul controllo dei subappalti un po’ più rigida di quella europea. Probabile anche la riforma dell’ultima legge elettorale proposta e votata dalla coalizione uscente, sistema che non piace alla Csu, il forte partito bavarese alleato storico della Cdu.
Merz intende riformare drasticamente il reddito di cittadinanza (Bürgergeld) che indica insufficiente a spingere i beneficiari a reimmettersi sul mercato del lavoro. Oggi poi ne può usufruire anche chi proviene dall’Ucraina, ma la Cdu vuole che in futuro possa accedere solo agli aiuti previsti per i rifugiati. Anche queste elargizioni sociali dovranno però essere ridotte solo a forniture limitate di prima necessità di natura non pecuniaria. Giro di vite anche all’accoglimento di nuovi richiedenti asilo, Cdu e Csu vogliono bloccare alle frontiere quanti provengono da altri Paesi Ue ed ampliare l’elenco dei Paesi di sicura provenienza per i quali non debba essere riconosciuto. Alcune voci, come quella del capogruppo Jens Spahn (Cdu), si sono già levate per suggerire che si debbano invogliare al più presto anche i molti rifugiati dalla Siria a riemigrare, incuranti che un gran numero sia in effetti ben integrato e che la situazione del Paese non è ancora chiara.
Cdu e Csu vogliono anche ripensare l’abbandono del nucleare e delle centrali a carbone. Sono gli stessi gestori delle tre centrali atomiche dismesse per ultime che ritengono tuttavia ormai impensabile una ripresa della loro attività. Decadrà probabilmente anche la legge sul rinnovamento energetico edilizio che mirava a promuovere l’installazione di pompe di calore o gli allacciamenti al teleriscaldamento e non saranno anticipati di cinque anni rispetto ai traguardi Ue i tempi di decarbonizzazione.
Fautore del freno all’indebitamento entro il tetto massimo dello 0,35% del Pil annuale, non è chiaro quanto il leader Cdu Merz potrebbe essere disponibile a riformarne la legge per permettere nuovi investimenti nell’attuale congiuntura, come chiedono Spd e Verdi. Habeck, parlando lunedì al Bundestag, ha però apertamente puntualizzato che senza interventi anche all’Unione mancheranno i mezzi di manovra. Anche se la politica è l’arte del compromesso, resta comunque difficile prevedere come possa coniugarsi a livello federale una nuova ipotetica maggioranza tra Cdu, che vuole la riforma del Bürgergeld, e Spd chiamata a rinunciare al suo progetto cardine; oppure come la Cdu potrebbe far digerire ai Verdi un ritorno a nucleare e carbone. Se i pronostici prima del voto non saranno sovvertiti la Germania, già attanagliata dalla crisi finanziaria, rischia una lunga instabilità prima di avere una nuova coalizione stabile.