di Michele Sanfilippo

Meloni davanti al parlamento ha da poco affermato che “i recenti provvedimenti giudiziari sui centri di rimpatrio in Albania hanno un ‘sapore ideologico’, che se fossero confermati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di giustizia Ue rischierebbero di compromettere almeno fino all’entrata in vigore delle nuove regole Ue, nel 2026, le politiche di rimpatrio di tutti gli stati membri”.

Sappiamo tutti benissimo che la stragrande maggioranza di questi disperati che si avventurano in rischiosissimi viaggi scappano dalla fame, dalle guerre (spesso provocate dai paesi occidentali) e talvolta da persecuzioni politiche o religiose.

Sappiamo anche che, storicamente, questo genere di argomentazioni usate dalle destre nazionaliste, che mirano a dipingere lo “straniero” come un essere abietto a cui impedire di varcare i sacri confini nazionali (che peraltro non hanno nulla di naturale e imperituro dato che sono il frutto di avvenimenti storici più o meno recenti rispetto a quando il genere umano ha mosso i primi passi sul pianeta), trovano maggior risonanza nei momenti di crisi economica e, particolarmente, nelle fasce più deboli della popolazione, che vedono negli immigrati solo dei concorrenti per disputarsi quel poco che passa il convento.

Credo che bollare come ideologiche misure legislative che mirano a garantire asilo a queste persone sia a dir poco ipocrita e immorale perché nulla di ciò ha a che fare con una visione politica. Si tratta piuttosto di pura e semplice solidarietà verso chi soffre. Una solidarietà che nasce dall’empatia che è una delle poche qualità di cui gli umani possono andar fieri.

Ma sono consapevole che si tratti di opinioni personali.

Meno opinabile è, però, la pretesa di chiedere all’Europa di rivedere le regole per i rimpatri quando la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea prevede che per creare un’unione sempre più stretta, i paesi partecipanti hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni: dignità umana, libertà, uguaglianza, solidarietà, democrazia, stato di diritto. La persona è posta al centro dell’azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. È tutto scritto lì.

I principi su cui avrebbe dovuto fondarsi l’Unione Europa sono il contrario dei miseri progetti dei nazionalismi che stanno governando quasi ovunque nei singoli paesi membri, a partire dall’Ungheria, l’Italia, la Finlandia e la Svezia e, grazie all’insipienza di Scholz e Macron, c’è da giurare che presto governeranno anche in Germania e Francia.

Ora, se le destre si possono permettere di danzare sul cadavere di tutti quei meravigliosi principi descritti nella carta dei diritti dell’Unione Europea è perché, fin dai primi passi del processo di unificazione, le sinistre dei vari paesi europei (quella italiana in testa) hanno scelto di appoggiare l’Europa dei mercati e del profitto anziché quella dei diritti e del benessere di tutti i cittadini e aspiranti tali.

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