Vent'anni fa quel giovane che aveva scelto Bologna segnò un gol da fuoriclasse. Uno dei pochi lampi di una carriera che prometteva tutt'altro
Un’azione meravigliosa, iniziata e finita da lui con un recupero di palla a centrocampo prima e un elegante pallonetto a tu per tu col portiere poi. C’è tutto in quel gol che vent’anni fa chiudeva Bologna–Reggina: forza, visione di gioco, tecnica. La stellina di Mourad Meghni che splende ancora, lasciando presagire brillii ancor più luminosi […]
Un’azione meravigliosa, iniziata e finita da lui con un recupero di palla a centrocampo prima e un elegante pallonetto a tu per tu col portiere poi. C’è tutto in quel gol che vent’anni fa chiudeva Bologna–Reggina: forza, visione di gioco, tecnica. La stellina di Mourad Meghni che splende ancora, lasciando presagire brillii ancor più luminosi per il futuro di un ragazzo di 20 anni.
Un ragazzo partito da Champs sur Marne, periferia di Parigi, poco lontano da Disneyland: papà di origine algerina, mamma portoghese. Mourad è forte, fortissimo, nel quartiere lo conoscono tutti per i giochi che sa fare col pallone. Lo sa bene papà Alì di avere un figlio fortissimo, ma che deve pure crescerlo in un certo modo, dicendogli, ad esempio, che su di lui e sulla sua “riuscita” non avrebbe scommesso neppure cento franchi. Frase che arriva a tredici anni, quando per Mourad si aprono le porte dell’Institute Clairefontaine. Si muove leggiadro, elegante, con la dieci sulle spalle e la sensazione di sfiorare quasi il pallone, più che toccarlo, mandando fuori giri regolarmente gli avversari. Un modo di giocare che unito alle origini algerine e alla dieci sulle spalle gli valgono il soprannome di “Le petit Zidane”.
Passa al Caen, e a “condire” il suo soprannome ci pensa Zizou stesso, che gli fa recapitare una sua maglietta autografata: Mourad la tiene in camera come una sorta di edicola votiva, la porta con sé nello strano viaggio che compie poco dopo. Di mezzo c’è il Mondiale Under 17: la Francia è una parata di stelle tra Sinama Pongolle, Le Tallec, c’è Yebda e appunto Mourad Meghni. I transalpini vincono la manifestazione, la stella di Meghni brilla e lo vogliono un po’ tutti. Il Manchester United, il Fulham di Tigana, il Paris Saint Germain, ma alla fine chi riesce a convincerlo è Guidolin. Grazie anche al prestigio della Serie A vent’anni fa, Mourad si trasferisce al Bologna.
Un trasferimento che scatena una vera e propria rivolta in Francia, viene addirittura chiamato in causa il ministro dello Sport, sul furto di talenti compiuto dall’Italia. A Bologna è atteso come un campione, attesa che viene alimentata anche dalla vittoria del campionato allievi, con Meghni protagonista, nella squadra allenata da Stefano Pioli, assieme a Della Rocca, Terzi, Loviso. Piace a tutti, dal Barcellona alla Juventus, e quel valore di neppure cento franchi che papà Ali gli aveva attribuito per non fargli montare la testa ora è di qualche miliardo: non male per uno che non ha neppure 18 anni.
Si alimentano leggende, pure, come quella che lo vuole dribblare l’intera squadra avversaria in allenamento, anche se Mourad è un ragazzo umile: quando si trova di fronte Thuram, in amichevole contro la Juve, confessa di non aver avuto il coraggio di andare oltre il “buongiorno”. Si affaccia in prima squadra nel 2002, segna il primo gol, e nella stagione successiva gioca e segna di più: la sua stella comincia a brillare nella stagione 2004/05, come quando segna una meravigliosa doppietta alla Roma, o quel gol di vent’anni fa alla Reggina, ma la stagione dei felsinei è negativa e arriva la retrocessione.
Per Meghni pare arrivi addirittura l’interesse del Real Madrid, ma a Gazzoni non arriva l’offerta giusta (chiede dieci milioni di euro) e così viene mandato in prestito in Francia, al Sochaux. L’anno dopo rientra a Bologna, che non è riuscito a risalire, e in B gioca con continuità, segnando due gol. I rossoblu non riescono a salire in A neppure quell’anno: un po’ questo, un po’ la discontinuità dimostrata finiscono per far calare il valore del calciatore. Il Bologna si accontenta di 3 milioni di euro dalla Lazio: una buona opportunità per Meghni, con un allenatore cui piace il gioco offensivo come Delio Rossi, con il palcoscenico della Champions.
In biancazzurro Mourad alterna grandi partite, come quella contro il Werder Brema, a gare anonime, condendo la sua esperienza con diversi acciacchi. È palese, ormai, che non sia un piccolo Zidane, tant’è che decide anche di rinunciare alla nazionale Francese, scegliendo l’Algeria: giocherà una decina di partite, tra cui quelle in Coppa d’Africa 2010 quando la squadra si classificherà quarta. Poche, ma degne di riconoscenza secondo lo stato algerino, visto che la biografia di Mourad sarà inserita nel piano di studi dei ragazzini delle scuole medie.
Con la Lazio vince la Coppa Italia del 2009, segnando anche un gol al Benevento nel primo turno, e la Supercoppa Italiana nello stesso anno, pur senza scendere in campo. Ormai tramontata la sua stella riparte dal Qatar, e poi dal calcio a 5, con diversi addii e ritorni al calcio a 11 nelle serie minori francesi. Un talento cristallino, schiacciato (anche) dal solito paragone ingombrante: di quelli che spesso, più che da auspicio, fanno da maledizione.