“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l’immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata, perché sono fiero di avere difeso il mio Paese”. Lo ha detto Matteo Salvini entrando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi è attesa la sentenza di primo grado del processo che lo vede imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms: nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno nel governo Conte I, negò per 19 giorni lo sbarco in Italia di 147 migranti soccorsi della nave ong spagnola. “Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto, e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente”, rivendica il vicepremier e leader della Lega. I giudici sono entrati in camera di consiglio intorno alle 11:30: la sentenza è attesa non prima delle 18.

L’aula è affollatissima di pubblico e giornalisti: Salvini si è seduto accanto alla sua legale Giulia Bongiorno, nei banchi della difesa a sinistra del Tribunale presieduto da Roberto Murgia. Tra il pubblico ci sono tre esponenti di governo leghisti: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il viceministro delle Infrastrutture Alessandro Morelli e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. “Sono qui perché sono amico di Matteo Salvini, per dargli la mia vicinanza e la mia solidarietà in questo momento”, ha detto Valditara ai cronisti. Presenti tutte e 27 le parti civili costituite, tra cui alcuni dei profughi trattenuti a bordo di Open Arms, il direttore della ong Oscar Camps, Legambiente, Arci, Mediterranea Saving Humans, Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). I loro legali complessivamente hanno chiesto oltre un milione di euro di risarcimento.

Nel corso del dibattimento, iniziato il 15 settembre del 2021, sono state celebrate 24 udienze e sentiti 45 testimoni. Per la Procura di Palermo, che ha chiesto sei anni di reclusione, l’allora capo del Viminale era obbligato a far sbarcare i migranti in un porto sicuro dopo che il Tar aveva annullato il divieto d’ingresso, e il diniego avvenne “nell’intenzionale e consapevole spregio delle regole. L’udienza si è aperta con la replica della procuratrice aggiunta Marzia Sabella a una memoria depositata dalla difesa dell’imputato, in cui, dice la pm, si fornisce “una lettura non in linea con le risultanze probatorie“. Nella contro-replica, l’avvocata Bongiorno ha sostenuto che la Procura abbia valorizzato “le singole tessere” del mosaico accusatorio, perdendo però di vista “il quadro generale” che invece prova l’innocenza del ministro: “Open Arms ha scelto volontariamente di non far scendere i migranti pur avendone più possibilità. Open Arms ha trovato giustificazioni per non obbedire all’ordine della Spagna di raggiungere un porto iberico. Open Arms ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all’Italia. Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate in mare dei migranti. Per questo io insisto sulla assoluzione”, ha concluso.

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