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“Liam Payne ha rischiato di morire altre volte. Aveva una forte dipendenza dalle droghe più pesanti, come l’eroina”: lo rivela l’amico Roger Nores

Parla uno degli accusati della morte del cantante avvenuta lo scorso ottobre

di F. Q.
“Liam Payne ha rischiato di morire altre volte. Aveva una forte dipendenza dalle droghe più pesanti, come l’eroina”: lo rivela l’amico Roger Nores

Rolling Stone è entrato in possesso di un documento di 91 pagine che racchiude le dichiarazioni dell’amico di Liam Payne, Roger Nores, tra gli accusati della tragica morte del cantante avvenuta lo scorso ottobre, dopo essersi lanciato dal terzo piano del suo hotel a Buenos Aires.

Nores ha dichiarato anzitutto che Liam Payne avrebbe seriamente “rischiato più volte la morte per l’abuso di droghe. Per questo motivo è stato ricoverato in passato in ospedale diverse volte ed è entrato ed uscito dai centri di riabilitazione sia in Europa che negli Stati Uniti. A questo si aggiunge che è stato rianimato per ben due volte negli ultimi due anni. I dottori hanno dovuto ricorrere a manovre di rianimazione per salvargli la vita, senza che la sua famiglia o i suoi amici potessero fare nulla per evitare queste situazioni o aiutarlo”.

“Era mio amico e gli volevo un mondo di bene. – ha continuato Nores – L’ho aiutato senza tornaconti in tutto ciò che potevo, ho speso soldi di tasca mia per aiutarlo, e nemmeno questo è stato sufficiente. Non considero di meritare l’accusa che mi viene mossa. In particolare Liam subito un’intossicazione grave che lo ha quasi ucciso ed è stato ricoverato per tre giorni a Milano. Proprio in quel momento è stato cancellato un tour in America Latina, a causa dell’incidente e della successiva permanenza in un centro di riabilitazione”.

Quindi “ha continuato a frequentare centri di riabilitazione di sua spontanea volontà nel tentativo di superarle. Sfortunatamente, questi trattamenti non hanno avuto successo e la sua dipendenza è peggiorata, arrivando a fare uso di droghe più pesanti, come l’eroina”. Fino all’epilogo tragico.

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