Il leader della Lega è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio: "Rifarei tutto". La sentenza attesa alle 18
“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l’immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata, perché sono fiero di avere difeso il mio Paese”. Lo ha detto Matteo Salvini entrando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi è attesa […]
“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l’immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata, perché sono fiero di avere difeso il mio Paese”. Lo ha detto Matteo Salvini entrando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi è attesa la sentenza di primo grado del processo che lo vede imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms: nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno nel governo Conte I, negò per 19 giorni lo sbarco in Italia di 147 migranti soccorsi della nave ong spagnola. “Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto, e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente”, rivendica il vicepremier e leader della Lega. I giudici sono entrati in camera di consiglio intorno alle 11:30: la sentenza è attesa non prima delle 18.
Qui Palermo, carcere Pagliarelli.
Ho mantenuto le promesse, contrastando l’immigrazione di massa e riducendo partenze, sbarchi e morti in mare. Qualunque sarà la sentenza, per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di aver difeso il mio Paese.
Rifarei tutto quello che ho… pic.twitter.com/4OFaDEnSND— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 20, 2024
L’aula è affollatissima di pubblico e giornalisti: Salvini si è seduto accanto alla sua legale Giulia Bongiorno, nei banchi della difesa a sinistra del Tribunale presieduto da Roberto Murgia. Tra il pubblico ci sono tre esponenti di governo leghisti: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il viceministro delle Infrastrutture Alessandro Morelli e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. “Sono qui perché sono amico di Matteo Salvini, per dargli la mia vicinanza e la mia solidarietà in questo momento”, ha detto Valditara ai cronisti. Presenti tutte e 27 le parti civili costituite, tra cui alcuni dei profughi trattenuti a bordo di Open Arms, il direttore della ong Oscar Camps, Legambiente, Arci, Mediterranea Saving Humans, Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). I loro legali complessivamente hanno chiesto oltre un milione di euro di risarcimento.
Nel corso del dibattimento, iniziato il 15 settembre del 2021, sono state celebrate 24 udienze e sentiti 45 testimoni. Per la Procura di Palermo, che ha chiesto sei anni di reclusione, l’allora capo del Viminale era obbligato a far sbarcare i migranti in un porto sicuro dopo che il Tar aveva annullato il divieto d’ingresso, e il diniego avvenne “nell’intenzionale e consapevole spregio delle regole“. L’udienza si è aperta con la replica della procuratrice aggiunta Marzia Sabella a una memoria depositata dalla difesa dell’imputato, in cui, dice la pm, si fornisce “una lettura non in linea con le risultanze probatorie“. Nella contro-replica, l’avvocata Bongiorno ha sostenuto che la Procura abbia valorizzato “le singole tessere” del mosaico accusatorio, perdendo però di vista “il quadro generale” che invece prova l’innocenza del ministro: “Open Arms ha scelto volontariamente di non far scendere i migranti pur avendone più possibilità. Open Arms ha trovato giustificazioni per non obbedire all’ordine della Spagna di raggiungere un porto iberico. Open Arms ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all’Italia. Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate in mare dei migranti. Per questo io insisto sulla assoluzione”, ha concluso.