“Sull’Ucraina dobbiamo essere molto chiari: può contare su un sostegno pieno e incondizionato, whatever it takes e per tutto il tempo necessario, ora in guerra e in futuro in pace”. Aveva scelto la citazione feticcio di Mario Draghi, il nuovo presidente del Consiglio europeo il portoghese (ex premier socialista) Antonio Costa per descrivere gli obiettivi del primo Consiglio europeo dopo la costituzione della nuova Commissione von der Leyen. Al meeting era presente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nel frattempo, a palazzo Berlaymont poco più in là la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen ha reso ufficiale al decisione di mettere a disposizione dell’Ucraina un prestito di assistenza macrofinanziaria di 18,1 miliardi di euro. Risorse che saranno erogate in tre rate, e che per l’Ue sono garantite con gli interessi sui beni russi congelati, che il G7 quest’estate ha deciso di usare per finanziare i crediti per Kiev, per un totale di 45 miliardi .

A Bruxelles, il programma del primo consiglio del nuovo esecutivo di Bruxelles, che si è tenuto giovedì in contemporanea con la conferenza stampa di fine anno di Vladimir Putin a Mosca, è vasto, i temi pesanti e le aspettative molto alte.

Il primo a parlare a margine del summit è il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che in patria sta affrontando una pesante crisi politica che lo ha portato a venire sfiduciato dal parlamento. Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, “Non dobbiamo perdere di vista i due grandi compiti che ci troviamo di fronte”, ha detto Scholz riguardo alla guerra in Ucraina. “In primo luogo, le uccisioni devono finire: dobbiamo arrivare a una situazione in cui la pace diventi possibile. Deve anche essere molto chiaro che non deve esserci un’escalation della guerra tra Russia e Nato”. Tutto questo senza diminuire l’impegno a sostenere l’Ucraina, per il cancelliere dimissionario tedesco.

All’ordine del giorno del summit di giovedì c’era niente di meno che “il ruolo dell’Ue nel mondo”, con un occhio particolare alle relazioni con gli Stati Uniti dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio. E in primo piano restano le guerre: il conflitto russo-ucraino, quello a Gaza, con il nuovo scenario in Medio Oriente dopo la caduta di Bashar al-Assad in Siria. Ma anche le potenziali prossime guerre commerciali tra Usa e Cina. “Non ci sono vincitori e vinti nelle guerre commerciali”, ha dichiarato la nuova Alta rappresentante per la politica Estera Ue Kaja Kallas, citando peraltro le esatte parole di una dichiarazione di Pechino.

“Vogliamo accogliere l’Ucraina un giorno come membro dell’Ue”, ha detto Costa guardando il presidente che lo accompagnava: “Questa guerra è in Ucraina e contro il popolo ucraino, sul suolo europeo, e in gioco ci sono i principi universali sanciti dalle carte delle Nazioni Unite: il diritto all’autodeterminazione, all’integrità territoriale, a confini sicuri. Ecco perché questa guerra non riguarda solo l’Ucraina, non riguarda solo l’Europa, ma il diritto internazionale, che deve prevalere. L’invasione deve finire”.

Costa prende le redini del belga Charles Michel, non molto apprezzato nel suo mandato quinquennale (per la gestione caotica delle riunioni dei leader e degli affari del Consiglio, per la rivalità mai celata con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, simboleggiata dal famoso scandalo del “sofa gate” di Ankara). I diplomatici auspicano che si configuri come un “anti-Michel”.

Lo stesso Zelensky ha dato le priorità ai 27 leader Ue: “Soprattutto dall’inizio del 2025 abbiamo bisogno di unità per raggiungere la pace, solo insieme gli Usa e l’Ue possono davvero fermare Putin e salvare l’Ucraina”.

Mercoledì sera, prima del vertice, il segretario della Nato Mark Rutte ha ospitato a casa sua alcuni dei principali leader a una cena. Giovedì il premier olandese Dick Schoof, che ha partecipato, ha chiarito che la serata non ha prodotto decisioni particolari: “in una compagnia così piccola non si prendono decisioni”. “Non abbiamo parlato esplicitamente di negoziati. Abbiamo dichiarato che è l’Ucraina a decidere a quali condizioni possono avere luogo i colloqui. Non dipende da noi”, ha detto Schoof.

È d’accordo il primo ministro belga: “La cosa più importante è che come Paesi europei, insieme agli alleati americani, continuiamo a fornire sostegno. Gli europei stanno già facendo più della metà, quindi dovremmo continuare”, ha detto Alexander De Croo. La presidente del parlamento di Bruxelles, la maltese Roberta Metsola, nel suo intervento davanti ai leader dei 27 ha ribadito che va inseguita “una pace vera e duratura”, non “la falsa versione di pace spacciata dalla Russia”. Per la leader dell’Eurocamera, “servono più sanzioni e più finanziamenti a Kiev”.

Quanto alle ipotesi di possibili interventi di peacekeeping De Croo ha detto che “non invertiamo l’ordine. Innanzitutto dobbiamo vincere la guerra, respingere i russi e poi, ovviamente, nulla è escluso”. Per il cancelliere Scholz invece “La guerra in Ucraina deve finire. Ma non ci deve essere alcuna pace dettata, nessuna decisione al di fuori dell’Ucraina. Dobbiamo difendere la loro sovranità e prevenire l’escalation tra Russia e Nato. È per questo che mi sto battendo a Bruxelles”. “Dobbiamo entrare in una situazione in cui la pace diventi possibile – ha affermato Scholz -. E deve anche essere molto chiaro che non deve esserci un’escalation della guerra in una guerra tra Russia e Nato”

Ma gli occhi dei “grandi” leader europei sono ormai puntati su questioni e urgenze interne, che rischiano di relativizzare l’impegno preso con Kiev. Scholz, che al consiglio Ue rappresenta anche il presidente francese Emmanuel Macron assente perché in visita a Mayotte dopo l’uragano, ha premuto su questo punto, chiedendo un accordo con la Cina per regolare l’import di veicoli elettrici e proponendo degli “Stati generali dell’acciaio”.

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