La magistratura ha iniziato a indagare e a introdurre misure cautelative. Ora anche il Governo sembra aver capito che, nel nostro paese, c’è un problema legato alla concessione abusiva del credito da parte di alcune banche che avrebbero approfittato del Fondo di Garanzia statale per le Pmi per erogare finanziamenti con più “leggerezza”.
Il Fondo di Garanzia per le Pmi continua a essere uno strumento fondamentale per sostenere il tessuto imprenditoriale italiano, ma le modifiche normative introdotte dagli articoli 73 bis e 73 ter riflettono un cambiamento di paradigma che potrebbe avere implicazioni significative. Tra proroghe, riduzioni di garanzie e penalità per gli istituti di credito, il nuovo assetto richiede un’attenta riflessione sul ruolo delle banche e sull’uso delle risorse pubbliche.
L’articolo 73 bis porta con sé alcune novità che puntano a mantenere attivo e utile il Fondo di Garanzia per le imprese. La cosiddetta “Riforma Bitonci” viene prorogata fino alla fine del 2025, dando stabilità a uno strumento su cui molte aziende contano. Allo stesso tempo la garanzia sui prestiti per la liquidità, cioè i finanziamenti utilizzati per coprire le spese immediate delle imprese come stipendi o fornitori, viene ridotta al 50%. Questo spinge le banche a valutare meglio chi finanziare e le imprese a usare i soldi in modo più responsabile. C’è poi una buona notizia per i Confidi: il limite massimo garantito sale da 80.000 a 100.000 euro, il che rende più semplice per le piccole realtà ottenere il credito di cui hanno bisogno. Infine, con l’adeguamento della definizione di Mid Cap, anche aziende di dimensioni leggermente più grandi potranno accedere al Fondo, allargando così la platea dei beneficiari.
La vera svolta è, però, rappresentata dall’articolo 73 ter, che introduce penalità per le banche che eccedono nell’uso del Fondo. Se una banca supera il 20% dei finanziamenti garantiti, viene applicato un premio dell’1%; oltre il 35% il premio sale all’1,5%, mentre supera il 2% quando l’utilizzo è oltre il 50%. Questa misura, criticata da alcuni come una penalizzazione indiretta per le imprese, punta a ridurre la dipendenza delle banche dal Fondo e a responsabilizzarle nella selezione delle aziende finanziate.
Questo scenario si collega direttamente al problema degli extraprofitti bancari, generati sfruttando il Fondo di Garanzia in modo sistematico. Come sottolineato in precedenti analisi, molte banche, in particolare digitali, hanno erogato prestiti a imprese non meritevoli, coperte fino all’80% da garanzie pubbliche.
Che fine hanno fatto le audit sulla compliance? Qualcosa è arrivato all’orecchio del ministero se, dal 2020 al 2023, l’erogato dal Fondo è crollato da 143 miliardi a 32 miliardi, accompagnato da un aumento del tasso di deterioramento del credito, che potrebbe toccare il 38% nel 2024.
La concessione abusiva del credito, un illecito civilistico, rappresenta una pratica abbastanza diffusa. Molte banche hanno concesso finanziamenti senza adeguate verifiche sulla solvibilità del debitore, approfittando delle garanzie statali. Questo comportamento è stato recentemente oggetto di una storica sentenza del Tribunale di Asti, che ha dichiarato nullo un contratto di mutuo garantito dal Fondo per l’insolvenza nota del cliente.
Le nuove penalità del 73 ter devono essere viste come un tentativo di riequilibrare un sistema che ha spesso favorito gli extraprofitti bancari a discapito delle piccole imprese e delle finanze pubbliche. La narrativa delle “banche magnanime” è stata smascherata: molte hanno semplicemente sfruttato le garanzie statali per incrementare i margini di interesse, scaricando il rischio sulle spalle dello Stato.
L’aumento del rischio di default delle imprese italiane e il rischio di un nuovo credit crunch evidenziano l’urgenza di un sistema più responsabile e sostenibile. L’introduzione di penalità può rappresentare uno stimolo per le banche a migliorare le proprie pratiche di concessione del credito, abbandonando condotte negligenti o opportunistiche.
Il Fondo di Garanzia Pmi resta uno strumento essenziale per il supporto alle imprese, ma il suo utilizzo deve essere accompagnato da una maggiore responsabilità degli attori coinvolti. Le penalità introdotte dal 73 ter, lungi dall’essere una penalizzazione per le imprese, sono una necessaria correzione di rotta per garantire un sistema più equo e sostenibile. Solo un utilizzo più rigoroso e trasparente delle risorse pubbliche potrà garantire la sopravvivenza e l’efficacia del Fondo, evitando che venga sfruttato come leva per extraprofitti ingiustificati.
Buon Natale a tutti!