Il pontefice accusa le autorità israeliane che non hanno fatto entrare il cardinale Pizzaballa nella Striscia "come gli avevano promesso". E a una tv argentina sulla guerra in Ucraina dice: "Quando si parla di tregua cominciano a ballare il minuetto con cose secondarie"
“Ieri il Patriarca non lo hanno lasciato entrare a Gaza e ieri sono stati bombardati bambini: questa è crudeltà, questa non è guerra, voglio dirlo perché tocca il cuore”. A scandire queste parole, soppesandole, è Papa Francesco che è tornato sulla guerra in Medio Oriente e informato i cardinali della situazione in Terra Santa in […]
“Ieri il Patriarca non lo hanno lasciato entrare a Gaza e ieri sono stati bombardati bambini: questa è crudeltà, questa non è guerra, voglio dirlo perché tocca il cuore”. A scandire queste parole, soppesandole, è Papa Francesco che è tornato sulla guerra in Medio Oriente e informato i cardinali della situazione in Terra Santa in occasione degli auguri alla Curia. Il riferimento al “patriarca” riguarda il cardinale Pierbattista Pizzaballa, che è patriarca di Gerusalemme dei Latini il quale estende la sua “giurisdizione” sui fedeli cattolici di rito latino residenti in Israele, Palestina, Giordania e Cipro. Il Papa accusa le autorità israeliane di non avere fatto entrare il Patriarca a Gaza “come gli avevano promesso“. Francesco è informato costantemente sulla situazione a Gaza anche attraverso la telefonata che tutti i pomeriggi fa alla parrocchia della Sacra Famiglia.
L’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede ha subito replicato senza però citare direttamente il Papa: “Contrariamente alle false accuse pubblicate oggi sui media, la richiesta del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, di entrare a Gaza è stata accolta, come già avvenuto in passato e secondo le sue preferenze”, ha scritto su X la sede diplomatica.
Più in generale il pontefice è tornato a parlare di guerra e pace, ieri, in un’intervista a Canal Orbe 21, tv cattolica argentina, rilanciata da Vatican News. “Mi preoccupa che i numerosi appelli alla pace delle organizzazioni internazionali entrino da un orecchio e escano dall’altro. C’è anche una ipocrisia di fondo: parliamo di pace, ma armiamo la guerra” dice Jorge Mario Bergoglio. “Uno dei maggiori ritorni degli investimenti in Europa sono le fabbriche di armi – denuncia il Papa -. Così, organizziamo conferenze e incontri di pace, ma continuiamo a produrre armi per uccidere”.
Francesco parla delle guerre in Ucraina e Terra Santa e afferma che ci sono azioni “criminali” che sono “più da guerriglia che da guerra”. Con riferimento a Gaza aggiunge: “Quando ti trovi di fronte a una mamma con i suoi due bambini che passa per la strada perché è andata a prendere qualcosa a casa e torna alla parrocchia dove sta vivendo e la mitragliano senza motivo, quella non è una guerra, con le regole normali di una guerra. È tremendo”. Parlando della guerra in Ucraina, il Papa sottolinea che c’è “una grande ipocrisia“. “Urge un trattato di pace – dice – ma quando si parla di pace cominciano a ballare il minuetto con cose secondarie“.