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Joy Goswami, voce imprescindibile della poesia bengalese contemporanea (traduzione di Andrea Sirotti e Mia Lecomte)

Joy Goswami è uno dei poeti più significativi e influenti della letteratura bengalese contemporanea. La sua poesia ha avuto un impatto profondo su tutto il subcontinente indiano ed è nota per la sua intensità emotiva, il linguaggio diretto e le profonde riflessioni esistenziali e sociali. Stilisticamente innovativa – con parole concentrato di significati – è caratterizzata da un uso ricco e variegato delle immagini, vivide e spesso inquietanti. I temi sono molteplici e spaziano dall’esplorazione dell’identità personale e culturale, alla riflessione sulla spiritualità della condizione umana. Uno degli aspetti più affascinanti della scrittura di Goswami è la capacità di parlare in modo molto personale e intimo, riuscendo allo stesso tempo a toccare temi universali. Nei suoi testi spesso si attua una sorta di “frammentazione” del pensiero, che rispecchia la natura discontinua e complessa della mente umana. A tratti questa scrittura può sembrare quasi colloquiale, come se l’autore cercasse e impostasse un dialogo diretto con il lettore, ma la liricità emerge nei dettagli e nelle immagini sensuali e bizzarre. Le opere di Goswami spesso affrontano le tensioni tra tradizione e modernità e sono imbevute di una profonda compassione e consapevolezza sociale: l’autore non si illude che la poesia possa trasformare la realtà, ma crede che essa possa offrire conforto e rifugio.
L’immediatezza e la forza emotiva delle poesie di Joy Goswami – la ricerca di una poesia più cruda e realistica, che non fa uso di eufemismi, pur non rifuggendo da un linguaggio metaforico molto ricco e personale – lo rendono particolarmente vicino a un pubblico giovane ed egli ha molti ammiratori e seguaci nelle generazioni successive alla sua.
Le poesie qui pubblicate sono state tradotte dalla versione in inglese a cura di Sampurna Chatterji in collaborazione con il poeta stesso.

A. S.

Il pescatore che va
con i piedi a sguazzo nel mare

che alza il cappello al
ticchettio delle meteore

un’alba la testa gli si infuoca, esplode
la luna buca il tetto del mare

la tua pazienza fa saltare la diga
passano secoli prima
che il sangue scorra di nuovo
nel duro legno della mia pinna…

***

Sul tetto il bambino bove
il collo gli si allunga
se ne va a bere l’acqua
di uno stagno lontano
in strada, la strega notturna lancia richiami
inizia verso mezzanotte, uno scheletro venditore
spaccia la merce lungo un argine di nubi:
caglio, chi vuole comprare caglio
Sul tetto il bambino bove.
Per fare compagnia alla sua sete pietrosa
metto bocca allo stagno e bevo
sangue anziché acqua – bevo

***

Oscurità, la mia frontiera è acqua

su un banco di sabbia sopra l’acqua
posò un giorno un uccello grave come la terra

il globo da tempo ha dissolto la sua
pressione

ciò che non si è dissolto
è peccato grave come la terra

sepolto là sotto
il relitto di artiglibeccopenne

oscurità, lungo le rive della mia frontiera
ora è bosco, quiete file di case,
bagni e risa sommesse, barche e il tuffo dei bagnanti

ignota a chi, di notte, scorge qualcosa accendersi
sulla mia schiena informe di sabbia –
le impronte di quell’uccello demone!

***

Sopra il massacro, erba nera
ossa sotto, crani rappresi a fango
a nessuno è dato sapere
tenendo come un catino il globo alla bocca
lo svuoto di ossa fango carbone ferro olio
in quel cranio vuoto tutta notte scatarro e
sonoramente sputo sangue, folate di sangue
Il cielo sotto scivola via

Nato il 10 novembre 1954 a Kolkata (all’epoca Calcutta), in India, Joy Goswami all’età di cinque anni si trasferisce con la famiglia a Ranaghat, un sobborgo della città. La sua carriera poetica inizia presto, con le sue poesie pubblicate in diverse influenti riviste letterarie già a 19 anni. È autore di venticinque raccolte di poesie, dieci romanzi (uno dei quali in versi) e un libro di saggi critici. Ha vinto numerosi premi, tra cui l’Ananda Puraskar nel 1990 e nel 1998, e il Sahitya Akademi Award nel 2000. Goswami ha anche partecipato al Programma Internazionale di Scrittura dell’Università dell’Iowa nel 2001, attraverso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Photo credit Mia Lecomte