Meno filtri di bellezza (vietati ai minorenni) più controlli sull’età degli iscritti e un piano di monitoraggio e prevenzione di contenuti che parlano di suicidio. TikTok gioca d’anticipo e annuncia cambiamenti che vogliono tutelare i suoi utenti più vulnerabili, ma più numerosi: gli adolescenti.
TikTok può provocare dipendenza?
“Molti ragazzi raccontano nelle sedute la difficoltà a staccare dai social – spiega la psicologa e psicoterapeuta Erika Debelli a FQMagazine – e staccare è effettivamente difficile: si sviluppa una sorta di dipendenza dai social che ha le sue basi biologiche nell’aumento del rilascio della dopamina nel cervello per le gratificazioni immediate, come il riconoscimento ottenuto attraverso i like e la soddisfazione del bisogno di appartenenza identitaria tipico dell’adolescenza”.
L’algoritmo di TikTok, inoltre, va a colpire precisamente nel segno, proponendo video sempre in linea con gli interessi di chi guarda. E, in ultima analisi, spingendoci a continuare a guardare. Con conseguenze pericolose, come l’alterazione dei ritmi sonno-veglia per l’abitudine di scrollare fino a notte fonda. Abitudine che, tra l’altro, non affligge solo gli adolescenti, anzi. Inoltre, sottolinea la dottoressa Debelli, la ricerca sta indagando il nesso tra i disturbi da deficit dell’attenzione e l’uso dei social.
Più controlli sull’età degli utenti
Da diversi mesi ormai si discute della sicurezza degli utenti di TikTok: l’app cinese ha suscitato molte perplessità sul fronte della sicurezza, sia in termini di dati personali, sia per i meccanismi dell’app e le ripercussioni sulla salute mentale degli adolescenti. Chloe Setter, responsabile delle politiche pubbliche sulla sicurezza dei minori di TikTok, ha annunciato i cambiamenti in arrivo nelle prossime settimane. Innanzitutto, la piattaforma vuole garantire che tutti gli iscritti abbiano l’età richiesta per farlo, cioè 13 anni: l’obiettivo è riconoscere e bloccare tempestivamente chi ne ha meno.
La stretta sui filtri di bellezza di TikTok
C’è poi la spinosa questione degli standard estetici promossi dall’app, e dai social network in generale. La questione dei filtri non è nuova, ma grazie all’intelligenza artificiale stanno diventando sempre meno riconoscibili e artefatti, sempre più precisi nel cambiarci impercettibilmente i connotati (come il controverso Bold Glamour) facendoci percepire una distanza tra come siamo davvero, e come ci vediamo sull’app.
Uno iato pericoloso, soprattutto in un’età in cui il corpo cambia velocemente e non è sempre facile guardarsi nello specchio. “Si può inoltre registrare un aumento della sintomatologia ansiosa o depressiva negli adolescenti – conferma la psicoterapeuta – e nella difficoltà a costruire un’immagine di sé piena e autentica in un mondo virtuale dominato dalla costante ricerca di consenso, in cui spesso i modelli proposti sono distanti dalla realtà e difficilmente raggiungibili, modificati, filtrati, esagerati”.
Anche per questo motivo, TikTok renderà impossibile usare filtri di bellezza a chi ha meno di 18 anni, insieme ad altre misure volte a tutelare il benessere psicologico degli utenti. E, parallelamente, a prevenire multe e sanzioni per la violazione delle norme sulla sicurezza online, specialmente in Europa. “Se deleghiamo a un social la difesa della salute mentale degli adolescenti forse dovremmo chiederci dove sono finiti gli adulti”, commenta la dottoressa Debelli.
Il ruolo dei genitori e l’importanza dell’esempio
Per i genitori, però, non sempre è facile spiegare ai figli le insidie dei social network. E le misure drastiche, come vietare lo smartphone, si possono rivelare controproducenti: “La soluzione non può essere chiedere di non usare i social – spiega l’esperta – una generazione che è sempre stata connessa non può all’improvviso ritornare indietro. I genitori possono però spiegare come si usano i social in modo sicuro attraverso l’esempio, inizialmente utilizzandoli insieme e osservandone insieme rischi e potenzialità, concedendo progressivamente maggiore autonomia compatibilmente con l’età dei ragazzi”.
Fondamentali, per la psicologa, sono l’esempio e l’attenzione che diamo loro. “È da qui che bisogna partire: dall’ascolto degli adolescenti. I social non sono di per sé negativi, è l’uso che ne viene fatto che può evidenziare delle criticità, ed è qui che è importante ci sia un adulto in ascolto. Ormai i ragazzi vivono in un mondo in cui l’online si mescola al mondo reale – conclude – mettono in gioco la loro socialità passando fluidamente attraverso i due mondi. Le difficoltà sorgono quando la possibilità di integrare le due esperienze viene meno e l’adolescente si chiude in uno spazio virtuale che sente più tollerabile. Ma a questo punto dovrebbe esserci un adulto in grado di ascoltare e di offrire valide alternative”.