Eccola, che incombe minacciosa eppure inarrestabile la fantomatica parola che imperversa nelle nostre vite dall’epoca del Covid: resilienza. È la parola d’ordine del bel film Tofu in Japan, la ricetta del signor Takano, favola moderna che dal Sol Levante si merita senz’altro un posto nell’immaginario natalizio occidentale.
Un film nel quale apparentemente non accade nulla, nella quotidiana, inarrestabile, misurata azione di produzione del ‘formaggio’ di soia che ha conquistato tante diete anche da noi. Eppure, in realtà, accade tutto o, meglio, accadono le tante cose che infarciscono le vite di ognuno di noi sentimento, rabbia, amore, disgrazie fatali, perdite irreparabili. Non a caso il luogo scelto dal regista Mitsuhiro Mihara è Onomichi, paesino non distante dal punto focale delle sciagure giapponesi per antonomasia, Hiroshima.
La forza di questo film e insieme il motivo che lo rende tanto ‘resiliente’ e adatto per noi al periodo del bambinello è che, pur disseminato di tragedie umane nell’arco di un paio di generazioni, non ha mai la pesantezza che ci si potrebbe aspettare da un tale catalogo di lutti e perdite ma, al contrario, mantiene il tono leggero da commedia, che a volte induce perfino grasse risate degne dei cinepanettoni di vanziniana memoria.
Il protagonista, padre burbero e irascibile ma maestro indiscusso della lavorazione del tofu secondo la tradizione più autentica, si trova alle prese con una figlia ormai passatella, da tempo divorziata, che gli amici dell’attempato genitore vorrebbero si rifacesse una vita. Da questo spunto prende le mosse una storia che parla del passato tragico del Giappone e del signor Takano, degli affetti che non ci sono più, di quelli che si stanno per perdere a causa di ineluttabili malattie ma è una storia che riesce costantemente a mantenere lo spettatore in uno stato d’animo leggero e positivo.
“Il tempo che passa cambia il sapore alle cose”, è una delle frasi chiave di Tofu in Japan, come anche il pensiero che sia inutile guardarsi indietro finché si è vivi e in grado di guardare avanti.
Dotato di una fotografia meravigliosa, colma di quella delicatezza cromatica e romantica che universalmente riconosciamo all’iconografia giapponese, il film intende comunicare quanto sia straordinaria ogni vita comune, riecheggiando in noi, cresciuti con il cinema di Hollywood, la morale de La vita è meravigliosa di Frank Capra.
Una curiosità da cinefili da rilevare è che l’anziano protagonista, signor Takano, è interpretato da Tatsuya Fuji, indimenticato protagonista di Ecco l’impero dei sensi di Nagisa Oshima (1976), fonte di grande scandalo ai suoi tempi. Se sopravvivete al panettone, cercate di non perdere questa piccola perla, magari apprezzandolo nella sua lingua originale. Nelle sale arriva il 19 dicembre e, chissà, potreste anche decidere di fare un pranzo di Natale a base di Tofu.